Capra – Take No Prisoners

Il 12/12/2023, di .

Capra – Take No Prisoners

Che l’esibizione dei Capra al Frantic Fest 2023 sia stato uno dei concerti-rivelazione dell’anno è ormai chiaro ai nostri lettori più affezionati, così come è chiaro che il giovane e incazzato quartetto di Lafayette, Louisiana, è pronto a macinare chilometri per rivendicare il proprio posto nel firmamento hardcore/punk degli Anni Venti. Dunque, dopo aver recensito il loro ultimo disco ‘Errors’ abbiamo chiesto alla frontwoman Crow Lotus di dirci di più sull’album e sulla band in generale…
La prima domanda è d’obbligo: da dove viene il monicker Capra?
“Viene dal nome di un boss da sconfiggere nel videogioco Dark Souls, il demone Capra. Ci stava a pennello!”
Avete appena concluso il vostro primo tour europeo, in cui avete toccato anche l’Italia – eravamo presenti all’incredibile data al Frantic Fest. Cosa vi ha lasciato quella serie di concerti e quali sono le differenze tra il Vecchio e il Nuovo Continente, da questo punto di vista?
“Ci siamo divertiti tantissimo in tour, in particolare nelle nostre date italiane! Secondo me, il bello dell’Europa è che la gente ti tratta con il massimo rispetto, dimostrando uno spiccato senso di ospitalità. Anche se eravamo una delle band meno note in cartellone in molti dei festival in cui abbiamo suonato, siamo stati accolti nel miglior modo possibile.”
I vostri due album sono usciti per la Metal Blade. Come avete ottenuto un contratto con la storica label di Brian Slagel?
“Li abbiamo contattati tramite il nostro manager Matt Bacon e abbiamo incrociato le dita. Devo dire che siamo stati fortunati: è un piacere lavorare con la Metal Blade, sono tutti gentilissimi e lavorano molto bene.”

Quali sono le differenze principali tra il vostro debut ‘In Transmission’ e questo ‘Errors’?
“Nel passaggio da ‘In Transmission’ a ‘Errors’ abbiamo decisamente acquisito maggiore sicurezza sia in fase di scrittura che in fase di esecuzione. Anche il mio stile vocale è cambiato, è diventato ancora più stridulo e incisivo di quanto non lo fosse nel primo album. Direi che è anche più incazzato…”
Restando a ‘In Transmission’, mi piacerebbe sapere qualcosa di più su un pezzo dal titolo tarantiniano quale è ‘Samuraiah Carey’… in genere, di cosa parlano i vostri testi?
“Ah, quella è stata un’idea di Tyler [Harper, il chitarrista, NdR]: era un titolo pensato per rappresentare un incrocio tra samurai e Mariah Carey… magari non è la risposta migliore che io possa dare, ma i miei testi trattano semplicemente di tutto ciò che sento in un determinato momento. Su ‘In Transmission’ ho trattato in gran parte di come ci si sente ad affrontare traumi sedimentati da tempo, mentre su ‘Errors’ ho scritto molto di tradimenti e di legami recisi.”
A mio parere, ‘Kingslayer’ e ‘Human Commodity’ sono tra i picchi del vostro ultimo disco. Come è nata la collaborazione con Candace Puopolo [la cantante dei Walls of Jericho ospite su ‘Human Commodity’, NdR]?
“Volevamo fortemente un ospite alla voce sul disco, quindi abbiamo contattato Candace con tante speranze e poche aspettative. In realtà è stata subito entusiasta, ci ha sorpreso e la nostra motivazione è salita alle stelle! È stato un vero piacere lavorare assieme a lei, una vera professionista!”

Un altro pezzo che mi piace molto è ‘Nora’, che richiama un po’ delle cose più schizzate presenti sul vostro primo disco, con un tocco malinconico sottolineato da quelle note di pianoforte collocate in chiusura. Di cosa parla?
“Mi piace pensare a ‘Nora’ come a un episodio distinto dalla rabbia e dalla frustrazione espressa nel resto dell’album, anche per via dello stile vocale e strumentale, che è molto diverso da quello degli altri pezzi. Ah, abbiamo scelto di chiamarla così perché… è il nome del cane di Tyler.”
Il vostro stile presenta molti richiami al metalcore, anche se qua e là affiorano gli elementi tipici dell’hardcore americano… quali sono le tue influenze principali?
“Mi è difficile rispondere in maniera esauriente a questa domanda, perché le mie influenze cambiano continuamente e sono in costante evoluzione. Al momento cito volentieri Henry Rollins, Donita Sparks, Johnette Napolitano ed Elvira.”
Conosci qualche gruppo hardcore/punk italiano? Alcune delle vostre atmosfere più oscure mi ricordano da vicino i Negazione [ma anche i Frammenti, NdR], uno dei gruppi principali della scena italiana degli anni ’80 assieme ai Raw Power…
“Devo ammettere che non conosco alcun gruppo italiano oltre ai Goblin, che sono tra i miei gruppi preferiti essendo un’appassionata di cinema horror. In ogni caso, ascolterò i gruppi che hai citato!”

C’è attualmente una scena hardcore/DIY a Lafayette?
“Eccome! Tra l’altro, molte delle band hardcore della nostra zona sono composte da ragazzi più giovani: da quello che ho notato, sono ragazzi adolescenti o di poco più di vent’anni, una cosa che mi dà molta speranza per le nuove generazioni”
C’è qualche gruppo con cui vorreste suonare in futuro?
“Mi piacerebbe fare un tour con gli Escuela Grind, ma tengo d’occhio anche i Niis, non si sa mai.”
Ok, è tutto per ora… quali sono i vostri progetti futuri? Tornerete in Italia a breve?
“Non so dirti quando, ma spero che torneremo il prima possibile, perché amo l’Italia! Il cibo è fantastico e la gente è incantevole!”

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