Death SS – Who’s the Monster?

Il 22/10/2018, di .

Death SS – Who’s the Monster?

Nonostante gli anni passati, trovarsi faccia a faccia con Steve Sylvester è sempre un’esperienza molto intensa. L’intelligenza del poliedrico leader dei Death SS lo rende interlocutore affascinante, personaggio con il quale è possibile confrontarsi a 360°, traendo spunto come è giusto che sia dal discorso musicale per poi spaziare in totale libertà, senza soluzione di continuità, abbandonandosi ad un affascinante flusso di idee dal quale sicuramente non uscirà mai nulla di banale. Ecco quindi che la pubblicazione dell’eccellente ‘Rock ‘N’ Roll Armageddon’, nono capitolo della storia discografica della celebre horror band tricolore, disco multiforme capace di mietere consensi un po’ ovunque, finisce per essere il molo di partenza per un viaggio che ci poterà a parlare di trap e di censura, di horror movie e di veganesimo con approdo ad un tema immortale, forse banale ma non se associato ai Death SS: l’amore.

Steve, iniziamo questa chiacchierata con una riflessione che ho recentemente esternato su Facebook, anche legata alle polemiche riguardo la vostra esibizione all’Agglutination: com’è che il “metal satanico” continua ad essere da decenni sul banco degli imputati, mentre nessuno si scandalizza se dalla cosiddetta “nuova ondata trap” giungono espliciti ai nostri figli inviti ad utilizzare droga, a non lavorare e a cercare costantemente l’eccesso…il tutto senza censure e con il benestare di TV di Stato, mass media e classifiche di vendita?
Ho notato che in Italia si può parlare tranquillamente di tutte le cose più turpi possibili, dalla droga agli omicidi e nessuno se ne fa un problema, ma appena si inizia a toccare i crocefissi, le ostie, la Bibbia… si scatena il solito gruppo di bigotti che alzano un gran polverone. La realtà è che quel grande potere censorio della Chiesa così come c’era 40 anni fa continua ad essere oggi molto forte. Sono partitucoli tristi, tipo il Popolo della Famiglia, un’associazione di persone assolutamente reazionarie che pensano di essere ancora nel Medioevo. Sono persone che guardano puramente all’estetica, a quello che gli arriva dalla coreografia, dai crocifissi e roba del genere, ma non si fermano mai a guardare il contenuto. Tutto questo lo si capisce dal fatto che queste persone hanno scritto contro di noi senza essere venuti a vedere il concerto; si sono mosse solo per sentito dire, arrivando ad affermare addirittura che sacrifichiamo gli animali a Satana sul palco, ignorando il fatto che siamo tutti vegani e animalisti convinti e praticanti. Purtroppo ancora oggi si viaggia su cosa per loro ha più potere, ovvero l’apparenza. I simboli religiosi che sono inattaccabili mentre ciò che è veramente importante, la violenza domestica, la pedofilia nel loro ambiente, la droga…di quello non ne parlano mai.

Tu affronti sempre tutto con la tua classica ironia ma, onestamente, non provi mai rabbia verso queste accuse gratuite e spesso addirittura infamanti?
La rabbia cerco sempre di sublimarla, altrimenti avrei l’ulcera cronica per ovvi motivi. Cerco di sublimarla e di combattere tutto con l’ironia che reputo l’arma migliore. Più che altro quello che negli anni è subentrato in me è la stanchezza, non ho quasi più voglia di replicare. C’è chi da un lato pensa che la musica rock faccia ancora paura ai benpensanti, ai bigotti e quindi riesce ancora ad essere un elemento di rottura, di rivolta…questo va bene, però è triste vedere che siamo nel 2018 e con tutti i problemi veri, gravi che ci sono dobbiamo ancora stare a guardare a queste cose e a giustificarci per qualcosa che non è altro che una rappresentazione teatrale. È squallido.

Più che altro si perde tempo a censurare il nulla, mentre si perde di vista un problema reale come l’influenza che certi personaggi possono esercitare su ragazzini facilmente plagiabili e non ancora in grado di comprendere cosa è giusto e cosa è sbagliato…
È conseguenza del fatto che la cultura nei giovani di oggi ha toccato livelli davvero molto bassi. Ci sono ragazzi che non sanno neppure esprimersi in italiano, scrivono cose sgrammaticate, si esprimono sui social in modo imbarazzante… ho anche avuto modo di leggere recensioni scritte su portali da gente che dell’italiano sapeva ben poco…È preoccupante perché c’è un declino culturale molto forte, e questo è anche dovuto, come specchio dei suoi tempi, alla musica che ascoltano i ragazzi. Io non sono molto ferrato sul rap e sul trap, però al di là dei gusti personali mi rendo conto che la musica di personaggi come Sfera Ebbasta è il nulla a livello musicale. Magari si parla di un Young Signorino e intanto si trascurano musicisti che si sono fatti il culo per suonare, che hanno il loro repertorio e, al di là del genere, sono quantomeno musicisti. Il rap alla fine era la musica dei neri americani che si ribellavano al potere dei bianchi, oggi è stato svuotato da tutti quei contenuti originari e gettato alla massa in modo abbastanza discutibile. A questo punto aveva una valenza culturale molto più nobile il punk che comunque era una rivolta anarchica contro il sistema.

Prima hai accennato al tuo essere vegano. Devo ammettere di aver apprezzato questa scelta perchè memore del tuo “mea culpa” fatto pubblicamente riguardo i sacrifici animali fatti in gioventù, trovo che l’essere tornato sui tuoi passi, il tuo esserti messo in discussione sia stato un atto di grande intelligenza…
È stato un cambiamento graduale ma molto forte, perché io penso che una persona intelligente debba comunque sempre farsi delle domande, essere curiosa, andare avanti e quindi evolversi. Noi cresciamo, ma la crescita deve essere anche culturale. La vita ti porta a fare delle esperienze, tu non ti devi mai fermare e devi essere capace di fare tesoro degli errori passati e da loro devi apprendere qualcosa. Sotto questo punto di vista io andando avanti anche nel mio percorso esoterico personale sono arrivato ad un punto dove necessariamente sono diventato vegano. Mi sono trovato davanti una prospettiva sulla vita, sulla natura, su quello che è il mondo… che porta al rispetto totale dell’ambiente in cui vivo e soprattutto degli altri esseri viventi, gli animali in primis, perché sono esseri innocenti che non conoscono malizia o cattiveria. Tutto questo mi ha portato a diventare vegan etico, che non è una dieta o una moda, semplicemente è una filosofia di vita.

Spiegati meglio…
La gente pensa che oggi essere vegano sia una moda, qualcosa legato ad un determinato tipo di dieta e basta. Essere vegano invece vuol dire principalmente una cosa: amare gli animali, rispettarli, non volerli fare soffrire…questo è il veganesmo etico, e da qui viene tutto di conseguenza, anche l’alimentazione, l’abbigliamento, la scelta dei prodotti, il rispetto dell’ambiente e di tutto ciò che questo comporta.

Pensi che questa evoluzione umana che hai attuato si rifletta in qualche modo anche nella tua arte?
Diciamo che lo Steve Sylvester di adesso è uno Steve Sylvester che si è voluto rispetto a quello degli esordi, come persona ma anche nelle liriche, nelle musiche…è un’evoluzione che si riflette in ogni cosa che faccio, anche nella mia quotidianità e certamente anche nella musica. Quello spirito di ribellione, di rottura, quell’aura dark che ha fatto da molla alla nascita dei Death SS c’è sempre, ma si è evoluto…ora lo esprimo in un modo diverso, ma di fondo l’energia che ho è sempre quella degli inizi. Diciamo che forse se all’inizio i mostri che rappresentavano i Death SS potevano essere visti come entità malvagie, cattive, negative… oggi invece possono essere visti come quelli che combattono contro la negatività, perché i mostri gotici romantici oggi sono lo specchio di quegli eroi che lottano contro le brutture della quotidianità, la pedofilia, il razzismo, la violenza, le ingiustizie…il vampiro, la mummia, il lupo mannaro sono dei mostri che in un certo senso vanno al di là degli orrori contro i quali combattono.

Non vorrei sbagliare ma penso che i Death SS non abbiano mai goduto di una line-up stabile come quella attuale…
Sono dieci anni che siamo insieme, ormai ci conosciamo bene, conosciamo quelli che sono i limiti e i pregi di ognuno di noi e anche se viviamo in città distanti tra di loro lavoriamo bene con una certa coerenza, con un certo ritmo…io quando compongo una canzone so già cosa potrà farci sopra il batterista piuttosto che il chitarrista e abbiamo un affiatamento che penso si rifletta anche nell’omogeneità degli arrangiamenti dei prezzi.

Pensi che questo sia in qualche modo riconducibile a quella tua evoluzione umana della quale parlavamo prima? Voglio dire, magari una volta avere a che fare con Steve Sylvester e con il suo carisma non era facile, mentre oggi hai smussato qualche spigolo del tuo carattere e collaborare con te è diventato più semplice…
Io non sono mai stato un dittatore all’interno della band. Chiaramente le idee arrivano prevalentemente da me, io sono quello che fa partire il tutto. Va anche detto che i Death SS sono una grande famiglia, ognuno è libero di fare cosa vuole e di suonare con altre band, andarsene se non ha più voglia di rimanere o il giusto feeling. L’importante è che ci sia rispetto e comprensione tra le persone che lavorano con me, e poi ognuno deve ovviamente fare la propria parte. Se qualcuno, per qualche motivo, non è più in grado di fare la sua parte se ne deve andare e viene sostituito, ma quasi mai è successo che qualcuno è stato cacciato dalla band. Ci sono stati dei casi in cui si è esaurita quell’energia che un dato elemento poteva apportare alla band e quando quell’energia si è esaurita quella persona si è defilata per sua volontà. I Death SS sono un’entità composta da cinque elementi, cinque diverse forze e ognuno dei quali deve fare il proprio lavoro. Se una di queste cinque forze non riesce a fare il suo lavoro, è chiaro che viene allontanata.

Il vostro nuovo album più che un insieme di canzoni, mi pare un vero e proprio percorso sonoro nel quale ripercorrete quanto fatto stilisticamente nel corso di tutti questi anni. Come si è svolto questo “viaggio”?
In realtà è stato composto e registrato nell’arco di due anni. È stata una cosa estremamente spontanea, alcune idee le avevo già da tempo, specialmente di alcuni pezzi con un’atmosfera tipicamente ottantiana, tipo ‘Hellish Knights’ o le title track erano abbozzate nel cassetto, altre cose sono nate lavorando con Al o con Andy Panigada…sono input  arrivati un po’ per caso e che io con calma ho elaborato e mi sono trovato alla fine ad avere questo disco in mano pronto. E’ stato un percorso più omogeneo e più naturale rispetto a quello di ‘Resurrection’ che invece era un collage di canzoni che avevo composto nell’arco di cinque anni per colonne sonore o altri progetti e che avevo poi assemblato tutti insieme. Questo disco invece è nato di getto con grande spontaneità.

Anni fa, durante una chiacchierata al tempo di ‘Humanomalies’, prendesti quasi le distanze da ‘Heavy Demons’ dicendo che quel sound non ti rappresentava più. Oggi alcune sonorità di quel disco ritornano, forse perchè ti sei reso conto che quel sound non era poi così distante dai tuoi ascolti, oppure perchè hai trovato affascinante la sfida di riprendere l’heavy metal classico e rileggerlo con occhi e orecchie di oggi, modernizzandolo senza snaturarlo?
È esattamente così. Aggiungo che è stata una cosa molto naturale. Semplicemente ogni cosa al suo tempo. Ogni volta che incido un disco, quel disco è lo specchio di quello che sono io artisticamente e musicalmente in quel momento. In questo periodo qui ho sentito l’ esigenza, di tornare alla melodia, agli assoli melodici, ai cori anthemici che caratterizzavano la musica metal degli anni Ottanta, ovviamente rileggendoli con gli occhi di quelli che sono i Death SS attuali, cosa siamo in grado di raggiungere ora, con la professionalità e l’esperienza che abbiamo acquisito in tutti questi anni. Per esempio con Freddy nei suoi studi abbiamo lavorato con grande attenzione curando ogni dettaglio del lavoro senza ricorrere a produttori esterni. Quindi diciamo che questo insieme di cose ha contribuito a rendere spontaneo il ritorno alle sonorità del passato, rendendolo però non un revival ma un qualcosa di nuovo che comunque è stato fatto con delle sonorità e con una produzione assolutamente al passo con i tempi e penso assolutamente moderno e potente.

In un contesto in cui vengono normalmente citate le varie ‘Rock ‘N’ Roll Armageddon’ o ‘Hellish Knights’, io vorrei porre l’accento su un brano come ‘Your Life Is Now’, una traccia insolita, spiazzante, che comunque va a sottolineare la vostra assoluta libertà stilistica…
È un pezzo quasi country. Non c’è un motivo particolare per la sua nascita, mi andava di fare un brano del genere con l’armonica, ho chiamato un bravo armonicista che me lo ha suonato e trovo che sia un brano ben riuscito. Ha un buon ritornello, un bel tiro…è sicuramente tra i miei preferiti. Se lo ascolti bene è comunque un pezzo molto Death SS-iano, a partire dal testo che parla di libertà vista dalla nostra ottica, contro gli schemi, contro le censure, contro i dogmi…invita a vivere la tua vita adesso, contrariamente a quelli che sono i dogmi di determinate religioni che ti impongono una vita di privazioni per avere poi la ricompensa dopo la morte con l’eventuale Paradiso…sia nella cultura Cristiana che in quella islamica che prevede la ricompensa se però ti privi di qualcosa nella vita. Nella Church Of Satan, LaVey diceva “Here and now is our day of torment! Here and now is our day of joy!”Ora e adesso è il tuo momento di tormento, ora e adesso è il tuo momento di gioia.

Un altro pezzo da novanta di questo lavoro, ancora una volta destinato a spiazzare, è ‘Madness Of Love’ …
Mi fa piacere che venga citata ‘Madness Of Love’ perchè questo sarà il nostro prossimo singolo del quale proprio in questi giorni stiamo girando il videoclip. Il video, ve lo preannuncio in anteprima assoluta, sarà una sorta di remake della storia de ‘La Bella e la Bestia’ rivisitata in un’ottica Death SS dove la bella potrebbe essere una suora e la bestia potrebbe essere un demone o il diavolo in persona. E’ una storia d’amore a 360° anche se qualcuno potrà vedere la cosa stonata se abbinata al nostro nome, eppure è una storia d’amore a tutti gli effetti…però il concetto di amore per noi è importante, lo stesso Crowley sosteneva che fosse l’amore la forza che mandava avanti la magia. E’ un invito a trovare l’amore dentro di se a qualunque età, in qualunque circostanza…qualunque sia il percorso di vita che stai facendo è l’amore che alla fine ti da la forza per andare avanti. Si può anche leggere da un punto di vista esoterico, non necessariamente l’amore tra ragazzo e ragazza nel più tipico dei casi ma proprio l’amore in generale in senso lato, come forza magica positiva.

‘The Fourth Reich’ invece è un pezzo che pur essendo nato con una forte base cinematografica, in modo più o meno velato non può non mandare il pensiero ad una delle pagine più buie e drammatiche della nostra storia…
Come per il disco precedente, anche ‘The Fourth Reich’ è nata come colonna sonora di un film ‘Zombie Massacre 2: Reich of the Dead’, un film distribuito in tutto il mondo. Un film che parla di un plotone di soldati zombie reclutati dai nazisti, un horror splatter un po’ demenziale, che noi abbiamo usato come pretesto per offrire una chiave di lettura differente, magari legandola a quella paura che c’è per una terza guerra mondiale, per certi accordi di pace un po’ altalenanti, i deliri di Trump e la sua politica che condiziona tutto il mondo… senza entrare in termini prettamente politici si respira una paura che prima non c’era, e quindi in questo pezzo possiamo trovare collegamenti anche con l’attualità.

A proposito di horror e attualità, da cultore del genere, non trovi che sia inquietante come oggi i film horror più crudi, sadici e “efficaci” siano quelli tratti da storie vere, che a livello di violenza riducono i vari ‘Nightmare’ o ‘Venerdì 13’ una sorta di filmetti da ragazzini?
A livello cinematografico ho continuato a seguire il genere ma non ho più trovato qualcosa di realmente interessante, tanto che, quando con gli amici decidiamo di fare una classica serata horror finiamo quasi sempre a vedere vecchie pellicole degli anni Settanta…forse oggi cosa presenta maggiore interesse a livello stilistico più che al contenuto sono le serie, tipo ‘Walking Dead’ o ‘American Horror Story’ che propongono un horror con matrice magari più classica, però più attualizzato, patinato…alcune sono tecnicamente ben fatte, altre magari un po’ di meno. Il fatto è che l’orrore adesso è quello in cui viviamo e con il quale ci confrontiamo tutti giorni, nel corso della nostra vita. Ormai parlare di vampiri, zombie e lupi mannari mi fa ridere, quello non è più orrore, anzi, oggi loro sono qualcosa di catartico, di divertente, di rilassante rispetto ad un orrore politico o economico con il quale ci troviamo a scontrarci tutti i giorni.

Vi siete sempre tenuti distanti dalla politica, eppure l’impressione che mai come oggi certi temi “sociali” emergano nelle vostre composizioni…
Non siamo mai stati un gruppo politico, però non possiamo fare a meno di vedere in che mondo stiamo vivendo e come stanno andando le cose in generale. Oggi c’è più paura rispetto ad una volta, paura nel senso del destino, le nuove generazioni sono molto meno spensierate rispetto a quelle di un tempo. Oggi ci sono veramente poche risorse, poca speranza verso il futuro.

Quindi è una visione pessimistica del futuro quella che ci proponete attraverso la vostra musica…
La speranza c’è sempre, la fiducia che con l’amore le cose si possano risolvere. Lo diceva anche Crowley “Love is the law, love under will”, ‘L’amore è la legge, l’amore sotto il volere’, ovvero l’amore è la forza che potrebbe aiutare a superare tutto questo.

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