Behemoth – Hell Awaits

Il 17/08/2009, di .

Behemoth – Hell Awaits

Fondamentale passo verso la definitiva consacrazione per i polacchi Behemoth che, con ‘Evangelion’ approdano alla corte della Nulear Blast ma, soprattutto, mostrano una decisa evoluzione nel loro blasfemissimo sound. Alla vigilia di un tour che li vedrà impegnati con Slayer e Marilyn Manson, Fabio Magliano ha contattato il leader maximo Nergal e il fido Orion tastando il polso di una band mai come ora sulla rampa di lancio…

Dopo diciotto anni di attività e nove studio album, è finalmente giunto anche per i polacchi Behemoth il tempo della raccolta dei frutti di un lavoro lungo e mai semplice. Con il nuovo ‘Evangelion’ la band capitanata dal carismatico Nergal approda infatti alla corte della blasonata Nuclear Blast, si trova a collaborare con un autentico mostro della consolle come Colin Richardson e vede spalancarsi davanti a sé, dopo la positiva esperienza dell’Ozzfest statunitense, le porte di un tour in compagnia di band del calibro di Slayer e Marilyn Manson… non male per un gruppo nato in un Paese, la Polonia, nel quale il black metal non è propriamente il genere nazionale. Ma soprattutto un Paese nel quale le contraddizioni rimangono forti ed accentuate e nel quale vieni costantemente bersagliato da critiche ed invidie non appena provi ad andare controcorrente. Proprio per questo ogni risultato raggiunto ha un sapore tutto particolare, parola di Nergal e Orion…
‘Evangelion’ è un titolo impegnativo per un album black, non pensi?

“(Nergal) A dire il vero non ci ho pensato troppo. Semplicemente stavo navigando in internet e mi sono imbattuto in questa parola. Ho fatto qualche ricerca su wikipedia e mi è piaciuto molto quello che ho letto. Poco per volta questo titolo è cresciuto in me, e più ci pensavo più mi convincevo che potesse calzare a pennello con il concept che avevo in testa per questo disco. Vedi, solitamente quando cerco un titolo per un album voglio sempre che questo sia epico e potente, con chiari rimandi alla religione. ‘Evangelion’ si riferisce alla natura umana, al suo potenziale divino e ai modi differenti di manifestarlo. Parla del trionfo della nostra vera natura, della nostra capacità di manifestare la nostra libertà senza limitazioni o restrizioni poste da questo o quell’altro dio. Penso di aver trovato una parola molto forte che esprime un concetto fondamentale, per noi, come uomini e come artisti, perchè abbatte ogni barriera e ci pone allo stesso livello della divinità”.
Pensi ci siano dei punti di contatto tra ‘The Apostasy’ e ‘Evangelion’?
“(Orion) Quando completiamo i lavori di un disco, la domanda che sorge automaticamente è questa: come sarà il prossimo? Possiamo fare di più? Questo è il massimo che possiamo fare? Come possiamo crescere ulteriormente? ‘The Apostasy’ era la naturale continuazione di ‘Demigod’, passo successivo per questa line-up, la sua conseguenza. Prima di ‘Evangelion’ ci siamo fermati un attimo, abbiamo discusso e abbiamo capito che volevamo qualcosa di più di tutto questo. Volevamo vedere se c’era modo di progredire ulteriormente senza abbandonare questo genere, senza cioè guardare altrove, contaminarci con altri generi o utilizzare altri strumenti, semplicemente sviluppando l’immaginazione del sound, le sue strutture, le sue liriche. Penso che ci siamo riusciti, per questo siamo tutti soddisfatti del risultato ottenuto”.
La domanda a questo punto è quasi spontanea: quanto potranno ancora crescere i Behemoth in futuro?
“(Orion) Non ne abbiamo idea. Non è il momento giusto per porci questa domanda perchè ‘Evangelion’ è ancora troppo fresco. Dobbiamo aspettare qualche tempo in modo da avere la visione dell’insieme più nitida e lucida. Magari se mi ponessi questa domanda tra un paio di mesi, potrei essere più esaustivo”.
Quanto avete dovuto lavorare per avere tra le mani un lavoro che vi soddisfacesse a pieno?
“(Orion) Abbiamo iniziato a pensare a questo disco appena finito di lavorare a ‘The Apostasy’, il primo tour ha significato anche prime idee, primi pensieri e primo brainstorming. Il lavoro vero e proprio, ha avuto inizio invece nell’estate del 2008 e ci ha impegnati sino a gennaio. Quando provi è come se svolgessi un lavoro come un altro, con i suoi tempi e le sue pause. Solitamente lavoriamo in studio ogni giorno dalle 2 alle 6 ore, con break soprattutto nei week end, così è stato anche per ‘Evangelion’. Così facendo ci siamo trovati a febbraio con tutto il materiale finito e pronto per essere inciso. La registrazione ci ha impegnati per quasi tre mesi, e altre tre settimane ci sono volute per il mixaggio e la masterizzazione. Paradossalmente per il risultato ottenuto il tempo di lavorazione è stato abbastanza contenuto, per altri lavori ci abbiamo messo molto di più ed il risultato non sempre è stato di tale portata”.
Alla luce di quanto appena detto, quali sono le vostre speranze legate al nuovo disco?
“(Orion) Abbiamo contratti nuovi, una nuova label, nuove persone che lavorano per noi. Superprofessionali, come mai nella nostra storia. Stiamo pianificando un tour mondiale, concediamo interviste in tutto il mondo, stiamo portando avanti una promozione pazzesca, ci sentiamo realmente sulla rampa di lancio pronti ad essere proiettati a livelli mai toccati, tutto in linea con un disco del quale siamo molto soddisfatti. C’è sempre un limite per la musica estrema, però noi vorremmo spingerci il più vicino possibile a questo limite. Sentiamo in noi che ci stiamo riuscendo, che stiamo costruendo qualcosa di realmente importante”.
Per ‘Evangelion’ avete collaborato con Colin Richardson. Come è stato lavorare con una simile leggenda?
“(Nargal) L’hai detto! E’ una vera leggenda che cammina, ha prodotto alcuni dei miei album preferiti degli anni ’90 e nonostante ultimamente non avesse più lavorato a questo tipo di produzioni, ero più che sicuro che avrebbe svolto un gran lavoro. Prima di iniziare a lavorare con lui abbiamo avuto una lunghissima conversazione telefonica, perchè volevo essere sicuro che Colin comprendesse a pieno quella che era la mia visione della musica, quindi sono volato a Londra e sono stato con lui in studio per una settimana. Quando lavora ti rompe il culo con i dettagli, ti sfinisce, ti fa diventare pazzo, però alla fine della giornata ti consegna sempre tra le mani un vero diamante. Ha il suo metodo di lavoro per raggiungere l’obiettivo, un metodo che non mi ha mai convinto a pieno, però come ti ho appena detto, quando ho ascoltato alla fine il disco mi sono reso conto di avere tra le mani un gioiello, quindi alla fine è sempre il risultato a dare ragione a Colin”.
Ancora una volta i tuoi testi sono basati su occultismo e paganesimo, una disciplina un po’ delicata soprattutto se messa in musica. Sono tanti i gruppi che si avventurano in questo campo convinti di essere “cool” e finendo invece per risultare banali e patetici…
“(Nergal) Se lo facessi mi preoccuperei, visto che ho iniziato ad occuparmi di queste cose quando avevo 15 anni (ora ne ho 32), e mi sono avvicinato al satanismo una volta scoperto il metal estremo, quindi nonostante non mi reputi un esperto di queste cose, penso di poter parlare con cognizione di causa. Il fatto che io sia stato ispirato da Crowley significa che fondamentalmente individuo nei suoi lavori e nella sua vita elementi che incontrano il mio stesso modo di vedere le cose e di affrontare l’esistenza. Non sono mai stato discepolo di una determinata dottrina, quindi è molto difficile catalogarmi in una filosofia o in un’altra… quello che è certo è che più guardo alla mia vita, più mi accorgo che questa è fortemente basata su rituali magici. Il problema è vedere il paradiso in un granello di sabbia…”.
Il vostro nuovo disco è accompagnato da un bonus DVD. Di che si tratta?
“(Nergal) Non è altro che il making of dell’album, con alcuni estratti dal lavoro in studio, alcune interviste ad ogni membro del gruppo e degli scatti inediti della photo session promozionale”.
Ormai siete in circolazione da oltre 18 anni. Quando avete iniziato, avreste mai immaginato di diventare così longevi?
“(Nergal) Non penso proprio. Se mi avessi fatto questa domanda dieci anni fa, parlando della mia carriera, ti avrei detto di essere sorpreso di aver retto così tanto e avrei posto a 10 anni il limite massimo di sopravvivenza della band. 18 anni di attività? All’epoca erano solo un’utopia! Ed invece siamo ancora qui… è una sorpresa anche per noi!”.
Anche perchè venite da una realtà come quella polacca non certo semplice per un gruppo metal…
“(Orion) Vero, ed il fatto che nonostante tutto si possa contare su band di primo piano nella scena metal mondiale come i Vader è un ulteriore motivo di orgoglio. La sensazione però è che nell’ultimo periodo ci sia stata una lieve flessione a livello di entusiasmo in Polonia. Guardandoci attorno vediamo che in altri Paesi ci sono gruppi giovani che esordiscono con dischi super pompati dalle label, strappano ottimi contratti, vengono supportati in tutto e per tutto… questa cosa non succede per le band polacche, paradossalmente la situazione pare essere cambiata in negativo da quando la Polonia è entrata nell’Unione Europea, ora che siamo uguali agli altri Paesi dell’Europa, che abbiamo un’economia migliore e che abbiamo limato alcune differenze, non suscitiamo più quell’interesse e quella curiosità che c’era quando reggeva la cortina di ferro”.
Quindi possiamo dire che anche i Behemoth come molte altre band, riscuotono più successo all’estero che non in patria?
“(Orion) Mah, la situazione è un po’ diversa, abbiamo fan devoti qui in Polonia, siamo rispettati. Qui abbiamo una label differente, e solitamente i nostri dischi escono con materiale extra per i fan polacchi. Quello che più conta è però il fatto che il numero di fan è in continua crescita. É anche vero, però, che non ci sono altri Paesi al mondo dove i Behemoth sono limitati, censurati e denigrati così tanto come in Polonia. Qui c’è una gelosia enorme nei nostri confronti, e la mentalità spesso è estremamente ristretta. La rivalutazione della forma umana in Polonia spesso ha percorso vie davvero devianti. Ho sempre pensato che ci sono così tante cose creative e positive da fare, che non dovrebbe esserci tempo da perdere per badare alle cose che non ci piacciono, ed invece la tendenza è concentrarsi a disfare cosa fanno gli altri piuttosto che fare qualcosa di buono noi stessi. Poi in Polonia abbiamo ricevuto diverse querele per avere insultato il credo religioso. Sono patetici”.
Tutta questa negatività non vi ha comunque impedito di esibirvi sul palco dell’Ozzfest….
“(Orion) E’ stato fantastico prendere parte ad un simile evento, un onore, nonchè un gran divertimento. Migliaia di persone ogni sera, gruppi dei quali siamo stati fan da sempre, location da favola, la costante sensazione di essere parte importante di un vero e proprio evento. E’ qualcosa di superlativo, seriamente. Un tour simile è una vetrina pazzesca per la band, stiamo ancora godendo dei benefici di tale apparizione…nuovi fan, nuovi amici, nuove prospettive. Certo, uscire fuori e suonare sotto il sole bardati come siamo soliti fare non è stato facile, a volte è stato un vero supplizio, ma ne è valsa la pena!”.

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