Udad – Udad

Il 23/04/2024, di .

Gruppo: Udad

Titolo Album: Udad

Genere:

Durata: 45:44 min.

Etichetta: Peaceville

70

Parlando di sonorità che invecchiano come il whiskey, in ‘Strange Old Brew’del 2000 u Carpathian Forest cantano ‘something never changes, something never will’. Ho sempre pensato che questa strofa rappresenti al meglio l’essenza coriacea black metal. Ci sono cose destinate a restare immutate. Gli Udad, all’esordio omonimo su Peaceville, sono l’esemplificazione perfetta del concetto, per cui il groviglio di emozioni nere alle radici del genere si riconfermano troppo arcaiche e profonde per risultare permeabili al transitare di mode e anni. Premesso che dietro le fila del progetto si cela Thomas Eriksen dei norvegesi Mork, il sound, per stessa ammissione di Eriksen primitivo nelle intenzioni, a momenti sembra inglobare le inevitabili influenze suicidal depressive/post-black dalle derive più moderne del Verbo Nero, per poi rigettare questi frammenti di futuro come trapianti fallimentari, tornando all’old school grezzo che rappresenta l’ossatura dell’album. Tutto molto Lo Fi. Tutto molto candele e cantine. Eppure l’angoscia che trasuda dalle tracce riesce a sintetizzare ansie postmoderne in misura ben lontana dalle fascinazioni pagane/occulte della primissima ondata di black scandinavo. Non a caso Eriksen cita l’opera cinematografica di Jorg Buttergereit tra le fonti di ispirazione degli Udad (Vedi la trilogia della morte). Trovo che, per paradosso, i pezzi più riusciti siano quelli più debitori del retaggio dei Mork, in cui nenie sconfortate cercano di aprirsi la strada tra le maglie spesse nel tessuto rugginoso della produzione. Ottime ‘Bakenfor Urskogens Utkant’, ‘Avgudyrker’, ‘Kald Iver’ fino all’ipnotica strumentale ‘Vondskapens Triumf’ in apertura. Meno riusciti i brani più sanguigni (vedi ‘Blodnatten’ e ‘Antropofagens hunger’), odorosi degli ormoni imputriditi di tutti coloro che sono rimasti intrappolati dal ’92 nel trip di ‘A blaze in the northern sky’. Grande pecca dell’album: le vocals, per cui lo stesso Eriksen – dallo scream sempre impeccabile nei Mork – afferma di aver voluto tentare l’ approccio più primitivo del cantato di gola, senza false chords. Purtroppo l’esperimento si traduce in una sequela di grida sguaiate che, nella produzione lo fi degli Atomen Studios di Halden, suonano come una vecchietta dal palazzo di fronte che urla dietro ai suoi gatti quando si rubano i pezzetti di guanciale dalla carbonara.

Tracklist

1. Den Evindelige Ende [03:06]

2. Bakenfor Urskogens Utkant [06:04]

3. Avgudsdyrker [06:44]

4. Blodnatten [06:46]

5. Den Virkelige Apokryf [04:12]

6. Vondskapens Triumf [05:25]

7. Kald Iver [06:32]

8. Antropofagens Hunger [06:52]

Lineup

Thomas Eriksen (all instruments, vocals)