Necrodeath – Peso: “La mia sincera amicizia con Euronymous”

Il 12/08/2014, di .

Necrodeath – Peso: “La mia sincera amicizia con Euronymous”

Quando si parla dei Mayhem è inevitabile che la mente corra a Øystein Aarseth, Euronymous per il mondo del metal, fondatore, leader e anima nera di una band che, all’alba degli anni Novanta, era riuscita realmene a portare la musica ad un livello successivo, inquietante, pauroso, senza bisogno di aggrapparsi a storie di mostri o di serial killer. Paurosa era la concezione di vita dei membri del gruppo che più di ogni altro incarnava lo spirito dell’underground, paurose erano le azioni che ne scandivano l’esistenza soprattutto fuori dal palco, dai roghi alle chiese alla scia di sangue che si sono portati appresso, lasciando sull’asfalto il singer Dead e proprio Euronymous, la cui figura ancora oggi rimane avvolta dal mistero riservando un che di controverso. Un’aura oscura che esce attenuata dal ricordo vivido di Peso, storico drummer dei Necrodeath ma soprattutto amico in quegli anni proprio del giovane Øystein, come emerge dalle foto che ritraggono i due insieme, allegri e spensierati, pubblicate sul sito ufficiale della band norvegese “Era il 1988 – ricorda il batterista ligure – ed io all’epoca frequentavo una ragazza di Oslo che era stata sua compagna di scuola. Ben presto diventammo buoni amici, tanto che si arrivò a parlare concretamente di organizzare qualcosa insieme, perfino un tour in Russia mai andato in porto per via di alcuni problemi burocratici”. Un’occasione persa per Euronymous, che vede così sfumare la possibilità di confrontarsi con una band ammirata e rispettata “Øystein nutriva una grossa ammirazione per i Necrodeath. I nostri primi due album, ‘Into The Macacbre’ e ‘Fragments Of Insanity’ li conosceva a memoria, apprezzava molto il nostro modo di comporre e in particolare lo stile anarchico di Claudio alla chitarra, soprattutto quella sua contropennata riarpeggiata dopo la battuta che ha contraddistinto un po’ lo stile dei Necrodeath e che naturalmente anche Pier utilizza in molti passaggi”. Dalle parole sincere, coinvolte di Peso, emerge il ritratto di un Euronymous inedito, ben lontano dal folle che aveva dato il là alla cosiddetta “black metal mafia”, nonostante le stravaganze non mancassero mai “Frequentandolo nella vita di tutti i giorni, ho imparato a conoscerlo sotto una luce differente, distante da quel personaggio avvolto dal suo alone di mistero. Era un ragazzo molto intelligente, garbato, ma con le idee ben chiare. L’estremismo, se così lo si vuole chiamare, era nei gesti che faceva, anche in quelli più comuni. Quando aprì il suo negozio di dischi, ad esempio, non fece nessun contratto per il collegamento della luce. Tutto era al buio, illuminato unicamente da candele…una cosa che creò non poco stupore in una città come Oslo, sempre così avanti nei tempi”. Un aneddoto semplice, dal quale però emerge quel “personaggio” che negli anni a venire affascinerà, scandalizzerà e, soprattutto, dividerà critica e fan “Lui viveva il metal estremo al cento per cento – prosegue Peso – era vero in tutto e per tutto. Per me era comunque principalmente un ragzzo come me che viveva la musica estrema nel massimo della sua passione e convinzione, per cui lo vedevo piu che altro come un collega o un amico con cui passare diverse serate…in casa a mangiare con amici in compagnia o fuori nella vita notturna di Oslo”. Ed è con tristezza e sgomento che Peso accoglie la notizia della morte di Euronymous per mano di Varg Vilkernes, fine estrema nella sua natura, per un personaggio che ha basato sull’estremismo tutta la sua esistenza “Mi è spiaciuto molto quando ho appreso della sua scomparsa. E’ stato un fulmine a ciel sereno per me – conclude il batterista – morire così…a quell’età…è stata una bruttissima notizia per me”

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