È un fottuto massacro collettivo! – La storia degli Extrema

Il 20/11/2023, di .

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È un fottuto massacro collettivo! – La storia degli Extrema

Mi capita sempre più spesso di leggere testi monografici sul metal. Qualche biografia, se si tratta di leader indiscussi, o magari vere e proprie monografie che trattano la storia di una band andando oltre le molteplici informazioni reperibili da chiunque su Internet, procedendo piuttosto a fondo su due direttrici vincenti: la raccolta di articoli dell’epoca e le dichiarazioni dei diretti interessati.
Ecco, salvo poche ma importanti eccezioni i difetti ravvisabili in simili pubblicazioni sono sostanzialmente due: la prima è la poca fludità della scrittura, dovuta magari a uno stile spigoloso e alla fretta di ammassare informazioni a beneficio però di un pubblico non sempre competentissimo in materia; la seconda è il rischio di sconfinare nell’agiografia, nella celebrazione in stile Impero Macedone o Romano di questo o quell’altro artista, un aspetto probabilmente inevitabile ma arginabile e soprattutto “governabile” da una penna scafata che sa distinguere il compito dell’autore da quello dell’addetto stampa. Anche perché, di Aristotele e Virgilio ce ne sono stati solo due, e qui mi fermo.
Diversamente da quanto temevo, il bello di questo lavoro sugli Extrema intitolato inevitabilmente ‘È un fottuto massacro collettivo!’ sta proprio nella qualità di scrittura di Massimo Villa, l’autore che ha assunto il non facile compito di delineare la storia di uno dei gruppi più importanti della storia del metal italiano. Certo, a favore dello scrittore genovese gioca un carnet che comprende lavori coevi sui conterranei Necrodeath e Sadist, ma ogni volta è un po’ come la prima, come ci insegna di volta in volta Martin Popoff, uno di quelli che in materia non hanno certo bisogno di presentazioni…
Ecco dunque che il libro risulta decisamente scorrevole per via di uno stile agile e in grado di soppesare in maniera equilibrata le componenti essenziali di cui sopra: le testimonianze, i fatti ma soprattutto l’analisi a posteriori, quella che ci dà il vantaggio di poter discutere di capisaldi della musica da tempo sedimentati nell’immaginario collettivo (appunto). Nonché di apprezzare quelle digressioni dell’autore che rendono personalissima questa pubblicazione, a partire da quando cita ‘Il monaco di Monza’ di Totò in occasione della sua prima visita nell’omonima cittadina lombarda, per finire con la tiratina di orecchie ai tanti giganti dell’Olimpo hard’n’heavy che “truccano” le registrazioni dal vivo, cosa che difficilmente vedremo fare in casa Extrema.
Così, tra i ricordi di Andrea Boria e le tante dichiarazioni di GL, ma soprattutto attraverso le parole di chi tiene ancora bel saldo il timone della corazzata meneghina, Tommy Massara, veniamo calati di volta in volta in una storia che parte dal Transex e dalle storiche adunate dei metallari nella capitale morale per giungere, attraverso estenuanti sessioni di prove nell’hinterland milanese, alla storica apertura degli Extrema per gli Slayer nel 1987 al Palatrussardi che costituì il suggello di mesi di dura preparazione che vengono presentati al lettore come fulgido esempio di quell’etica del lavoro che non abbandonerà mai Massara e soci, pur nelle varie incarnazioni che li vedranno protagonisti nel corso del tempo.

È innegabile come gli esordi di una band costituiscano la parte più interessante per i lettori di pubblicazioni simili, e il testo di Massimo Villa non fa certo eccezione, da questo punto di vista: dagli esordi al legame a doppia mandata con la scena HC italiana, al viscerale rapporto con la galassia dei centri sociali che sarà la base per un’attività live senza eguali per la sua intensità nella scena metal italiana. Emergono le prime diffidenze da parte delle varie “scene” e potremmo discutere all’infinito dell’appartenenza più o meno legittima degli Extrema allo spirito dell’hardcore/punk, o di quanto abbiano attinto da quel mondo per costruire un proprio sound o una propria attitudine personale, ma va detto che ancor più della storica data con D.R.I. e C.O.C. parlano i solchi di un disco che personalmente considero una delle cose migliori in cui appaia la chitarra di Tommy Massara, ‘Finale’ dei Crash Box. Una cosa è certa: è il disco più bello della storica band HC milanese e vale la pena di ascoltarlo, se non lo avete mai fatto:

Si diceva dell’interesse dei lettori per uno specifico periodo, e anagraficamente non posso fare eccezione: solo che, invece dell’epoca di ‘We Fuckin’ Care’, quella che rappresenta un marchio indelebile nella mia fruizione della band è quella dei primi due full length, ‘Tension at the Seams’ e ‘The Positive Pressure (of Injustice)’, che poi sono sostanzialmente quelli che hanno lasciato una traccia indelebile nella storia della band e nell’evoluzione stessa del metal italiano. Dopo Death SS, Vanadium, Necrodeath e Strana Officina, prima dell’esplosione dei Rhapsody prima e dei Lacuna Coil poi, c’era questo combo eccezionale che lanciava una seria ipoteca sulla scena mondiale. È esattamente di questo che ci parla Villa, in un capitolo denso di aspettative, promesse e del classico interrogativo “what if?” relativo alla sortita americana di Massara, Perotti, Bigi e Dalla Pellegrina, a ciò che avrebbe potuto essere e non fu, a quel mancato sfondamento Oltreoceano a cui corrispose comunque tanta fortuna in Patria, in base a un’alchimia tra i componenti che si rivelerà instabile ma che produrrà pezzi che fanno parte di una Storia condivisa. Magari poco conosciuta all’estero, ma di diritto tra le colonne sonore di quegli anni nelle camerette degli headbangers di casa nostra, negli sparuti rock club e soprattutto sotto i tanti palchi calcati dagli Extrema, città dopo città. Un ennesimo parallelo con una realtà che aveva ugualmente tentato la carta americana, i Raw Power. Le motivazioni per lo svolgersi degli eventi sono tante e spiegate approfonditamente in questa sede, e tuttavia riascoltando quei dischi non possiamo non chiederci come mai i Nostri non siano riusciti a sfondare…

‘È un fottuto massacro collettivo!’ ci accompagna attraverso luci e ombre, gioie e dolori di un gruppo che più on the road non si può, delineando in maniera vivida l’ascesa, le cadute, i momenti di stanca in cui gettare la spugna appare un’opzione per più di qualcuno ma non per chi ha creduto fin dall’inizio nella sua creatura. Come ci si chiede spesso in questi casi, gli Extrema sono l’espressione del proverbiale uomo solo al comando o quella di un collettivo che costituisce una macchina ben oliata? La verità sta nel mezzo, poiché se è vero che la coppia compositiva Massara/Perotti abbia rappresentato l’ossatura stessa della formula degli Extrema, se è vero che si è passati dall’ecletticità della sezione ritmica storica degli anni ’90 (senza dimenticare l’apporto primigeno di Bullegas!) alla compattezza dell’attuale duo Giovanna/La Rosa, la costante resta sempre la sei corde di Tommy “Disumano” Massara (come veniva definito ai tempi dei Crash Box!), mente pensante del progetto ma anche e soprattutto chitarrista in continua evoluzione: dal crossover thrash degli esordi, passando dalle suggestioni moderniste degli anni Novanta (il cui connubio con gli Articolo 31 li porterà più volte sul piccolo schermo) fino al consolidamento di uno stile versatile e poliedrico.

Ecco, un altro pregio del libro di Villa è proprio quello di spingere il lettore ad approfondire l’ultimo ventennio della storia degli Extrema; tra scelte di management non sempre vincenti, tour all’estero non sempre riuscitissimi e una fase di fisiologico disinteresse da parte del pubblico quel che resta è sempre la pregevole fattura dei dischi in studio, al di là dei gusti personali. E a quanto pare il nuovo innesto di Tiziano “Titan” Spigno alla voce rappresenta quel raggiungimento di stabilità e quella ventata di freschezza tanto agognata dai thrashers di casa nostra. Senza che né lui, né l’autore, né gli altri protagonisti di questa vicenda neghino l’importanza e il marchio indelebile costituito da quel grido di battaglia che riecheggiava sin dagli slot di apertura ai Metallica e a Vasco Rossi: “e ora, fieri e potenti, producete un massacro collettivo!”…

DESCRIZIONE DEL LIBRO
Gli Extrema sono da sempre una punta di diamante del thrash metal italiano: in questo volume, Massimo Villa delinea la loro storia, un percorso quarantennale che racconta la missione di Tommy Massara e dei tanti interpreti che ne hanno portato avanti gli obiettivi nel corso del tempo.

DETTAGLI DEL VOLUME:
Titolo: È un fottuto massacro collettivo! La storia degli Extrema
Autore: Massimo Villa
Anno: 2023
Editore: Tsunami Edizioni
Pagine: 336
ISBN: 978-88-94859-77-5
Prezzo: Euro 22,80
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