DragonHammeR – L’inizio di una seconda vita

Il 09/04/2024, di .

DragonHammeR – L’inizio di una seconda vita

I romani DragonHammerR sono una delle band di punta nella scena power metal tricolore. Attivi da ormai 25 anni, hanno saputo nel corso della loro carriera sfornare lavori di assoluto valore, sino al terremoto che sei anni or sono aveva rischiato di porre fine alla corsa della band capitolina. Con l’abbandono del cantante e fondatore Max Aguzzi e del batterista Andrea Gianangeli la storia dei DragonHammeR pareva essere giunta al capolinea, ed invece Gae, Giulio e Flavio non si sono persi d’animo, hanno arruolato Mattia Fagiolo al microfono, Alessandro Mancini alla chitarra e Marco Berrettoni alla batteria ed hanno sfornato, nel 2022, l’ottimo album dall’emblematico titolo ‘Second Life’. Un disco che la band sta promuovendo con successo anche dal vivo, come confermano le ultime date italiane di spalla agli Angra, occasione ghiottissima per intercettare il tastierista e compositore della band Giulio Cattivera e farci raccontare come procede la seconda vita dei DragonHammeR.
Siete tra le band di punta nel panorama power tricolore. Che ne dite di iniziare la chiacchierata ripercorrendo quelle che sono le fasi salienti di una carriera lunga ormai 25 anni?
“Hai ragione, nel 2024 sono 25 anni che siamo in giro, perchè i DragonHammeR sono nati nel 1999 a Roma, fondati da Max Aguzzi e Gae Amodio. Iniziammo il nostro percorso nel contesto dell’esplosione del power metal che dilagò alla fine degli anni ’90 e all’inizio degli anni 2000, realizzando il nostro primo demo, ‘Age of Glory’. Questo demo è stato registrato in maniera piuttosto casalinga, utilizzando le prime versioni delle DAW più famose dell’epoca. Conserviamo ancora la traccia originale, ‘DragonHammeR’. Nel fervore di quei giorni, con il supporto di un produttore che ascoltò il demo, decidemmo di lavorare sul nostro primo album, ‘The Blood Of The Dragon’, alla fine del 1999. A quei tempi era un po’ tutto nuovo, sia per noi ma in parte anche per il nostro genere. Ti potevi subito rendere conto se una canzone funzionava, se un’idea era nuova/valida. Al tempo la band voleva essere espressione di passione e idee dei suoi membri, concentrata originariamente sul power metal e su temi fantasy. Col passare del tempo, abbiamo però virato verso tematiche più sociali e personali, cambiando spesso anche il sound, come evidenziato anche nell’ultimo album ‘Second Life’. Fondamentalmente, cerchiamo di raccontare noi stessi attraverso le nostre canzoni.”
Nel corso della vostra carriera avete fronteggiato anche importanti cambi di line-up. Pensate che, con questi cambiamenti, sia mutato anche il vostro modo di comporre musica o seguite direttive immutabili?
“La band ha avuto diverse vite negli anni, ognuna con la sua organizzazione. Nella nostra versione attuale (se cosi si può dire) discutiamo insieme la direzione artistica per l’album successivo. Ci sono poi alcuni membri che alimentano il motore creativo con idee e materiale, che vengono poi elaborati collettivamente. Lavoriamo come una squadra, cercando di garantire che ognuno di noi lasci il proprio segno nella musica che facciamo. Personalmente, trovo ispirazione dalle esperienze, luoghi amati, libri e viaggi. Visualizzo la musica nella mente e dedico tempo a rappresentarla al meglio con la collaborazione degli altri.”

Quali sono le emozioni che si celano dietro la musica della vostra band?
“Con i DragonHammeR cerchiamo di raccontare noi stessi, spesso basando le canzoni su esperienze personali. Utilizziamo spesso la formula del “concept” album o dello “storytelling” per condividere messaggi personali che possano coinvolgere gli ascoltatori.”
‘Second Life’, il vostro ultimo lavoro, è in circolazione da ormai un paio d’anni. Come è stato accolto dalla comunità metal?
“Positivamente e oltre le nostre aspettative. E ne siamo entusiasti. Devo dire che gli obbiettivi che ci eravamo prefissati sono stati raggiunti e hanno trovato riscontro nella critica e nelle opinioni della comunità. In breve, l’intento non era di creare un album con la pretesa di essere innovativo o dirompente a tutti i costi, ma piuttosto di realizzare un lavoro bello, piacevole per il pubblico.”
Ecco, quali erano gli obiettivi che vi eravate posti quando avete iniziato a lavorare al nuovo disco?
“L’album è stato creato in un momento particolare per la band. L’uscita di Max Aguzzi (uno dei membri fondatori), avvenuta dopo il precedente album ‘Obscurity’, poteva generare lo scioglimento della band oppure innescare un’ importante riorganizzazione. La band ha manifestato la voglia di continuare a fare musica e di proseguire il suo percorso, maturando tutta l’esperienza fatta e creando di fatto un nuovo ciclo di vita. Così sono state gettanti le basi per ‘Second Life’. Dal punto di vista del messaggio e dei contenuti, l’obiettivo che avevo prefissato per questo album era quello di raccontare le fasi salienti della vita. Il protagonista, brano dopo brano, permetterà all’ascoltatore di immedesimarsi nel suo racconto. Per noi era importante fare un album che fosse almeno all’altezza dei precedenti e che desse nuova linfa vitale alla band.”
Suppongo che, visto tutte queste vicissitudini, il disco abbia avuto una gestazione tutt’altro che semplice…
“Infatti, tanto che ho iniziato a lavorare a ‘Second Life’ nel 2020. C’era il Covid e la musica fu per me una salvezza per superare quel momento difficile che tutti, compreso me, stavano vivendo. Nella tragicità della situazione, fu però anche un “buon” (se così si può definire) momento per il nostro songwriting. Sia perché le attività live erano ferme, sia perché fu fonte di diversi stimoli creativi. Coinvolsi fin da subito anche Alessandro Mancini e a mano a mano anche tutti gli altri presero parte. Quando le preproduzioni erano pronte e soddisfacenti per tutti, entrammo al Kick Recording Studio a Roma nel Febbraio del 2022. A Luglio dello stesso anno avevamo finito tutto, master compreso”.
Ascoltandolo oggi, c’è una canzone alla quale ti sei trovato particolarmente legato per qualche ragione personale?
“Posso affermare che ‘Second Life’ è attualmente il nostro album preferito per diverse ragioni: rappresentava una sfida significativa per la band, che ha dovuto mettersi alla prova dopo una profonda riorganizzazione della line-up; racconta esperienze, compresi momenti difficili, vissuti da noi stessi; coinvolge il contributo importante di tutti i membri nel risultato finale. Ci siamo molto affezionati. Alla luce di tutto questo non è facile scegliere una canzone alle quale sono legato, ma forse sceglierei ‘Fallen Brother’, una ballata struggente che affronta il tema della perdita delle persone che amiamo. Vi invito in generale a leggere le lyrics e il concept che, per questo album, sono molto importanti.”
Qual è la cosa più preziosa che avete imparato durante la scrittura, la registrazione e la pubblicazione dell’album?
“A mio avviso, al collaborazione, il rispetto e il costante impegno rappresentano la chiave fondamentale per il successo di un album. Con ‘Second Life’, abbiamo dimostrato a noi stessi che orientandoci verso il bene del risultato finale, in un clima di collaborazione costruttiva, si ottengono risultati positivi. È essenziale mettere da parte l’ego e ampliare le prospettive quando si lavora in squadra per un obiettivo comune. Il confronto con gli altri si rivela prezioso nel riesaminare e modificare le proprie convinzioni al fine di migliorare continuamente.”
Hai affermato che il disco è nato in piena pandemia. Pensi che quanto accaduto con il Covid abbia in qualche modo influenzato il vostro modo di scrivere e vivere la musica?
“Per la stesura di ‘Second Life’, abbiamo lavorato sempre da remoto durante la pandemia. Non è stato particolarmente complicato perché eravamo già abituati a lavorare a distanza. Solamente per i primi due album facevamo delle sessioni in sala prove e si componeva anche in sala. Da ‘The X Experiment’ in poi (2013), la maggior parte del lavoro compositivo è sempre stato fatto altrove, a casa o in studio. Tornando al Covid, per quanto riguarda il live e il contatto con il pubblico, avevamo purtroppo fermato tutte le attività… e a questo non eravamo certo abituati. Le performance live fanno parte della vita degli artisti ed è forse il modo più diretto per comunicare con le persone, i fan. Tutto questo ci era mancato. Abbiamo cercato di mitigare la situazione facendo più attività sui social e migliorando la nostra “identità digitale” cercando di mantenere un contatto con il nostro pubblico e di regalare, per quanto possibile, momenti piacevoli in un periodo così difficile.”
Siete nati in un periodo in cui il power tirava tantissimo e in Italia erano uscite numerose band capaci di competere a livello mondiale con i big del genere. Se guardi alla scena oggi, pensi  che ci possa essere ancora un futuro per i gruppi che suonano power classico?
“Io penso che le forme d’arte, in generale, seguono cicli e diventano intrinsecamente legate alla cultura nel corso del tempo. Fondamentalmente, non scompaiono mai del tutto. Il nostro genere musicale potrebbe aver vissuto il suo apice qualche decennio fa, ma attualmente è parte integrante della cultura musicale di tutti gli appassionati di rock e metal, e non solo. Certamente le tendenze cambiano spesso, così come la musica, ma ritengo che il power sia uno dei generi metal più longevi che è riuscito a trovare la sua dimensione anche dopo il periodo di massima popolarità. In un mondo che evolve rapidamente, è cruciale rimanere al passo coi tempi e cercare di modernizzarsi senza perdere le proprie radici. Questo equilibrio tra tradizione e innovazione consente al genere di mantenersi rilevante e di adattarsi alle esigenze e ai gusti in continua evoluzione.”

Come è cambiato il vostro approccio alla scrittura, alla registrazione e al tour nel corso degli anni?
“Nel corso degli anni, il nostro approccio alla scrittura ha costantemente mantenuto la caratteristica di voler narrare i pensieri, le sensazioni e le vicende personali, spesso integrandoli in concept album o più generalmente, in una storia. Dal punto di vista musicale, il nostro primo album si conformava maggiormente ai canoni classici del power metal dell’epoca. Successivamente abbiamo virato verso tematiche più sociali e introspettive. Dal punto di vista sonoro, ci siamo orientati verso un sound più duro e, a tratti, progressivo (erano gli anni di ‘The X Expertiment’, 2013). Un secondo cambiamento significativo è avvenuto con il nostro ultimo album, ‘Second Life’ del 2022. Dopo
un sostanziale rimescolamento della formazione e l’uscita di Max Aguzzi dal gruppo, è emersa la necessità di assorbire e metabolizzare il percorso fatto fino a quel momento, conducendo a una riformulazione della band. Nell’intento di ottenere una nuova “vita”, abbiamo scelto di costruire sopra le nostre radici. Per questo motivo, nell’ultimo album si osserva un ritorno ad alcuni dei nostri tratti distintivi del passato, che fungono da colonna portante per gli elementi più innovativi.”
Quali sono le principali differenze tra l’ultimo album e i vostri lavori precedenti?
“‘Second Life’ è un album che parla di quel momento nel quale ci viene concessa una seconda possibilità e si prende consapevolezza di cosa è davvero importante. Una storia che accomuna tutti noi come uomini e anche i DragonhammeR come band. La musica contiene sicuramente elementi caratteristici dei primi DragonhammeR. Tuttavia li abbiamo evoluti con una componente sinfonica molto più importante, con nuovi stili vocali introdotti dal nostro nuovo cantante Mattia Fagiolo e abbiamo prestato molta più attenzione nell’usare soluzioni meno banali nella composizione. L’album dipinge una storia ambientata nel passato, affrontando tematiche sociali e introspettive che
risultano estremamente attuali, permettendo all’ascoltatore di identificarsi facilmente. Il tutto è immerso in un’atmosfera fantasy che abbiamo voluto riportare alla luce ed evolvere ulteriormente. Infine, abbiamo investito molto nella produzione, con un lavoro fondamentale svolto presso il Kick Recording Studio per migliorare al massimo la resa dell’album.”
Quali sono i vostri ascolti attuali?
“Nei DragonhammeR ascoltiamo veramente di tutto e poi la maggior parte di noi hanno anche altri progetti musicali, quindi non siamo fossilizzati su un unico genere. Personalmente, apprezzo una grande varietà di generi musicali, non limitandomi al solo rock e metal. Mi piace attingere da diverse influenze per ideare soluzioni che poi applico nei DragonhammeR. Ultimamente, mi sto dedicando molto al neo-folk, specialmente durante i mesi invernali e autunnali, trovando conforto in questo genere musicale mentre trascorro serate a casa mia in montagna. Il metal e il rock sono una parte solida dei miei ascolti, ma insieme a loro è molto facile trovare nelle mie playlist anche opere classiche o pianisti del passato come Chopin che rimane uno dei miei preferiti. Non seguo stereotipi rigidi, credo che esplorare diversi generi arricchisca la creatività e contribuisca a veicolare il meglio di noi stessi nella musica che creiamo, di qualsiasi genere essa sia.”
Se dovessi registrare una cover, quale sarebbe e perché?
“Mi piace suonare le cover cercando di dare anche un mio contributo, per esempio con una personale interpretazione. Penso che sia sia un modo efficace per ricambiare l’artista dell’opera fatta e per dimostrarlo agli ascoltatori. Viceversa, non mi piace intendere le cover come mere riproduzioni, penso che sia più giusto per l’ascoltare rivolgersi direttamente all’autore originale (quando possibile ovvio). Non c’è una canzone in particolare per la quale vorrei fare una cover, ma mi succede spesso che alcune canzoni siano ricorrenti nelle mie playlist e nella mia mente in un determinato momento che sto attraversando.”
Come è nato il tuo amore per la musica?
“La musica ha sempre fatto parte della mia vita, non saprei quindi identificare un momento in particolare dal quale è nato tutto. Quando ero piccolo, nella mia famiglia si ascoltava prettamente il cantautorato italiano ma anche band rock e hard rock internazionali degli anni ’70 e ’80. Ben presto, all’età di circa 10 anni ho iniziato a studiare pianoforte, anche perché in famiglia ho parenti pianisti che avevo spesso il piacere di ascoltare e l’ho vista quindi come una scelta naturale. A un certo punto ho realizzato che la musica rock era la mia più grande passione e “stregato” dal leggendario suono di Jon Lord dei Deep Purple ho cominciato a suonare il piano e le tastiere in varie band rock di Roma. In generale amo la creatività, e anche nella musica ho spesso preferito creare qualcosa di mio, motivo per cui non mi sono mai impegnato più di tanto nelle cover band quando ero più giovane e non ho mai amato particolarmente la mera esecuzione delle opere pianistiche quando studiavo pianoforte.”
Cosa significa per te la musica?
“E’ la mia compagna, la mia valvola di sfogo e soprattutto uno (se non l’unico) modo efficace che ho per parlare di me stesso.”
Qual è l’ultimo concerto al quale hai assistito? Quando vai ai concerti acquisti ancora il CD/merch?
“Credo che l’ultimo concerto a cui ho assistito sia stato quello del maestro Yngwie. Era un po’ che non si esibiva nelle mie zone, quindi ho colto l’occasione. Per quanto riguarda il merch, sì, lo acquisto ancora, specialmente per sostenere band emergenti. Ma non è l’unico motivo. Penso che l’acquisto di merch sia anche un modo per dare una forma tangibile alla musica e contribuire a stabilire un legame più autentico con la band. Con lo streaming musicale, non c’è più la necessità pratica di acquistare un prodotto fisico come un CD o un vinile per godere della musica. Quindi, se dedichi del tempo ad ascoltare un CD o un vinile sul tuo divano, magari sfogliando il booklet, stai scegliendo di dedicare un momento autentico a quella band.”
Qual è l’aspetto del musicista che ti piace di più?
“Il rapporto con le persone che scelgono di ascoltarti. Sarà una risposta banale ma per me arrivare alle persone è veramente l’aspetto più importante.”
In conclusione, vi abbiamo visto di recente di spalla agli Angra, ma state pianificando anche un tour tutto vostro?
“Certamente, come hai detto tu abbiamo suonato in supporto agli Angra nelle loro tre date italiane (il 22, 23 e 24 marzo) e la risposta del pubblico è stata molto positiva. Ora stiamo pianificando la partecipazione a festival estivi e eventi di fine 2024, ma al momento non posso anticipare ulteriori dettagli. Restate sintonizzati sui nostri canali social per ulteriori aggiornamenti.

 

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