Iced Earth – Incorruptbile

Il 04/07/2017, di .

Gruppo: Iced Earth

Titolo Album: Incorruptible

Genere: ,

Durata: 54 min.

Etichetta: Century Media

Distributore: Sony

66.6

Preambolo alla recensione. Non ho mai voluto recensire un disco degli Iced Earth, rispettando la legge che recita “quando sei troppo attaccato in maniera affettiva a una band, evita di tentare di giudicarla”. Ebbene, per me la band di Jon Schaffer è stata la giuntura fra gli ascolti classici della pubertà che ti fanno scoprire il genere (Metallica, AC/DC, Guns N’ Roses, ecc.) e l’approfondimento di quello che è poi diventato una passione e, per così dire, un lavoro. Ho scoperto gli Iced Earth dopo l’uscita di ‘Something Wicked This Way Comes’ – quello che per me è ancora il “disco della vita” (ovvero quello cui sono più legato, non dico sia il migliore di tutti i tempi – lo preciso per evitare sterili polemiche) per quanto riguarda il Metal classico, tanto quanto lo è ‘Det Som Engang Var’ di Burzum per l’estremo – e ho assistito all’uscita di un altro pilastro della discografia della band statunitense, quel ‘Horror Show’ con la miglior line-up della storia del gruppo, con la sezione ritmica composta da Steve DiGiorgio e Richard Christy (mai esibitasi dal vivo) e con l’ultima apparizione in studio di Barlow prima del – disgraziato – ritorno con ‘The Crucible Of Man: Something Wicked Part 2’. Credo di conoscere ogni singola nota di ogni fottuto disco degli Iced Earth a memoria, riconosco le cadute e i meriti del gruppo, quindi proverò a essere imparziale nel giudicare quest’ultima fatica. In caso contrario, scrivete pure le vostre opinioni nei commenti.

Anno Domini 2017, Jon Schaffer partorisce il dodicesimo disco di questa sua creatura in quella che può essere considerata la terza incarnazione, dopo l’era Barlow e quella Ripper. Di certo il cammino con Stu Block, il compromesso pressoché perfetto tra LA voce di Matt e la potenza – talvolta fuori luogo per questa band – di Owens, era iniziato in maniera magnifica, con quel ‘Dystopia’ che aveva fatto gridare al quasi-miracolo sia i fan che gli addetti ai lavori. Il primo full-length con Block accontentava sia i fan del tradizionale stile Iced Earth che la critica, mai stata, a ragione, troppo indulgente con il gruppo americano. ‘Dystopia’ è un disco che ancora oggi dimostra freschezza e una voglia di riscatto lampante. Caratteristiche meno presenti nel comunque buono/discreto ‘Plagues Of Babylon’, album con una struttura studiata, ma molto compassato ed eccessivamente elaborato; uno di pochi dischi degli Iced Earth di cui nemmeno una traccia rimane impressa nella mente. Il terzo capitolo della terza era è questo ‘Incorruptible’, termine che calza a pennello a Schaffer e al suo modo di pensare, oltre che di concepire la musica. Siamo lontanissimi dai fasti del primo segmento della carriera della band e molto più vicini agli scialbi album di transizione che hanno violato il capolavoro summenzionato ‘Something Wicked…’, ‘Framing Armageddon’ – qualche pezzo buono ma uscita trascurabile – e il successore ‘The Crucible Of Man’ – vero e proprio crollo del genio schafferiano che neppure il breve ritorno di Barlow è stato in grado di salvare.
Siamo quindi circa al livello di ‘Framing Armageddon’ e sotto ‘Plagues Of Babylon’ per quel che concerne la classifica personale del sottoscritto. Un penultimo posto ben saldo.
Eppure il disco inizia bene, con la grinta e l’irruenza di ‘Great Heathen Army’, con le classiche linee melodiche scandite dalle chitarre e l’oramai rappresentativa ugola di Block a fare il suo sporco lavoro. Una traccia che la band di Schaffer riproporrà di sicuro nel tour a supporto del disco. Anche ‘Black Flag’ non è un pezzo del tutto da buttare, presentandosi come mid-tempo al secondo posto nella tracklist come capita sovente nei dischi degli Iced Earth (ricordate ‘Melancholy’?). Brani non di eccelsa qualità, ma che assolvono bene il loro compito, rimanendo sulla stessa linea qualitativa degli ultimi dischi del gruppo. ‘Raven Wing’ si apre con quel suono di chitarra che è un trademark di Schaffer, e un Block che tenta di ricalcare le trame vocali di Barlow – e caro Stu, questo paragone dovrai portatelo appresso per tutta la tua permanenza in questo gruppo. A parte questo, il pezzo comincia un po’ a zoppicare per ripetitività, un paio di minuti di meno e si sarebbe collocato fra gli highlight di ‘Incorruptible’. Qui il disco cade un po’ in un buco nero. ‘The Veil’ è un brano con una buona presa ma inconcludente; ‘Seven Headed Whore’ prova a resuscitare gli Iced Earth modalità thrash tuttavia non riesce a incidere sino in fondo; ‘The Relic’ cade nell’autocelebrativo fino a rasentare il paradosso stilistico; la strumentale ‘Ghost Dance’ è ben confezionata e gradevole, inutile dire che non raggiunge minimamente i livelli di pezzi come ‘1776’; il mestiere compositivo si nota anche nelle seguenti ‘Brothers’ e ‘Defiance’, quest’ultima che tra l’altro tenta di ripercorrere le eroiche antiche gesta della band con un riffing prepotente e un chorus ammiccante. La conclusione è lasciata alla lunga ‘Clear The Way’, dove Schaffer torna al suo amore per la storia americana e per la Guerra di Secessione, trattando qui la sanguinosa battaglia di Fredericksburg e tornando nel fangoso terreno di ‘The Glorious Burden’.

Siamo dunque giunti alla fine di ‘Incorruptible’ e dobbiamo tirare le somme. Un po’ abbiamo già detto che la qualità del disco punto più verso il basso e che l’ispirazione, questa volta, non ha arriso. Alcuni pezzi dell’album risulteranno di sicuro migliori in sede live, visto il grande impatto che ha sempre contraddistinto la band statunitense, altri, probabilmente, finiranno nel dimenticatoio. Mi fermo su un 66,6 d’incoraggiamento per un gruppo che sa e può fare di più, senza mai dimenticare quello che ci ha regalato nel corso della carriera.

Tracklist

01. Great Heathen Army
02. Black Flag
03. Raven Wing
04. The Veil
05. Seven Headed Whore
06. The Relic (Part 1)
07. Ghost Dance (Awaken The Ancestors)
08. Brothers
09. Defiance
10. Clear The Way (December 13th, 1862)

Lineup

Stu Block: vocals
Jon Schaffer: guitars, keyboards, vocals
Jake Dreyer: guitars
Luke Appleto: bass
Brent Smedley: drums