Sadist – Anteprima Season In Silence

Il 17/02/2010, di .

Sadist – Anteprima Season In Silence Studio Report

Le porte dei nuovissimi Nadir Studio si aprono a Metal Hammer per consentirci di ascoltare in anteprima ‘Season In Silence’ il nuovo album targato Sadist la cui pubblicazione è prevista per il 19 marzo. Un disco atteso, soprattutto dopo gli ottimi responsi ottenuti dall’album omonimo, uscito tre anni or sono ed in grado di riportare in auge il nome della geniale band ligure, fin troppo infangato dopo la pubblicazione nel 2000 del controverso ‘Lego’. ‘Season In Silence’, come era facile aspettarsi, stravolge nuovamente le carte in tavola, mostrandoci una band in grandissima forma e ancora una volta desiderosa di sperimentare e di portare il sound un gradino oltre, lasciando per un istante da parte lo scontato e l’ordinario. Il sesto album targato Sadist si presenta infatti come un lavoro oscuro, claustrofobico, per alcuni versi estremamente progressive, con quegli echi ambient, quei passaggi di batteria dal retrogusto jazzato, quel lavoro di chitarra sempre elegante ma estremamente intricato destinati a spiazzare l’ascoltatore proprio quando pareva finalmente aver trovato il filo conduttore del disco. Che ancora una volta fa emergere la dirompente classe di Tommy Talamanca e la creatività di Trevor, dalla cui malata fantasia nascono inquietanti racconti con l’inverno come comune denominatore e l’orrore come elemento imprescindibile. Un Mauro Corona in versione metal, se ci viene concesso l’accostamento, abilissimo nel coniugare un fortissimo amore per l’ambiente e per la natura con una scrittura aspra, arcigna ma soprattutto estremamente sadica (la sua ‘Storia di Neve’, tra montanari divorati da voraci topi e streghe dilaniate da infernali teleferiche, è un “horror montano” di rara crudezza). E proprio come lo scultore/scrittore di Erto, anche Trevor pare voler fare emergere prepotentemente nei suoi scritti le sue origini “Da qualche anno a questa parte sento il bisogno di parlare delle mie terre, delle mie origini e di storie a cui mi sento molto legato, a cui mi sento vicino – ci spiega il cantante ligure, padrone di casa ai Nadir Studio insieme con il batterista Alessio e con Federico Gasperi, l’anima manageriale della Nadir Music – Abitando nell’entroterra, in collina, l’inverno ha un valore speciale per me, sono molto affezionato a questa stagione. A tutti piace l’estate, io sono affezionato al freddo, adoro la neve e ho la fortuna di vivere in mezzo ai boschi dell’entroterra ligure, dove questa stagione riesco a godermela a pieno tutti gli anni. Mi piacciono gli inverni come quello di quest’anno, con molta neve, molto ghiaccio. Mi piace il colore dell’inverno…” Non è un caso, quindi, se l’inverno è il vero protagonista di ‘Season In Silence’, stagione che accoglie le storie narrate nelle canzoni che compongono questo lavoro, ed il cui gelo è spesso e volentieri evocato nelle sonorità dei Sadist. E’ un inverno freddissimo quello descritto da Trevor nei suoi testi, che accoglie quasi con sdegno la mancanza di rispetto che l’umanità sta riservando alla natura e all’ambiente circostante “Il disco al di là del discorso figurato della neve, del bianco, del freddo, ha all’interno un forte sentimento di sdegno che provo verso quello che ci stiamo pian piano andando a perdere – spiega questa sorta di “orco buono” – Pensare ad un mondo senza natura, senza verde, mi fa impazzire… sono solo contento che quando tutto questo sarà realtà, sarò sotto terra da un pezzo. Il disco racconta le storie di persone realmente esistite, di vecchi saggi che hanno vissuto in queste cascine, sperdute nei boschi… poi certo ci sono racconti più orientati verso l’horror ed altre accuse verso il maltrattamento dell’ambiente. C’è sempre meno rispetto verso gli animali, verso gli alberi, verso la natura in generale”. Musicalmente parlando, invece, se il precedente ‘Sadist’ era stato accostato a più riprese a ‘Tribe’, ‘Season In Silence’ potrebbe essere visto come il nuovo ‘Above The Light’, un paragone lusinghiero visto il valore del debut album della band, ma non certo azzardato. “Io ho sempre amato ‘Above The Light’ – spiega Trevor – quando è uscito l’ho adorato e non mi pareva neppure vero che fosse figlio di una band italiana. Questo album secondo me si riallaccia a quel disco, ma non è stata una cosa voluta. E’ venuto tutto dal cuore, così come lo è stato il disco precedente. Anche in base a ciò di cui parlano le canzoni, è venuta fuori una musicalità più fredda, più glaciale, perché glaciale è il concept del disco. Per questo emergono queste tastiere molto scure, molto dark ma allo stesso tempo molto metal… un simile sound, molto “tasti eroso”, mi ricorda ‘Above…’. L’ultimo disco era più ricercato con l’introduzione di suoni etnici molto più caldi, in questo lavoro vengono invece fuori suoni più cupi e claustrofobici”. In quest’ottica va inquadrato il lavoro di ricerca svolto con le percussioni, ancora una volta in primissimo piano dopo la sperimentazione adottata nel disco omonimo. “Con ‘Sadist’ avevamo iniziato a introdurre il mondo della percussione nell’universo Sadist.- illustra il batterista Alessio Spallarossa – Quello che volevamo era portare nella nostra musica un sapore medio-orientale facendolo sposare al meglio con il nostro mondo. Nel disco precedente lo abbiamo fatto ed era venuto piuttosto bene. In questo lavoro non avrebbe avuto senso approcciarci alle percussioni con quello stesso spirito, abbiamo quindi sviluppato un po’ di idee sulle tabla, sull’udu drum, facendole però ben fondere con il nostro classico sound”. In un contesto così oscuro, a tratti claustrofobico, ad emergere spesso sono gli stacchi melodici di rara bellezza ed intensità, generalmente affidati ai sempre eleganti assoli di Tommy ed a tastiere di grandissimo impatto “ Sono stati usati dei suoni leggermente più pesanti rispetto al passato – spiega il cantante – Le chitarre, ad esempio, nell’ultimo disco erano più eleganti, in questo sono più grasse, più claustrofobiche, e questo fa si che quando si aprono gli spiragli melodici l’effetto sia quello della luce che filtra nell’oscurità, è un effetto naturale”. Meno naturale è l’abbinamento jazz-metal che spesso e volentieri filtra tra le tracce di questo disco, andando a contaminare soprattutto il lavoro di batteria di Alessio “Il jazz è sempre stato nelle mie corde ma non è mai semplice trovare, soprattutto in ambito metal, musicisti disposti ad assecondarti –spiega il drummer – Io ho avuto la fortuna di trovare dei compagni molto aperti in questo senso. Piace a tutti andare fuori dagli schemi e inserire passaggi che nessuno avrebbe mai adottato in ambito metal, quindi inserire elementi jazzati in questo contesto è stata, più che una scommessa, un qualcosa di assolutamente naturale”. Ed un grande lavoro di sperimentazione, a questo giro, lo ha svolto anche lo stesso Trevor, molto più portato rispetto al passato a lavorare con la sua voce, modulandola e via via adattandola anche con l’interpretazione al contesto di ogni singola canzone “ Se per il disco precedente una voce incentrata sulle frequenze medio/alte era perfetta – spiega – in questo album anche per via dei temi trattati e dell’atmosfera del disco non sarebbe stata il massimo. Ho quindi cercato di variare di più la mia vocalità, affiancando ai classici passaggi claustrofobici “da orco” altri momenti quasi recitati, soffocati, sofferti… perché era quello che richiedevano le liriche che stavo cantando. ‘Sadist’ era sicuramente un disco sperimentale, ma ‘Season In Silence’ non gli è da meno, quindi sfoggiare una certa versatilità vocale è stato assolutamente giusto”. Ed è così che l’ascolto del disco scivola via tra brividi ed entusiasmo. Perché rimanere indifferenti a quella ‘Broken And Reborn’ che, come una violenta valanga, quasi a sorpresa ci travolge, alle stupende atmosfere della title track o alla furia di ‘Snowman’, una traccia destinata a fare danni soprattutto in chiave live è davvero impresa ardua. Ancora una volta i Sadist hanno saputo mischiare le carte in tavola, stravolgere tutto e uscire vincitori da tutto questo marasma. Forse perché ci hanno abituato bene e di scendere al di sotto dei loro standard proprio non ne vogliono sapere, o semplicemente perché sono sempre stati band di un altro pianeta e ancora una volta hanno voluto ribadire il loro status di extraterresti.

SEASON IN SILENCE NELLE PAROLE DI TREVOR

‘Broken And Reborn’: “E’ un brano molto potente, perfetto per dare il benvenuto sulla porta dell’inferno di ghiaccio. Il testo racconta di una sfida tra preda e predatore dove, con l’arrivo della rigida stagione, guadagnarsi la vita è cosa sempre più difficile. Ci sono orme nella neve e gocce di sangue. Qualcuno oggi è vivo…”

‘Season In Silence’: “Dal cuore è venuta fuori quella che crediamo possa riprendere il percorso tracciato da quella ‘Tearing Away’ contenuta sull’album precedente. ‘Season in Silence’ potrebbe anche essere il nuovo e ipotetico videoclip grazie alla sua capacità di fare incontrare tutte quelle caratteristiche tipiche del sound dei Sadist. Per quanto riguarda il testo, il brano racconta del “silenzio assordante” provocato dal cadere della prima neve. Sono molto legato a questo scritto, anche perchè considero lo stesso il concetto totale espresso sull’intero disco…”

‘The Attic And The World Of Emotions’: “C’è una casa ai bordi di un sentiero, c’è un’anziana e sola persona che vuole ricordare il tempo passato e decide di farlo toccando con mano gli oggetti adagiati in solaio. Tristi ricordi raccontati attraverso un robusto riff accompagnato da brutali growling vocals.. “

‘Evil Birds’: “Ci eravamo lasciati diversi anni fa quando, in ‘Christmas Beat’ avevamo fatto conoscenza con un feroce serial killer che si addentrava nel cuore di New York e mieteva vittime tra le ragazze, togliendo loro l’emozione di festeggiare il Natale. Abbiamo perso di vista per anni il crudele assassino, ma dopo tutto questo tempo lo riconosciamo invecchiato e ritirato sui monti all’interno di una baita dove, esaminandosi attraverso uno specchio rovinato, ritrova in se quell’angosciante desiderio di uccidere. Musicalmente questo è un altro brano molto Sadist, dove non vengono meno nè i momenti melodici e oscuri del chorus nè quelli più granitici delle strofa…”

‘Ogron’: “Ecco il momento strumentale come nella più consueta tradizione Sadist anche se, musicalmente parlando, era nostra intenzione cercare di comporre qualcosa che si scostasse leggermente dalle precedenti song, orientandoci verso qualcosa di più sperimentale!”

‘Night Owl’: “Questo è un brano al quale sono molto legato, perché narra di un personaggio realmente esistito e che ho avuto la fortuna di conoscere. Tutto parte dal concetto che noi temiamo ciò che ci viene mostrato e che la nostra fantasia ci porta a temere. Attraversare di notte un cimitero significa inevitabilmente venire assaliti da zombie cannibali, come attraversare un bosco di notte vuol dire finire nelle grinfie di un serial killer, perché anni e anni di film horror ci hanno portati a convincerci di questo. Il personaggio descritto in questo brano non guardava la televisione, attraversava regolarmente cimiteri di notte per tornare a casa, nel modo più naturale possibile. Nulla spaventava questo temerario, nulla salvo il rumore del vento tra gli alberi… Musicalmente parlando, questa traccia fa rivivere in noi il desiderio di fare incontrare metal, fusion e ambient”

‘Snowman’: “Attraverso l’immaginazione e le paure di un bambino nascono incredibili storie, ‘Snowman’ è una di queste. Mio papà ha costruito un enorme pupazzo di neve in giardino. Sono contento, ma che succede? Il mio grande uomo di ghiaccio si muove, gli sono cresciuti i denti, le sue grandi mani hanno affilate unghie. E’ vivo. E’ un assassino. Sta uccidendo tutti i miei vicini…Con l’immaginazione di un bambino si compiono efferati omicidi…Tutto questo condito da una sinistra melodia e da un ripetuto chorus che entrerà di prepotenza nella mente dell’ascoltatore…”

‘Bloody Cold Winter’: “Non è mai consigliato fermarsi a curiosare all’interno di una piccola casa nel bosco, specie se dentro ci vive una strana famiglia, che ha strane abitudini…“Mio padre è un saggio dai capelli gialli di una vita vissuta – Mia madre invece cucina ottima carne di uomo, è bravissima – Mia sorella è bella come me, ha radi capelli sulla testa e i suoi pochi denti sono affilati come coltelli, così come le lunghe e sporche unghie…Io voglio bene alla mia famiglia…”

‘The Abyss’: “E’ un immaginario racconto…un lago interamente ghiacciato che all’apparenza sembra morto, silenzioso, ma in basso qualcosa si muove. “Morti e risorti nel giorno del ghiaccio, laggiù dove le forme di vita sono diverse loro sono vivi, rinati, rubando corpo e anima dall’acqua. Io posso sentire le loro voci, urlano, si dimenano. Sul fondo la sabbia viene agitata da mostruosi corpi che spariscono tra le stanze di un’antica rovina in legno. I loro volti sono deformi…”

‘Frozen Hands’: “Prima di lasciarci con la melodia dell’outro ‘Hiberna’, c’è ancora spazio per un po’ di cattiveria, con un intreccio di riff ipertecnici scortati da un prezioso solo di Tommy e da un bridge di scuola Seventies. La lirica invece dimostra tutto il mio sdegno per il mondo moderno e arma la natura a combattere. Vivere senza alberi, acqua che scorre, i colori delle stagioni… non sarebbe davvero possibile..almeno per me”

NADIR: DOVE LA MUSICA PRENDE FORMA
Se i “vecchi” Nadir Studio erano riusciti a diventare un punto di riferimento importate per la scena metal estrema italiana (da qui sono usciti lavori a firma Cripple Bastards, Natron, Infection Code oltre ai Sadist), il nuovo polo nato dalla mente di Tommy Talamanca si presenta come un autentico paradiso per i musicisti. Ubicati in quel di Genova, a pochi chilometri dal centro cittadino e comodissimi all’autostrada, i nuovissimi Nadir Studio (il nastro è stato tagliato a febbraio) offrono alle band una struttura di livello europeo. Cuore degli studio, ospitati in un enorme capannone comodo sia ai parcheggi che alle principali infrastrutture è la nuova regia digitale, basata su sistema Pro Tools HD2, 32 tracce fisiche, 96 in mixdown 192 hz 24 bit. Sistema di monitoring digitale con personal mixer per ogni musicista, due sale cablate con iso booth per voce e strumenti. La struttura offre poi alle band quattro sale prove completamente attrezzate e climatizzate. Ogni sala è stata pensata per le esigenze specifiche in base al proprio genere musicale: dalla sala prove con l’acustica controllata per piccoli ensemble acustici e jazz, alla grande sala attrezzata con batteria doppia cassa dedicata al metal. In un elegante soppalco studiato ad hoc, troviamo invece la zona relax con flipper, biliardino, internet point ed un fornitissimo bar nel quale rilassarsi tra una prova ed una seduta di registrazione. Una struttura che nulla ha da invidiare ai più blasonati studi europei e che potrebbe nel tempo “scippare” a Germania e Scadinavia prestigiose produzioni ad oggi a loro esclusivo appannaggio.

Foto ALICE FERRERO

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