Darkane – The Arcane Darkness

Il 17/06/2005, di .

Darkane – The Arcane Darkness

Dopo tre anni di forzato silenzio, figlio di guai fisici che parevano aver minato irrimediabilmente la carriera del batterista Peter Wildoer tornano ad affilare le armi gli svedesi Darkane intenzionati, con ‘Layers Of Lies’, a riconquistare quel posto al sole nel panorama death europeo già occupato al tempo dell’eccellente ‘Expanding Senses’. E per farlo Christofer Malmstrom e soci hanno optato per la soluzione più difficile ma forse più coerente, quella che fregandosene di compromessi e scivoloni sul melodico, prosegue lungo coordinate puramente thrash/death, ricche di riff ossessivi, vocals rasenti la follia e tecnicismi notevoli ma mai fini a se stessi.
Abbiamo dovuto attendere tre anni affinchè il successore di ‘Expanding Senses’ vedesse la luce. Come mai così tanto tempo?
“(Christofer Malmstrom) Il disco era pronto già da tempo, però una serie di sfortune ci hanno portati a farne slittare l’uscita sino ad oggi. La stesura dei pezzi era infatti stata ultimata già nell’autunno del 2003 solo che, poco dopo, Peter, il nostro drummer, ha iniziato ad accusare problemi al polso, problemi che gli hanno impedito di suonare per lungo tempo. Una volta ristabilitosi, ha dovuto poi impararsi nuovamente i pezzi, riacquistare confidenza con lo strumento e ritrovare il giusto affiatamento con il resto della band… dal canto nostro, comunque, non abbiamo vissuto tutto questo come un dramma, almeno non dal punto di vista della band. Peter ha avuto un problema ed è stato naturale stargli vicino: è il mio migliore amico, lo conosco sin da quando eravamo bambini, siamo cresciuti assieme e assieme abbiamo fondato i Darkane; è parte fondamentale del gruppo, e incominciare a realizzare un disco così senza il suo apporto era una soluzione impensabile”.
Alla luce dei problemi avuti, pensi che lo stress, la rabbia, la frustrazione di quei momenti trovi riscontro nel sound di ‘Layers Of Lies’?
“Non come potresti pensare tu. I problemi di Peter non hanno influito a livello di songwriting per il semplice fatto che, come ti ho detto, le canzoni erano già state composte tempo prima il verificarsi di quei problemi. Piuttosto i guai di Peter trovano oggi riscontro nella nostra musica perchè la forzata inattività ha fatto crescere in lui una voglia di suonare e di recuperare il terreno perduto, che lo spinge a suonare ancora più velocemente e in modo ancora più incazzato che in passato”.
Ascoltato “a mente fredda”, ti ritieni completamente soddisfatto di ‘Layers Of Lies’ o hai individuato qualcosa che non ti convince a pieno?
“Sì, ‘Layers Of Lies’ è un lavoro che ci lascia decisamente soddisfatti. Il suono è molto più aggressivo ma allo stesso tempo più limpido che in passato, proprio quello che avevamo in testa di realizzare. Non per niente a questo giro abbiamo deciso di fare tutto da noi, occupandoci anche della produzione stessa del disco. Per alcuni versi è stata una sfida rischiosa perchè era la prima volta che decidevamo di non affidarci ad un produttore esterno, però alla fine credo che questa scommessa sia stata vinta ampiamente”.
Come mai siete giunti ad una simile decisione? Forse perché il lavoro svolto in team con un produttore in passato non vi ha soddisfatto totalmente?
“No, assolutamente. Siamo convinti di aver sempre lavorato bene in passato, però arriva il momento in cui si sente il bisogno di mettersi alla prova, di trovare nuovi stimoli, e produrre da soli il proprio album è un ottimo banco di prova. Dopo tutto non siamo più dei musicisti alle prime armi, abbiamo realizzato quattro album e sono quasi dieci anni che suoniamo, quindi un po’ di esperienza in studio ce l’abbiamo. E poi avere la nostra musica al 100% sotto controllo è una sensazione strana, molto stimolante. Siamo consapevoli di essere gli unici padroni del nostro destino, e questo ci spinge a dare il massimo di noi stessi. Per ‘Layers Of Lies’ è andata molto bene, tanto che pensiamo di ripetere anche in futuro un’esperienza simile”.
Pensi sia corretto affermare che ‘Layers Of Lies’ può essere visto come l’ideale punto d’incontro tra ‘Rusted Angel’ e ‘Expending Senses’?
“Dipende da con che spirito fai una simile affermazione. Di certo non abbiamo voluto copiarci o ripeterci, sarebbe come affermare che le nostre idee si sono ormai esaurite! Se invece vuoi individuare un filo conduttore che unisce i nostri album da ‘Rusted Angel’ ad oggi, beh, allora la tua affermazione ha un fondamento. Senza dubbio in ‘Layers Of Lies’ vi sono echi dei lavori che lo hanno preceduto, però è anche molto forte la componente ‘nuova’, perché se da un lato non abbiamo voluto rinnegare quanto fatto in passato, dall’altro non abbiamo voluto ripetere lo stesso disco all’infinito. Abbiamo quindi cercato di introdurre elementi nuovi e di migliorare, dove possibile, alcuni aspetti della nostra musica, soprattutto quelli legati al lato vocale”.
Che cosa si cela dietro un titolo come ‘Layers Of Lies’?
“E’ un titolo ispirato alla trilogia di ‘Matrix’. In quei film vengono offerte realtà differenti che si accavallano e si sovrappongono, tanto che, alla fine, hai dei problemi a capire quale sia la ‘vera realtà’. Peter al momento di comporre la canzone che ha dato poi il titolo all’album era presissimo per questo tipo di argomenti, ci piaceva il concetto di realtà virtuale ed il pensiero dell’impossibilità di stabilire quale potesse essere la vera realtà…sempre che ce ne fosse una”.
Che obiettivi vi siete posti al momento di realizzare ‘Layers Of Lies’?
“A costo di passare per banale e per poco profondo, ti dico che la nostra maggiore mira è riuscire a superare a livello di vendite il disco precedente, il che dovrebbe consentirci di intraprendere un tour importante che ci consenta di portare la nostra musica ad un numero sempre maggiore di persone. Un mio sogno di sempre, ad esempio, è quello di poter fare un giorno un tour americano, perché arrivare a conquistare un’audience così importante e esigente significherebbe aver compiuto un deciso passo avanti come band. E poi comunque vogliamo suonare tanto dal vivo, incondizionatamente dalla location e dal Paese: amiamo visceralmente l’aspetto live, suoneremo sempre, ovunque e con chiunque, quindi speriamo ci venga data la possibilità di curare al meglio questa dimensione”.
Oltre che ai Darkane, mi risulta che tu stia lavorando anche ad un progetto solista…
“E’ vero, era un’idea che mi balenava da tempo per la testa ma che solo ora ho avuto modo i realizzare. E’ una sorta di sogno divenuto realtà, per questo ne sono mlto fiero. Il progetto è stato battezzato Non-Human Level e vede coinvolti anche il batterista della Devin Thownsend Band, l’ex bassista dei Meshuggah e Peter, che in questo gruppo canta invece che suonare la batteria. Musicalmente è molto vicino al classico death metal, anche se l’impronta chitarristica è decisamente marcata. Stiamo ultimando in questi giorni le registrazioni del disco e se tutto andrà come deve sul finire del 2005 dovrebbe vedere la luce”.
E del progetto ‘Seven Deadly Pieces – A Concert For Chamber Orchestra And Trash Metal Band’ del quale è in uscita anche un DVD che puoi dirci?
“Si tratta di un progetto nato quasi per caso nell’ottobre del 2002, che ha portato all’organizzazione di uno show un po’ insolito nella sala concerti di Helsingborg. Tutto è nato dalla mente di un tastierista, Lale Larson che, oltre a me e a Peter, ha coinvolto anche un quartetto di musica da camera ed altri musicisti. Il risultato è stato qualcosa di pazzesco, almeno dal punto di vista sonoro. Partendo da basi jazz si è sviluppato un discorso che è andato ad abbracciare il metal, la musica classica e la musica da camera. Era divertente vedere me e Peter suonare riff violentissimi accompagnati da tromba e pianoforte…Il risultato è stato comunque talmente buono che abbiamo deciso di realizzare un DVD a testimonianza dell’evento. Dovrebbe uscire a luglio e della sua realizzazione se ne sono occupati gli stessi ragazzi che hanno anche curato il video di ‘Secondary Effects’, il primo singolo estratto da ‘Layers Of Lies'”.

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