Sadist – Spellbound

Il 09/11/2018, di .

Gruppo: Sadist

Titolo Album: Spellbound

Genere: ,

Durata: 37 min.

Etichetta: Scarlet Records

Distributore: Audioglobe

72

I Sadist nel 2015 con ‘Hyaena’ avevano rilasciato, secondo me, il loro miglior album dai tempi di ‘Tribe’. Con quel disco ruvido, quasi essenziale, i liguri, pur non mettendo da parte il cervello, avevano riscoperto il proprio lato più selvaggio (tribale). Un’opera in cui la complessità della struttura dei brani si fondeva con la parte più bestiale dell’animo della band, raggiungendo un equilibrio perfetto. Il nuovo ‘Spellbound’ parzialmente perde quella componente istintiva (Trevor ha dato sfogo al suo io animale, probabilmente, con il suo progetto rock Trevor And The Wolves), è più cerebrale e sofisticato. Credo che questa svolta sia stata dettata – in modo voluto o meno – dal concept scelto per l’album, ispirato all’opera del cineasta hollywoodiano Alfred Hitchcock. Il regista ha fatto della cura dei dettagli e della sfida all’intelletto del pubblico il proprio marchio, per questo un disco a lui ispirato non poteva che far presa più sulla ragione che sull’istinto dell’ascoltatore. I dieci pezzi della tracklist arricchiscono di un’aura cinematografica l’usuale proposta dei Sadist. In questo senso, alcune sonorità delle tastiere di Tommy Talamanca mi hanno ricordato quanto fatto da Simonetti negli anni 80. Al di là delle suggestioni orrorifiche-cinematografiche (da buon italiano, l’equazione keyboard + thriller mi fa pensare subito ai Goblin), la realtà dei fatti vede un disco molto compatto e omogeneo. In ‘Spellbound’ non c’è una canzone che spicchi sulle altre, ma i singoli frammenti – pur non essendo legati da una storyboard comune, come avviene secondo un concept classico – si incastrano alla perfezione, al pari di un giallo hitchcockiano. Per chi ha avuto la possibilità di vedere molte, se non tutte, le pellicole omaggiate (‘Il club dei 39’, ‘Gli uccelli’, ‘Io ti salverò’, ‘La finestra sul cortile’, ‘Psyco’, ‘Notorius’ ‘Paura in palcoscenico’, ‘L’uomo che sapeva troppo’, ‘Frenzy’, ‘L’aquila della montagna’ e ‘Il declino’), la cosa più divertente è individuare, tra un synth e un’orchestrazione, i vari riferimenti alle opere originali. Ma niente paura, nel caso foste all’oscuro di quanto girato da Alfred Hitchcock, basteranno le note dei genovesi a creare la giusta tensione emotiva. Il death metal progressivo dei nostri è sempre chirurgico, intrigante e malsano: ancora una volta, Tommy e compagni riescono, dove molti falliscono, a coniugare tecnica e feeling. Come diceva il regista di origini britanniche, “Un film è la vita a cui sono state tagliate le parti noiose”, e le parti noiose non sono, di certo, quelle trascorse ascoltando un disco dei Sadist.

Tracklist

01. 39 Steps
02. The Birds
03. Spellbound
04. Rear Window
05. Bloody Bates
06. Notorius
07. Stage Fright
08. I’m the Man Who Knew Too Much
09. Frenzy
10. The Mountain Eagle
11. Downhill

Lineup

Tommy Talamanca: guitars, keyboards
Andy Marchini:  bass
Trevor:  vocals
Alessio Spallarossa: drums