Glenn Hughes – A Right To Live

Il 11/06/2004, di .

Glenn Hughes – A Right To Live

Faccia a faccia con il mitico cantante/chitarrista, fresco autore di un entusiasmante “duetto” con Tony Iommi e di un singolare live album contenente trent’anni di glorioso rock. Dai Trapeze ai Deep Purple, una carriera dalla disarmante intensità come testimonia ‘Soulfully Live In The City Of Angels’

In attesa del nuovo studio album in arrivo a gennaio, Glenn Hughes saluta nel migliore dei modi un 2004 per lui estremamente intenso, e non solo dal punto di vista concertistico. Nelle ultime settimane due sono infatti i lavori pubblicati a firma del mitico cantante/bassista, il primo, ‘The 1996 Dep Sessions’ realizzato in compagnia di un altro mostro sacro del metal come Tony Iommi, il secondo a sua esclusiva paternità, dal titolo ‘Soulfully Live In The City Of Angels’. Un live album anomalo, registrato in studio per pochi intimi nel gennaio 2004 e contenente un importante spaccato della vita artistica di Glenn Hughes, oltre trent’anni di musica che, partendo dai Trapeze, arrivano ai giorni nostri facendo inevitabilmente tappa nei gloriosi anni targati Deep Purple. Un viaggio intenso ed emozionante attraverso la carriera di uno dei più prolifici e talentuosi musicisti attualmente in circolazione, celebrato come ormai consuetudine anche attraverso un esauriente DVD.
Il tuo doppio album dal vivo ‘Soulfully Live In The City Of Angels’ ha appena visto la luce. L’impressione è che, per sua stessa natura, questo disco si presti a diverse interpretazioni differenti. Quale pensi sia la giusta chiave di lettura per comprenderlo?
“(Glenn Hughes) ’Soulfully Live In The City Of Angels’ va visto come una collezione delle mie canzoni preferite e di quei brani che meglio possono rappresentare la mia carriera. Ho pensato potesse essere interessante riproporle in una situazione insolita come questo live ristretto a pochi fortunati amici e, vista la felice riuscita dell’esperimento, mi è sembrato giusto condividere questo momento così importante per me anche con tutti i miei fans. Da qui la decisione di trasformarlo in un album ed in un DVD”.
Come hai sottolineato, questo disco contiene un sunto della tua arte, nonché diversi passaggi della tua lunga carriera. Che effetto ti ha fatto ripercorrerla per intero in un’occasione così particolare?
“Ho provato emozioni forti, intense. Risuonando canzoni anche molto vecchie ho avuto modo di constatare quanto sia cresciuto negli anni, quanto la mia musica sia migliorata e quanto si sia evoluta… e questo mi ha fatto tirare un gran sospiro di sollievo. Già, perché se dopo trent’anni di carriera ti guardi indietro e scopri di essere rimasto al palo, è come se non avessi vissuto la vita al massimo delle tue potenzialità”.
Che cosa ti passava per la mente mentre “risuonavi una carriera intera”?
“Nulla, come sempre quando suono dal vivo. In quel momento sono parte integrante della canzone, la vivo, la esploro, la respiro… sono quello che sto cantando, tutto il resto non ha importanza”
In tutti questi anni hai avuto modo di vedere cambiare la scena rock attorno a te. Qual è stata la mutazione più importante che hai rilevato?
“Well, la scena è cambiata moltissimo, sotto molti punti di vista. Oggi guarda sempre meno al talento dei musicisti ed infinitamente di più ai soldi. Certo, artisti dotati ce ne sono parecchi in giro, peccato che alle grandi etichette discografiche la cosa interessi relativamente: se non fai loro guadagnare determinate cifre, non c’è talento che tenga e vieni scaricato senza troppi problemi”.
Quello da cui è stato tratto ‘Soulfully…’ è solo l’apice di una serie di concerti che ti ha visto protagonista nel 2004. Ce n’è uno che ti è rimasto particolarmente impresso?
“Ho fatto talmente tanti concerti quest’anno che faccio fatica persino a pensarci. Credo di aver tenuto più concerti nel 2004 di quanti ne abbia mai fatti con i Deep Purple! Comunque non posso dirti uno show in particolare, perché penso che ognuno di essi mi abbia alla fine lasciato qualcosa. Mi piace esibirmi davanti ai fans inglesi, amo la Bulgaria e la Russia, e adoro il calore dei pubblico italiano e spagnolo…e ho sempre provato sensazioni particolari ad ogni concerto tenuto in America”.
Una delle peculiarità di questo lavoro è la tua collaborazione con Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers. Come è nata questa sinergia?
“Chad è come un fratello per me. Sia musicalmente che spiritualmente abbiamo moltissime cose in comune, e questo fa si che suonare assieme sia ogni volta un’esperienza molto intensa. Non abbiamo bisogno di parlare tra di noi, non spendiamo mai una parola su quello che dobbiamo suonare, attacchiamo con i nostri strumenti e tutto viene da sé. Questo perché ci conosciamo talmente bene che siamo arrivati al punto di leggerci nel pensiero…”.
Oggi è in circolazione un altro dico che ti vede protagonista, mi riferisco a ‘The 1996 Dep Sessions’ in coppia con Tony Iommi. Com’è stato lavorare con questo grandissimo del metal?
“Tony, il mio fratello inglese! E’ stato grandioso lavorare con lui, perché è il musicista che ognuno vorrebbe avere a fianco. E’ un artista estremamente prolifico e questa è una condizione ideale per me, perché quello che amo di più è lavorare sodo e non perdere troppo tempo con chiacchiere inutili. Su questo io e Tony ci siamo subito trovati in sintonia… E poi nessuno ha, con la chitarra, il feeling che ha Tony”.
Quando è nata l’idea di questa collaborazione?
“Ho incontrato Tony alcuni anni fa ad una cena per la consegna di un Awards britannico e, parlando, abbiamo deciso che era giunto il momento di lavorare assieme. Dopo tutto le nostre carriere hanno sempre viaggiato in parallelo, spesso si sono sfiorate ma mai si erano incrociate così marcatamente. Senza dubbio è stato un incontro artistico di straordinaria importanza per me”.
Tanto importante che lo avete voluto tenere ad una dimensione ‘intima’ per otto lunghi anni, almeno sino al giorno in cui avete deciso di renderlo pubblico…
“In effetti quando abbiamo iniziato a suonare assieme realizzare un disco non era una priorità per noi. Tutto quello che ci interessava era dare sfogo alle nostre idee e mettere la propria musica al servizio dell’altro. Purtroppo le nostre registrazioni sono finite nelle mani di qualcuno che ha pensato bene di farne un bootleg e farlo circolare in rete. Un giorno a Tony è capitato di ascoltare qualcosa in internet e si è infuriato. Quelle persone che rubano la musica di altri per il proprio profitto valgono ben poco…quindi ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di rendere questo lavoro un album ufficiale a tutti gli effetti”.
Per concludere, cosa dobbiamo aspettarci da te per l’anno che va ad incominciare?
“Sicuramente altri concerti, molti…anche perché oltre a ‘Soulfully…’ a gennaio uscirà il mio nuovo album, ‘Soul Mover’, quindi materiale da promuovere ce ne sarà veramente tanto!”.

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