Tommy Massara – I 10 dischi che mi hanno cambiato la vita

Il 21/12/2020, di .

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Tommy Massara – I 10 dischi che mi hanno cambiato la vita

Compie oggi 53 anni Tommy Massara, leader indiscusso degli Extrema e tra le figure di spicco nel panorama metal tricolore. Per augurargli “buon compleanno” Metal Hammer è andato a indagare su quelli che sono stati i dieci dischi che maggiormente hanno contribuito alla formazione artistica del chitarrista milanese, e le sorprese non sono di certo mancate…

Beatles – ‘Yellow Submarine’ (1969)

Si parte con il botto, andando a scomodare i baronetti Beatles e la loro decima fatica discografica. Il disco esce il 17 gennaio 1969 come colonna sonora dell’omonimo film. Nonostante in copertina l’album sia accreditato solo ai Beatles, il lato B, intitolato Original Film Score è opera interamente di George Martin e ogni traccia è eseguita dalla George Martin Orchestra. Il disco ebbe un successo relativamente scarso: stette undici settimane in classifica, e la sua posizione più alta fu la terza.

Kiss – ‘Dinasty’ (1979)

Pubblicato il 23 maggio 1979 su Casablanca Records con lo scopo di rimediare al parziale insuccesso degli album solisti dei quattro Kiss, ‘Dinasty’ vede una presenza maggiore di Ace Frehley come voce solista e presenta delle sonorità molto vicine a quelle della musica disco, come dimostra il tormentone’ I Was Made for Lovin’ You’. Una scelta azzardata che portò però un successo di vendite che andò ben oltre le aspettative (negli Stati Uniti arrivò sino al nono posto della Billboard 200 e fu certificato con il disco d’oro a neanche due settimane dal lancio ottenendo quello di platino dopo tre mesi e la vetta delle classifiche in diversi Paesi europei e in Oceania.

Iron Maiden – ‘Killers’ (1981)

‘Killers’ è il secondo album in studio degli Iron Maiden, l’ultimo con Paul Di Anno alla voce, il primo con Adrian Smith alla chitarra. Pubblicato il 2 febbraio 1981 dalla EMI il disco non ebbe subito lo stesso trattamento dell’album precedente ma in seguito venne rivalutato come un altro disco a sua volta fondamentale nella carriera del gruppo. L’album negli anni ha conquistato il disco di platino in Canada e d’oro in Francia, UK, Germania, Stati Uniti e Svezia.

Motörhead – ‘No Sleep ‘Till Hammersmith’ (1981)

‘No Sleep ‘til Hammersmith’ è il primo album live dei Motörhead. Le registrazioni sono prese da tre show (Leeds, 28 marzo 1981 e Newcastle, 29 e 30 marzo 1981, con l’eccezione del medley Iron Horse/Born to Lose, registrato durante un concerto del 1980). L’album, ritenuto da parte della critica e dei fan un capolavoro di esplosività che dimostra la vera potenza dei Motörhead dal vivo, è stato pubblicato nel periodo d’oro e più fortunato della band raggiungendo anche la posizione numero 1 nelle classifiche britanniche, risultando l’album di maggior successo dei Motörhead in termini di classifica.

Ozzy Osbourne – ‘Blizzard Of Ozz’ (1980)

Esce il 20 settembre 1980 il primo album in studio di Ozzy dopo il suo licenziamento dai Black Sabbath. Il Madman si circonda per l’occasione di musicisti di grande talento, come il giovane chitarrista Randy Rhoads, il tastierista Don Airey, il batterista Lee Kerslake e il bassista Bob Daisley. Questo album contiene molti classici di Ozzy, come ‘I Don’t Know’, ‘Crazy Train’, ‘Goodbye to Romance’, ‘Mr. Crowley’, ‘Relevation (Mother Earth)’, brani che lo rendono uno dei suoi lavori più riusciti, un lavoro storico per l’hard rock e l’Heavy Metal anni Ottanta. Ad oggi il disco ha venduto oltre 10 milioni di copie in tutto il mondo.

Venom – ‘Welcome To Hell’ (1981)

Ancora un grande disco pescato dal monumentale 1981. Si tratta dell’album di debutto dei Venom, uscito nel mese di dicembre su Neat Records. Ancora oggi il capolavoro di Cronos &Co. è considerato uno dei dischi più importanti per la nascita del black metal, nonchè fonte di ispirazione per molte band, da cui sarebbero poi nati nuovi stili di heavy metal, in particolare metal estremo: thrash metal, death e il già citato black metal.

Exciter – ‘Heavy Metal Maniac’ (1983)

Ancora un debutto con i fiocchi nella personale classifica dell’ascia degli Extrema. Qui si va al 1983 con l’esordio dei canadesi Exciter che prima escono con un demo dal titolo ‘WWIII Heroes’, quindi lo ripubblicano con il titolo che tutti conosciamo sottoforma di album per la ‘Shrapnerl Records. In Europa esce solo nel 1986 su Roadrunner. Il disco all’epoca rappresentò una autentica novità nel panorama metal, un po’ per la proposta sonora del gruppo, tra i primi a proporre quello che diventerà speed metal, un po’ per l’originalità della formazione, con Dan Beehler a ricoprire il ruolo di cantante/batterista.

Raven – ‘Wiped Out’ (1982)

Uscito su Neat Record nel 1982. ‘Wiped Out’ è il secondo disco dei britannici Raven ed è considerato uno dei capolavori di questi alfieri della NWOBHM. Nel lavoro dei fratelli Gallagher si sposano alla perfezione echi punk e rimandi a grandi band della scena dell’epoca come Judas Priest e Motorhead con il risultato di un sound granitico e perfettamente valorizzato dalla produzione di Keith Nichol. ‘Faster Than The Speed Of Light’, ‘Fire Power’, ‘To The Limit/To The Top’, ‘Chainsaw’ sono solo alcuni dei proiettili sparati dai Raven con questo lavoro, un disco impedibile per tutti i fan della NWOBHM.

Metallica – ‘Kill ‘Em All’ (1983)

Ancora un debutto, e che debutto! Con il disco d’esordio dei Metallica, che irrompono sulle scene  il 25 luglio 1983 grazie alla Megaforce Records. L’album, prodotto da Paul Curcio deve il suo titolo ad un’intuizione del compianto Cliff Burton, e presenta brani come ‘The Four Horsemen’, ‘Jump In The Fire’, ‘Phantom Lord’ e ‘Metal Militia’ composti da Dave Mustaine, James Hetfield e Lars Ulrich nel periodo in cui la formazione comprendeva ancora il futuro leader dei Megadeth. Considerato uno dei dischi più importanti e influenti del metal, è arrivato oggi a conquistare dischi di platino negli Stati Uniti, Canada, Australia e Argentina, e d’oro in Germania e Regno Unito.

Anvil – ‘Metal On Metal’ (1982)

La top ten del leader degli Extrema si conclude con un’altra pietra miliare dell’hard & heavy. Un disco che, all’epoca, fece prospettare per la band canadese un futuro roseo da stella di assoluta grandezza nel panorama metal mondiale (ma il documentario ‘The Story Of Anvil’ ci disse che le cose non andarono poi come ipotizzato…). Entusiasmi non figli del caso ma scaturiti sull’onda di un disco robusto, che ha nella title-track un piccolo capolavoro, ancora oggi inno live di Lips e soci.

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