Tomb Of The Mutilated – quando il cinema scoprì l’esistenza dei Cannibal Corpse

Il 22/09/2022, di .

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Tomb Of The Mutilated – quando il cinema scoprì l’esistenza dei Cannibal Corpse

Si fa fatica ad associare un disco di metal estremo – intendo, così estremo – al concetto di popular culture così diffuso nei paesi anglosassoni. Eppure, se dobbiamo pensare a un album che più di tanti altri si sia avvicinato a qualcosa di simile alla succitata culture, l’esempio calzante è proprio ‘Tomb of the Mutilated’ dei Cannibal Corpse. Il motivo? Apparentemente nessuno, a parte la dea bendata che baciò il quintetto in sede di realizzazione del primo dei due Ace Ventura, e su cui accenneremo qualcosa in sede di Hammer Facts. Eppure, se confrontato anche con esempi più blasonati tratti dal medesimo vivaio, dischi del calibro di ‘Left Hand Path’, ‘Altars of Madness’ e magari ‘Necroticism – Descanting the Insalubrious’, il terzo album dei newyorkesi trapiantati in Florida continua ad avere una sua iconicità che travalica le semplici classifiche di genere per assurgere a una categoria a parte, quella delle polsiere dei Metallica, delle T-shirt degli Iron Maiden o magari del face painting tipico della scuola norvegese. Qualcosa di simile all’importanza di ‘Scum’ dei Napalm Death, senza la pretesa di emularne il ruolo pioneristico: quello vantava una schiera di schegge dalla durata degna del Guinness dei Primati (questo sì che verrà poi emulato dai Brutal Truth!), questo ha una carica estrema e “cavernicola” che non si è scalfita per niente a trent’anni di distanza e dopo che il pig squeal ha infestato i vari orizzonti del brutal. Certo, definire questo o il successivo ‘The Bleeding’ come i dischi “commerciali” dei Cannibal Corpse farebbe sorridere anche il blackster più incallito, seppure non va dimenticato che proprio quest’album schiera in apertura quello che è il pezzo simbolo della band, quella ‘Hammer Smashed Face’ il cui riff ha echeggiato nelle case del mondo occidentale come e più di quello di ‘Near Dark’ degli Holy Moses in ‘Un caso per due’ – dai, abbiamo avuto tutti uno o più parenti perennemente sintonizzati su Rai 2 di pomeriggio!
Per capire l’impatto di ‘Tomb of the Mutilated’ sullo scenario death metal sarà utile condividere la mia primissima esperienza di ascolto. L’incriminato è il solito Planet Rock su StereoRai, una delle tante puntate del lunedì a conduzione Mixo: dopo una carrellata di dischi appena usciti del calibro dei debut di Brutal Truth e Fear Factory, l’estroso conduttore introdusse Barnes e soci, mettendo su ‘Hammer Smashed Face’ e ‘Beyond the Cemetery’. Non che i pezzi sentiti prima fossero roba per educande, intendiamoci: Kevin Sharp e Burton C. Bell restano urlatori di tutto rispetto, ma fu di sicuro l’impatto con la timbrica gutturale di Chris Barnes a lasciare di stucco più di un ascoltatore, dinanzi a un genere che stava alzando la posta in gioco proprio in quegli anni. E poi, l’artwork descritto dal conduttore (e che in quel momento si poteva solo immaginare) doveva essere qualcosa di pazzesco, perfettamente in linea con l’immaginario della band, fatto di necrofilia, sadismo e una passione per il mondo dei serial killer mutuato direttamente dai maestri Slayer.
Al di là dei pezzi già citati, gli ascoltatori più scettici potranno beneficiare dell’articolata ‘Addicted to Vaginal Skin’, della slayeriana ‘The Cryptic Stench’ (su ‘Divine Intervention’ saranno poi i quattro di Huntington Park a indulgere su determinati passaggi, vedi ‘Fictional Reality’), della devastante ‘Entrails Ripped from a Virgin’s Cunt’ e del rifferama insolitamente melodico (?!) che introduce ‘Post Mortal Ejaculation’ e che se non altro ha il merito di consegnarci ancora una volta il quadro di una band che sa il fatto suo, nonostante la formula possa apparire caotica all’ascoltatore distratto. Tutt’altro: la sezione ritmica Webster / Mazurkiewicz non lascia prigionieri, oggi come allora, e il suono di basso resta uno dei tratti distintivi della band. Il rallentamento in coda fa poi di questo uno degli episodi più in vista di una tracklist di per sé ottima, anticipando quelle sonorità che saranno parte di una fase più “matura” nell’evoluzione dei Cannibal Corpse, ben visibile sin dal disco successivo, pur senza esaurire di un grammo la carica estrema a loro connaturata.

Hammer Fact:
– “We were just kids from Buffalo, so it was very exciting for us to be wanted in that way”, queste le parole di Paul Mazurkiewicz nel ricordare il celebre cameo della band su ‘Ace Ventura – L’acchiappanimali’, uno dei film più celebri di Jim Carrey, uscito nel 1994. Sulla partecipazione della band si è detto tutto e il contrario di tutto: che Carrey in realtà non sapesse nulla di loro e del death metal in generale, o al contrario che fosse un fan sfegatato della band. Questa sembra l’ipotesi più accreditata dopo vario dibattere, e in una recente intervista lo stesso Mazurkiewicz ha raccontato che la produzione voleva fortemente i cinque nella pellicola, tanto da chiedere espressamente loro di rischedulare un tour europeo a pochissimo dalla partenza. Quel che è certo è che esistono due versioni delle riprese: una in cui Carrey entra nel locale, appare un po’ spaesato e continua a chiedere “c’è Jack?” a un headbanger che non lo calcola neanche per idea, l’altra in cui l’attore si ritrova sul palco, partecipa attivamente alla scena e si lancia in una performance da manuale. Sulla scelta di editing non è escluso che abbia pesato il fatto che i primi dischi dei Cannibal Corpse fossero stati banditi dal mercato tedesco per via dei tipici artwork scioccanti, e che quindi alla band fosse stata vietata l’esecuzione di quei pezzi durante i tour nelle lande teutoniche. Un bando fortunatamente eliminato definitivamente nel 2006…
– Una versione leggermente editata di ‘Hammer Smashed Face’ può essere ascoltata nell’EP omonimo uscito l’anno dopo. Curiosamente, nella versione estesa erano state aggiunte entrambe le opener dei due full length precedenti (‘Meat Hook Sodomy’ e ‘Shredded Humans’) più due cover a loro modo epocali, ‘The Exorcist’ dei Possessed e ‘Zero The Hero’ dei Black Sabbath. A parte il fatto che sul pezzo dei Possessed emerge tutto l’abisso esistente tra l’immenso Paul Mazurkiewicz e il buon Mike Sus, il pezzo dei Black Sabbath rappresenta a suo modo un unicum, perché resta l’unico estratto della produzione non cantata da Ozzy eseguita da un gruppo estremo (e non) in quegli anni: infatti, sia ‘Masters Of Misery’ e i due ‘Nativity in Black’ pescano a piene mani dalla produzione anni ’70. Il risultato? Mitico e imperdibile, in pieno stile Cannibal Corpse; lo stesso Chris Barnes non riuscirà più a ripetersi a questi livelli negli anni a venire, nonostante i “suoi” Six Feet Under abbiano (anche troppo) spesso coverizzato altri artisti head’n’heavy…

Line-Up:
Chris Barnes: vocals
Bob Rusay: lead guitar
Jack Owen: rhythm guitar
Alex Webster: bass
Paul Mazurkiewicz: drums

Tracklist:
01. Hammer Smashed Face
02. I Cum Blood
03. Addicted to Vaginal Skin
04. Split Wide Open
05. Necropedophile
06. The Cryptic Stench
07. Entrails Ripped from a Virgin’s Cunt
08. Post Mortal Ejaculation
09. Beyond the Cemetery

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