Headbangers Ball Tour w/Exodus + Sodom + Death Angel + Suicidal Angels @Phenomenon – Fontaneto d’Agogna (NO), 14 dicembre 2018

Il 23/12/2018, di .

Headbangers Ball Tour w/Exodus + Sodom + Death Angel + Suicidal Angels @Phenomenon – Fontaneto d’Agogna (NO), 14 dicembre 2018

Caspita, quanto fascino può ancora avere il marchio Headbangers Ball? Quella trasmissione che negli anni ottanta e novanta era l’unica trasmissione anglosassone ove poter ascoltare e soprattutto vedere video clip di bands metal, dalle più conosciute a quelle meno note che però grazie al mezzo televisivo potevano trovare un punto di svolta in carriera. Quei tempi e soprattutto quella trasmissione ormai fanno parte della preistoria del metal in un mondo dove YouTube e la rete la fanno da padrona ma il fascino continua ad essere intatto, tanto che ormai siamo all’ennesima versione di un tour che annualmente arriva in Europa, un tour che ha visto la luce la prima volta nel lontano 1989 quando in cartellone trovavamo gli Anthrax in procinto di promozionare ‘State Of Euphoria’, gli Helloween ‘Keeper of the Seven Keys Pt.2’ e, guarda un pò, gli Exodus con il loro (all’epoca) ultimo album, ‘Fabulous Disaster’. Buffo trovarli nuovamente nel roster, questa volta meritatamente come headliner che ha visto altri veterani come Sodom, Death Angel ed i Suicidal Angels: un appuntamento quindi che non poteva non attrarre fans da tutta Italia per celebrare il thrash metal, quello vero, quello della Bay Area quanto quello europeo che ha avuto una sua importanza fondamentale nello sviluppo di un genere che non sembra ancora cedere il passo con i tempi. Complessivamente la serata è stato un autentico festival, un party in un club (Phenomenon) che si è rivelato ancora una volta come uno dei migliori posti dove assistere ad un concerto per qualità del suono in sala e per come il palco sia visibile in maniera eccellente in qualsiasi punto del locale ci si trovi. Ma andiamo a vedere band per band come si è svolta la serata nel dettaglio….

SUICIDAL ANGEL
Capital of War
Bleeding Holocaust
Front Gate
Eternally to Suffer
Bloodbath
Seed of Evil
Moshing Crew
Apokathilosis

E fu così che puntuali come un orologio svizzero comincia lo spettacolo dei Suicidal Angels, per chi è già dentro la sala nonostante l’orario un pò proibitivo cominciano a scaldarsi i motori e la curiosità di vedere un gruppo molto giovane ma molto attivo è alta: dal 2007 al 2016 sono ben sei gli album pubblicati dal quartetto ed ora eccoli imbarcati nell’Headbangers Ball tour. Il quartetto capitanato dal chitarrista / cantante Nick Melissourgos non si risparmia di certo in questa mezz’ora di spettacolo anche se bisogna ammettere che il loro show è stato un pò statico, complice il fatto che Melissourgos deve occuparsi di un doppio ruolo sul palco rimanendo però molto statico e fermo al centro dello stage. E’ compito quindi del duo Gus Drax (chitarra) e Aggelos Lelikakis (basso) dare un pò di verve al tutto, i due musicisti si muovono in lungo ed in largo cercando di sopperire a questa fisiologica mancanza, diremmo con risultati egregi anche se si continua a notare ancora la loro (forse) poca esperienza live, dovessimo indicare un aggettivo diremmo che è stato uno spettacolo un pò ‘statico’. A livello musicale la loro scaletta varia e spazia da ‘Sanctify the Darkness’ del 2009 con ‘Apokathilosis’ fino all’ultimo ‘Division Of Blood’ del 2016 con le varie ‘Capital of War’, ‘Bleeding Holocaust’, ‘Front Gate’, ‘Eternally to Suffer’. La nuova produzione, seppure già in parte datata, risulta maggiormente convincente rispetto al materiale più vecchio, il pubblico li sostiene in maniera esemplare formando una piccola bolgia sotto il palco che puntualmente li sostengono in ogni momento. A livello tecnico la band non è certo esemplare ma sopperisce benissimo a questa piccola lacuna con una notevole verve suonando un set comunque al vetriolo, non risparmiandosi mai. Il loro thrash metal è foriero di tutte le influenze che ne caratterizzano il sound, si possono riconoscere quindi mano a mano che vengono eseguiti i brani echi di Metallica, Slayer, Grip Inc. giusto per citare qualche nome, stupisce come a distanza di trent’anni il thrash metal old school possa fare ancora proseliti ed influenzare enormemente giovani band come i Suicidal Angels. In definitiva uno spettacolo onesto, genuino, i suoni non erano ancora eccellenti per uno show che merita il prezzo del biglietto in attesa di poter vedere sul palco le altre band questa sera nel cartellone.

DEATH ANGEL
Evil Priest
Left For Dead
Claws In So Deep
Mistress Of Pain
The Ultra-Violence / Thrown To The Wolves
Kill As One
The Moth

Ed eccoci arrivati ai Death Angel, per esperienza e solidità non possono certamente sfigurare nei confronti degli headliner della serata così come confrontandoli con le altre due band a fare da corollario ad uno show tutto da vivere e da vedere. Il cambio palco viene fatto in maniera rapidissima per poter permettere a tutte e quattro le band di esibirsi nei tempi a loro concessi, il quintetto americano ritorna a suonare sul suolo italico a distanza di solamente dodici mesi rispetto allo scorso anno quando li vedemmo sul palco del Live di Trezzo in compagnia di Annihilator e Testament, non è da tanto tempo quindi che mancano ai fan italiani ma nonostante questo il pubblico risponde presente! Ma d’altronde, i Death Angel sono una garanzia, difficile tornare a casa insoddisfatti dopo un loro live show. E questa volta fortunatamente non vale il detto ‘eccezione conferma la regola’, le aspettative sono state ancora una volta confermate pienamente. La band è come al solito in formissima, la scaletta è qualcosa che potremmo di sicuro definire come old school thrash vedendo una scaletta pescare a piene mani dal loro primo album ‘The Ultra Violence’ del lontano 1987: ecco quindi che appena risuonano le note di ‘Evil Priest’ scatta un boato dal pubblico che fa salire immediatamente la temperatura e l’adrenalina nella sala. Rob Cavestany e Ted Aguilar, la loro verve e presenza scenica si compensano alla perfezione, più controllato quest’ultimo al quale fa da contraltare la continua scarica di adrenalina nelle corde e nell’anima di Rob Cavestany. La base ritmica formata da Damien Sisson e Will Carroll è puntuale, precisa, picchia quando è necessario ed accarezza quel tanto che basta in attesa dell’ennesima frustata che ti lascia al tappeto. Mark Osegueda è il classico frontman adrenalinico con un’importante presenza scenica che riesce a trasportare il pubblico in ogni istante dello show, le sue doti vocali non si discutono pur nei limiti del genere riuscendo a catalizzare l’attenzione dei fan in maniera esemplare. I ringraziamenti a chi è venuto anche da lontano per vederli sono copiosi, gli attestati di stima e l’affetto che il pubblico gli tributa sono sottolineati da un estasiato Osegueda. Il concerto è stato energico, molto fisico ed adrenalinico, la bolgia sotto il palco è stata incessante dall’inizio alla fine condita dal crowdsurfing tra gli occhi stupiti e contenti al tempo stesso della band, lo scambio di energia tra band è pubblico è stato qualcosa di esaltante che diventa difficile da spiegare a parole, solamente vivendo certe situazioni si riesce a comprendere pienamente il totale affiatamento e simbiosi che brano dopo brano si è creato tra chi era sopra il palco e chi invece stava sotto il palco. Una scaletta quindi piuttosto concentrata ma in linea con il loro trademark privilegiando come detto il loro esordio, ecco quindi arrivare addosso ai malcapitati astanti ‘Kill As One’ e l’acclamatissima ‘Mistress Of Pain’ passando per l’altrettanto osannata ‘Thrown To The Wolves’ da ‘The Art Of Dying’ e continuando con la discografia più recente rappresentata da ‘Left for Dead’ (‘The Dream Calls For Blood’ / 2013), ‘Claws in So Deep’ (‘Relentless Retribution’ / 2010) finendo con ‘The Moth’ dall’ultimo studio album del 2016 ‘The Evil Divide’. Una serata unica e speciale, potremmo dire con un pizzico di ironia quasi ‘noiosamente uguale a qualsiasi show dei Death Angel’: uno spettacolo nello spettacolo, energia a fiumi che ti rimane addosso per giorni! A livello scenografico possiamo aggiungere che è stato tutto molto scarno, solo un backdrop nero alle loro spalle con il loro logo ma fortunatamente a ‘parlare’ è stata la musica con un prestazione superlativa da primi della classe. Stupendi, emozionali, incredibilmente adrenalinici…in una parola: Death Angel!!

SODOM
Procession To Golgatha
Blasphemer
Sodomy And Lust
Partisan
Agent Orange
Conflagration
Outbreak Of Evil
Tired And Red
One Step Over The Line
Remember The Fallen
Bombenhagel

Attesissimi anche i Sodom, ormai la sala è gremita, il nuovo ep ‘Partisan’ è stato appena pubblicato ed è un modo per vedere all’opera la nuova line up formata da Frank ‘Blackfire’ Gosdzik (chitarra), Yorck Segatz (chitarra) e Stefan ‘Husky’ Huskens alla batteria con il solo Tom Angelripper a comandare le danze. Acclamati tanto quanto i Death Angel, i Sodom non lesinano forze ed energie, sono sempre e comunque una macchina da guerra grazie anche al loro repertorio: un boato accoglie ‘Sodomy and Lust’, finalmente l’esibizione è anche accompagnata da un buon gioco di luci che rende lo spettacolo certamente più attraente anche se non può sostituire il fattore meramente musicale. Braccia alzate che si muovono a ritmo…miglior accoglienza i Sodom non potevano riceverla dopo la deludente prova dello scorso giugno al Rock the Castle a causa di noiosissimi problemi tecnici. Ma qui è un’altra storia, seriamente. Dopo una buona ‘Partisan’ scoppia il finimondo con ‘Agent Orange’ tratta dall’omonimo album del 1989, il pogo si fa pressante ed incessante…il pubblico non aspettava altro! Il set fila liscio come l’olio, difficile rimanere indifferenti a brani old school come ‘Tired And Red’ / ‘Remember The Fallen’, ‘Procession To Golgotha’ / ‘Bombenhagel’ da ‘Persecution Mania’ del lontano 1987 così come la già citata ‘Sodomy And Lust’, l’impatto è sempre da primi della classe: possono non piacere ma è indubbio che il loro repertorio e la loro esperienza rende ancora molto attraenti le loro performance, questa sera non deludono di certo. Angelripper è in grande forma, il suo cantato quasi maligno è qualcosa che rende unico il loro sound. Pubblico e band non si risparmiano, la coesione e l’adrenalina non raggiunge da quanto fatto con i Death Angel ma il livello è altissimo, basti ascoltare ‘Remeber the Fallen’ posta in fondo alla scaletta: una mazzata in pieno volto che non lascia scampo!!! ‘Bombehagel’ è la ciliegina sulla torta di un buonissimo concerto, un’ora di metallo fumante in tutto il suo splendore. Pubblico e band soddisfatte per una serata che attende ancora gli headliner, fino ad ora le attese sono state ripagate pienamente.

EXODUS
Bonded By Blood
Exodus
And Then There Were None
Body Harvest
Impaler
Fabulous Disaster
A Lesson In Violence
Blacklist
Motorbreath
The Toxic Waltz
Strike Of The Beast

A distanza di pochi mesi dalla loro ultima calata italica in quel di Verona lo scorso giugno, tornano gli Exodus con un pacchetto di bands di assoluto valore che ogni amante del thrash non può farsi scappare. Gli headliner sono loro, lo si nota fin dal cambio palco: ora è tutto per loro, backdrop minimal nero con scritta Exodus a fare da cornice. Ed alle 23:00 eccoli arrivare: cinque animali da palco che non aspettavano altro che mettere a ferro e fuoco il locale aiutati dal pubblico più che ben disposto per usare un eufemismo a creare una bolgia (quasi) incontrollata sotto il palco. Ed è subito old school thrash appena scatta il riff maligno di ‘Bonded by Blood’ seguita a ruota da ‘Exodus’…è un catapultarsi direttamente negli 80’s, la mente non può non andare a Paul Baloff, indimenticato leader e cantante di quella pietra miliare chiamata per l’appunto ‘Bonded by Blood’. I fans rispondono presente con un pogo incessante sotto il palco, il pit è un turbinio di corpi che si accavallano uno con l’altro mentre l’headbanging è la parola d’ordine per le prime file. Che dire della band? Jack Gibson sembra sempre in disparte ma è insieme al drumming di Tom Hunting il motore di tutta questa macchina, Kragen Lum e Lee Altus sono una coppia affiatata dopo ormai un decennio assieme, precisi e puliti nei soli ed estremamente aggressivi nel riffing. Steve ‘Zetro’ Sousa è come Mark Osegueda prima di lui, autentico mattatore e catalizzatore delle attenzioni del pubblico, il suo sguardo va dal maligno / psicotico al preoccupato quando i fans finiscono sotto il palco dopo il crowdsurfing…anche questo è un segnale di come lo show sia sentito e vissuto intensamente da sopra e sotto il palco. ‘And There Were None’ acuisce ancora di più questo aspetto, Sousa incita e cerca il pubblico non solo sotto il palco ma anche nelle retrovie. Un salto nel (quasi) nel presente con l’esecuzione di ‘Body Harvest’ da Blood in, Blood Out’ uscito ormai quasi cinque anni fa: ed è questo l’aspetto che stupisce sempre, l’amore e la devozione che il pubblico tributa loro nonostante l’ultimo album risalga a quasi a mezzo lustro fa. E proprio per questo il quintetto a stelle e strisce gioca con il materiale più datato: quando risuonano le prime note di ‘Fabulous Disaster’ la gente perde il controllo, il pogo so fa sempre più incessante…immaginate poi l’accoppiata con ‘A Lesson in Violence’: un gran simpatico e violento sano delirio! Ormai pubblico e band sono una cosa sola, Steve Zetro ringrazia per l’ennesima volta tutti per essere accorsi a questo appuntamento che sembra una vera e propria festa, la band è visivamente colpita da tanto affetto. Colpisce vedere come ai lati del palco le altre band in cartellone siano presenti per godersi ancora una volta lo show, vengono citati con il boato del pubblico e Mark Osegueda fa la sua comparsa con grandi abbracci di stima ed affetto con Sousa. La magia della Bay Area è anche questo. Dopo una tellurica ‘Blacklist’ Steve Zetro annuncia l’esecuzione di ‘The Toxic Waltz’…parte invece il riff di Motorbreath tra lo stupore e la gioia dei presenti che ne cantano la prima strofa..la suonassero così i Metallica odierni sarebbe bello ma qui parliamo di Exodus che aggrediscono in pieno volto con il loro brano: massacro collettivo. La comunità metal qui accorsa ha ancora tempo per scatenarsi in ‘Strike of the Beast’: violenza allo stato puro, adrenalina che si percepisce a fior di pelle, band e pubblico si sono scambiati l’energia in maniera spontanea anche quando Zetro ha invitato il pit a dividersi in due tronconi ai lati estremi del palco ed invitandoli al pogo più sfrenato al suo comando….bolgia ci si aspettava e bolgia è stata! Bello e quasi commovente il finale della stessa ‘Strike of the Beast’ quando la band ha invitato tre ragazzini di età media 10-11 anni a salire sul palco imbracciando le chitarra ed il basso gentilmente offerti loro dalla band e sottolineando come loro siano il futuro dell’heavy metal, quasi una scena tratta dal miglior film hollywoodiano. È stato uno show adrenalinico, un po’ nostalgico per certi versi e forse migliore del seppur recente al Rock the Castle, complice anche le dimensioni e la struttura del locale l’acustica quanto l’ambiente da club più raccolto ha acuito la sempre presente energia e sinergia con il pubblico di cui i loro live shows sono intrisi. Ora sarebbe anche il caso che, complice la fine delle attività con gli Slayer che Gary Holt tornasse in pianta stabile nella band per poter ricominciare a produrre del vecchio e sano thrash metal come solo loro e pochi altri sono stati in grado di consegnare alla storia. Ci sarà il problema delle tre chitarre ma da musicisti navigati ci si aspetta una soluzione che permetta alla band di proseguire felicemente una carriera strepitosa. Un’altra prestazione maiuscola, muscolare e coinvolgente in ogni frangente, musicisti che riescono a divertirsi sul palco dopo oltre trent’anni di onorata carriera, un divertimento che riesce a coinvolgere il pubblico che li acclama come loro beniamini, vincitori ai punti con i Death Angel di una serata che ha visto trionfare il thrash metal, quello vero, quello genuino per fans estasiati, un pubblico che si è diviso abbastanza equamente tra quarantenni e ventenni che probabilmente li vedevano per la prima volta….anche questo è comunità, una comunità che deve necessariamente vedere un cambio generazionale per poter garantire un futuro roseo a tutto il movimento metal. Se questi ‘vecchietti’ sono ancora in grado di esibirsi in show così ‘esageratamente adrenalinici’….c’è ancora speranza che i più giovani possano prendere spunto continuando a far splendere luminosa la stella del thrash metal.

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