Entombed – Recovering The Wasted Years

Il 16/09/2002, di .

Entombed – Recovering The Wasted Years

Un doppio album di cover, una serie di concerti a teatro in compagnia dello Swedish Royal Ballet Ensemble ed un nuovissimo studio album in dirittura d’arrivo… gli elementi per festeggiare alla grande i quindici anni di carriera degli Entombed non mancano proprio, come non manca la voglia della band svedese di continuare a far male con il suo indemoniato death’n’roll. Parola di Jorgen Sandstrom.

Era il 1988 quando, grazie ad una serie di demo, il nome degli Entombed (anzi, volendo andare a cogliere i primi vagiti della band, Nihilist) inizia a circolare con insistenza nel florido panorama death scandinavo, proponendosi come una delle band più interessanti e, per alcuni versi, innovative in un genere che, di lì a poco, avrebbe visto la sua esplosione. Una band tanto interessante da attirare l’attenzione della Earache che, sull’onda dell’ottimo demo ‘But Life Goes On’, mette sotto contratto il gruppo di Nicke Andersson (poi con gli Hellacopter) e gli permette di realizzare quella che ancora oggi è considerata una pietra miliare del death metal, il nichilista ‘Left Hand Path’. Da quel giorno quindici anni sono passati, la band svedese ha mutato pelle più volte, sia da un punto di vista di line-up che dal lato puramente stilistico, passando dai suoni devastanti degli esordi ad un death’n’roll di grande impatto, forse poco digerito dai puristi del genere ma visceralmente amato dai sempre più numerosi fans del gruppo. Quindici anni, si diceva, un traguardo importante, da celebrare al meglio e, per gli Entombed, il meglio è ‘Sons Of Satan Praise The Lord’, un doppio album di cover nel quale sono stati rinchiusi tutti quei successi degli artisti più vari (si passa da Bob Dylan ai Motorhead, dai Black Sabbath ai MC5, da Alice Cooper agli Husker Du) incisi negli anni passati in EP, singoli e colonne sonore e merce rara per gli afecionados. Ma il meglio è anche una serie di concerti tenuti alla Royal Opera House di Stoccolma in compagnia dello Swedish Royal Ballet Ensemble, una soluzione che potrebbe stonare se accomunata ad una band estrema come gli Entombed ma dai risultati tanto positivi da portare ad un ripetuto bis di questi show ed a una futura uscita di un succulento DVD. Il tutto, ovviamente, in attesa di uno studio album, l’ ottavo in quindici anni di carriera, che dovrebbe vedere la luce nel tardo 2003. Almeno questo è quanto affermato da Jorgen Sandstrom, dal 1995 bassista del combo scandinavo.
“C’è una storia abbastanza semplice, sicuramente divertente alla base di ‘Sons Of Satan Praise The Lord – inizia a raccontare Jorgen denotando subito una spiccata disponibilità – Una sera, dopo un concerto, ci siamo ritrovati a bere birra in un pub e, tra una cazzata e l’altra, abbiamo iniziato a pensare a tutte le cover che avevamo realizzato nella nostra carriera, qualcuna finita su qualche EP, qualcuna su qualche bonus track, qualcuna anche rimasta inedita e un nostro amico ci ha fatto notare che avremmo potuto tirare fuori un disco con tutti questi brani! Non ci abbiamo pensato su troppo e qualche giorno dopo eravamo già pronti a realizzare un disco doppio! Da una cosa nata quasi per scherzo è venuto però fuori un disco maledettamente serio ed ora siamo contenti della scelta fatta, perché non solo è stato interessante riunire tutti questi brani in un unico lavoro, ma abbiamo così dato la possibilità a tutti i fans di poter finalmente ascoltare canzoni sino ad oggi inedite o realizzate in due, trecento copie”.
Non pensi che questa operazione possa essere vista come una sorta di tributo “degli Entombed agli Entombed” per i loro quindici anni di carriera?
“No, non è totalmente esatto. Non abbiamo mai pensato a questa cosa e, ad essere sinceri, non abbiamo mai cercato di dare significati profondi ad un disco come questo. E’ vero, siamo in giro da quindici anni, ma non è questo che importa… è molto più bello ed onesto vedere questo lavoro come una sorta di compilation anomala degli Entombed, un nostro ringraziamento a quelle band che, bene o male, ci hanno toccato, influenzato o semplicemente hanno attirato con una canzone la nostra attenzione””
Ora che hai ‘Sons Of Satan Praise The Lord’ tra le mani, come giudichi il risultato finale del lavoro?
“Credo che il risultato finale sia più che soddisfacente e anche sentendo i commenti degli altri ragazzi della band , emerge una certa soddisfazione per quanto ottenuto. Credo che i nostri fan abbiano a disposizione un disco sicuramente valido, che dovrebbe permettere loro di chiudere in qualche modo la loro collezione. Ci siamo concentrati su quelle cover per noi classiche, abbiamo recuperato materiale vecchio lasciando così da parte brani nuovi e brani che non fossero ‘Entombed’ al 100%. L’unica cosa che non ci soddisfa a pieno è il prezzo del disco. Era nostra intenzione far si che venisse venduto al prezzo di un disco singolo, invece per ragioni di costi questo non è possibile e, presumibilmente, risulterà un po’ caro. E questa cosa proprio non ci va giù”.
In questo disco trovano spazio brani di artisti agli antipodi stilistici degli Entombed, mi riferisco a Bob Dylan, Lee Hazelwood o gli stessi Kiss. Cosa avete provato a cimentarvi con brani così distanti dal vostro standard?
“Paradossalmente abbiamo incontrato più difficoltà ad interpretare un brano dei Kiss che, comunque, hanno le radici comuni alle nostre, vale a dire nel rock duro, piuttosto che brani di Bob Dylan o Lee Hazelwood. In questo caso si è trattato di prendere canzoni distanti anni luce dal nostro standard e risuonarle semplicemente alla nostra maniera. Ho trovato molto stimolante rivisitare Dylan in ‘chiave’ Entombed, mentre ‘Some Velvet Morning’ l’ho ascoltata solo l’altro giorno in versione originale dopo ripetuti ascolti nella nostra versione e…wow, non la ricordavo così distorta! L’abbiamo proprio massacrata! Però il bello sta proprio in questo, nel vedere che piega prendono le canzoni di altri dopo essere passate attraverso le nostre mani. In alcuni casi si tratta di vere e proprie sorprese!”.
L’impressione ascoltando la vostra versione di ‘God Of Thunder’ è che abbiate voluto far incontrare per una volta Kiss e Black Sabbath. Questo brano ha assunto tinte veramente cupe dopo la vostra rivisitazione…
“Beh, tieni conto che ‘God Of Thuner’, già di per sé, è una delle canzoni più cupe mai scritte dai Kiss nella loro carriera. A questo abbiamo voluto aggiungerci tinte ancora più inquietanti, paurose a tratti, e il risultato è stato forse incupirla ancora di più. E’ stata una cosa inevitabile, comunque, e sicuramente se avessimo preso una canzone come ‘Duce’, ad esempio, per sua natura estremamente happy, non avremmo ottenuto un medesimo risultato. Molto dipende secondo me da quella che è la natura originaria della canzone”.
C’è una cover contenuta in questo disco, il cui risultato ti soddisfa particolarmente e che avete trovato particolarmente stimolante risuonare a modo vostro?
“Guarda, mi risulta difficile rispondere a questa domanda per molte ragioni. Innanzitutto non ho mai guardato il disco da questo punto di vista, quindi non posso ridurlo ad una singola canzone. Poi alcuni dei brani contenuti in questo disco sono stati registrati prima del mio ingresso nella band, quindi non mi sembra corretto commentare il lavoro svolto da altri prima di me. Posso dirti che ho trovato molto utile inserire nel disco ‘Amazing Grace’, prima d’ora incisa solo per la colonna sonora di ‘Terror Firmer’, uno dei film di punta della Troma”.
Tra le canzoni contenute in questo disco spicca ‘Tear It Loose’ dei Twisted Sister, quindi non posso fare a meno di chiedere il tuo parere sulla loro clamorosa reunion…
“Che dire? Sono un loro grande fan e la cosa non può che farmi piacere! Tra l’altro una delle date che terranno in Europa sarà in Svezia ed io non mancherò di certo. Ad essere sincero non mi aspetto molto dalla loro reunion, forse ho paura che, a farmi troppe illusioni rischio di rimanere deluso, quindi ci vado con i piedi di piombo, però al loro concerto non posso proprio mancare. Dopo tutto si tratta pur sempre di una data storica…”.
Sino ad ora si è parlato molto degli Entombed alle prese con canzoni di altri artisti ma…ti è mai capitato di sentire altri artisti cimentarsi con canzoni degli Entombed e rimanere colpito dal risultato ottenuto?
“Sì, certo, mi è capitato ma non ricordo esattamente le band. Vedi, sul nostro sito c’è una sezione nella quale le band possono registrare le loro cover e metterle on line. C’è un gruppo americano che, mi pare, si chiami Endit, che ha realizzato una grande versione di ‘Out Of Hand’. Mi piace sentire le nostre canzoni suonate da altri gruppi perché, innegabilmente, anche questo è un motivo di orgoglio, è sintomo del fatto che gli Entombed sono stati importanti per questi gruppi e in un modo o nell’altro li hanno influenzati”.
Recentemente avete avuto modo di esibirvi nientemeno che alla Royal Opera House di Stoccolma in compagnia dello Swedish Royal Ballet Ensemble, un accoppiata almeno azzardata se abbinata al nome Entombed. Com’è stata quest’esperienza?
“Strana. La prima cosa che mi viene in mente è l’aggettivo ‘strano’. Quando ci è stata offerta questa opportunità ci siamo guardati in faccia, abbiamo pensato che non c’entravamo nulla con queste cose e abbiamo pensato di declinare l’invito. Poi è stata formulata meglio la cosa: in definitiva si trattava di suonare i nostri pezzi di sempre per quaranta minuti, con alcune ‘intrusione’ per così dire ‘anomala’. Alla fine abbiamo accettato ed è stato bizzarro vedere la reazione del pubblico. Ogni sera venivano a vederci tantissimi spettatori ed era bello vedere la varietà di gente presente: si passava dalla signora ottantenne ingioiellata e avvolta nella sua pelliccia al punk con piercing ovunque e i capelli ritti in testa!”.
E come ha reagito tutta questa gente a cinque metallari cupi ed incazzati strappati per una sera dal loro habitat e sparati sul palco di un grande teatro?
“Le reazioni sono state varie, come chi veniva a vederci… ogni sera c’è stato qualcuno che ha lasciato il teatro durante la nostra esibizione con la faccia di chi stava assistendo ad un atroce ‘delitto’, ma molti altri si sono fermati e si sono divertiti. E la cosa che più mi ha fatto piacere è stato non solo vedere che i fans più puristi non hanno preso il tutto come un grande affronto, ma tra le persone che si sono divertite vi era anche gente non propriamente avvezza alla nostra musica”.
A voi abituati a grandi club e palchi di prestigiosi festival, che effetto ha fatto per una volta calcare il palco di un teatro?
“E’ stato interessante, ma soprattutto per il ‘contorno’. Vedi, in teatro c’è un’acustica incredibile, mai riscontrata nemmeno nella migliore sala di incisione. La batteria non ha mai avuto suoni così e l’impatto sonoro è stato strabiliante. Non ti nascondo che abbiamo anche pensato di registrare un disco in teatro, tanto è buona la resa sonora”.
Pensi sarà possibile vedere un giorno anche noi questi insoliti spettacoli?
“Sì, sicuramente. Abbiamo registrato sia in formato audio che video queste serate. Ora ci concentriamo sul nuovo disco, dopodiché non è da escludere che si riprenda tutto in considerazione, si esamini il materiale a nostra disposizione e si faccia uscire un DVD a testimonianza dell’evento”.
Detto questo non posso non chiederti notizie sul vostro nuovo studio album. A che punto siete con la sua realizzazione?
“Siamo ora in studio a Stoccolma e ci stiamo lavorando su. Non sono ancora in grado di dirti il titolo del disco, però posso dirti che abbiamo già sedici canzoni pronte, abbiamo registrato in otto giorni tutta la parte strumentale ed ora stiamo partendo con le voci. E’ troppo presto per esprimere un giudizio sulla piega che sta prendendo il lavoro perché c’è ancora tanto da fare, sicuramente i brani stanno uscendo estremamente grezzi e violenti. Rispetto a ‘Morning Star’ posso dirti che ci saranno alcune canzoni veramente molto heavy e brutal, sicuramente sarà un disco degli Entombed e chi si aspetta rivoluzioni o svolte drastiche rimarrà deluso!”.

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