Napalm Death – Throes Of Joy In The Jaws Of Defeatism

Il 21/09/2020, di .

Gruppo: Napalm Death

Titolo Album: Throes Of Joy In The Jaws Of Defeatism

Genere: ,

Durata: 42 min.

Etichetta: Century Media

Distributore: Sony

80

Arriva il nuovo disco dei Napalm Death e io mi ascrivo direttamente nel rango dei falsi profeti, convinto com’ero che il singolo ‘Logic Ravaged By Brute Force’ giunto a inizio anno sarebbe stato un episodio di punta di questo ‘Throes Of Joy In The Jaws Of Defeatism’, e invece… Embury e soci possono persino permettersi di escluderlo dalla tracklist, tanto è ricco il bottino di sonorità e delle più disparate influenze apportate in fase di gestazione del nuovo album.
Ecco, ‘Throes Of Joy In The Jaws Of Defeatism’ giunge dopo cinque anni dal predecessore e posso subito dire che l’attesa non è stata vana, rendendo piena giustizia alla fama dell’ormai trio britannico – Mitch Harris ha partecipato alle gran parte delle registrazioni, ma è da tempo John Cooke ad accompagnare la band dal vivo.
Non so perché, ma mentre ascoltavo le dodici tracce che compongono il lavoro mi venivano in mente (in un processo inverso) le classiche “frasi fatte” spesso attribuite ai recensori, che qui sarebbero oltremodo fuori luogo. La prima è sicuramente il vecchio adagio “un disco che farà storcere il naso ai puristi”. Per la verità, non esistono puristi dei Napalm Death, come già ho detto parlando della raccolta ‘Coded Smears And More Uncommon Slurs’; non ci sono fanatici di ‘Utopia Banished’ nell’accezione in cui viene elevato a totem un ‘Altars of Madness’, e a sua volta un disco come ‘Scum’ viene visto da chiunque come patrimonio dell’umanità estrema piuttosto che come Eden primordiale a cui sarebbe auspicabile tornare. La seconda? Farebbe sorridere al solo pensiero: “un disco che non aggiunge nulla di nuovo”; stavolta, il malcapitato ascoltatore (suo malgrado) superficiale e scrittore (nostro malgrado) seriale cascherebbe non male, malissimo, perché se ‘Throes Of Joy In The Jaws Of Defeatism’ ha una definizione univoca è proprio quella di essere un album caleidoscopico, che lascia eccome il segno nell’ampia discografia degli inglesi.
Intendiamoci, un simile apporto può piacere o no ma è un innegabile segno di un intento innovativo che guarda avanti per costituzione e che comunque viene da lontano: già sul precedente ‘Apex Predator – Easy Meat’ avevamo apprezzato episodi come ‘Dear Slum Landlord’ (tanto per citarne uno), cadenzati e mortiferi alla stessa maniera di quanto accade nei tipici estratti da manuale del grindcore che non mancano mai nei loro album. E che annotano immancabilmente la loro presenza su questo nuovo album a partire dall’opener ‘Fuck The Factoid’ – su cui è impossibile non figurarsi Shane Embury gigioneggiare sul basso in occasione del break – passando per la trapanante ‘Backlash Just Because’ e per la violentissima title track. L’incauto ascoltatore potrà addirittura pensare per un attimo di essere dinanzi a un disco ordinario, per poi venire travolto dalle variazioni di ‘Contagion’, che passa dalle atmosfere alla Killing Joke alle accelerazioni di scuola grindcore con la massima naturalezza, dal puro noise di ‘Joie De Ne Pas Vivre’ e dai meandri sperimentali in cui si snoda ‘Invigorating Clutch’, in cui la tensione è creata dall’intro e guidata dal basso in un processo che ricorda l’incedere marziale di certi fortunatissimi episodi dei nostri CCCP. Non dimentichiamoci poi dell’attitudine punk dei Napalm Death, che nel 2020 significa due cose: aderenza ai dettami del crust più viscerale e “di lusso” come in ‘Zero Gravitas Chamber’ (con un’imperdibile coda che più Napalm Death non si può) e al contempo rottura dirompente degli schemi, con i break sulfurei di ‘Fluxing of the Muscle’ che fanno da contraltare alle sonorità post punk e nere come la pece di ‘Amoral’, giusto tributo ai primordi della band, con il suo incedere tirato col chorus che ci restituisce una versione post/apocalittica delle profezie inascoltate dei Political Asylum.
Ecco, questi sono i Napalm Death, con la noisy ‘Acting in Gouged Faith’ che lascia spazio alla decadente processione di ‘A Bellyful of Salt and Spleen’, officiata secondo il rito dei Godflesh di Justin Broadrick. Che era a sua volta uno dei due chitarristi apparsi su ‘Scum’… tutto torna, no?

Tracklist

01. Fuck The Factoid
02. Backlash Just Because
03. That Curse Of Being in Thrall
04. Contagion
05. Joie De Ne Pas Vivre
06. Invigorating Clutch
07. Zero Gravitas Chamber
08. Fluxing Of The Muscle
09. Amoral
10. Throes Of Joy In The Jaws Of Defeatism
11. Acting In Gouged Faith
12. A Bellyful Of Salt And Spleen

Lineup

Barney Greenway: vocals
Shane Embury: bass
Danny Herrera: drums
Mitch Harris: guitars
John Cooke: additional guitars