HM Festival: Twisted Sister + Motörhead +Vanadium + Skanners +Crying Steel @ Palasport – Bologna, 23 giugno 1986

Il 17/04/2020, di .

HM Festival: Twisted Sister + Motörhead +Vanadium + Skanners +Crying Steel  @ Palasport – Bologna, 23 giugno 1986

Roberto Villani (autore anche delle foto) e Alex Ventriglia ci fanno rivivere la magia di una delle prime kermesse metalliche tenute in terra italica: il leggendario HM Festival (Palasport di Bologna, 23 giugno 1986) che permise ai fan italiani di vedere all’opera sullo stesso palco i giganti Twisted Sister e Motörhead e le stelle più lucenti del firmamento metallico tricolore Vanadium, Skanners e Crying Steel.

Con un salto all’indietro di ben trentaquattro anni, ci catapultiamo in quello che è stato il primo vero festival heavy metal in Italia, che ebbe luogo al Palasport di Bologna, ben prima che i famigerati Monsters Of Rock, e successivamente Gods Of Metal, prendessero piede anche dalle nostre parti e, quasi sempre, in Emilia Romagna.
Ad aprire le danze furono i Crying Steel, beniamini locali e padroni assoluti della situazione, con Luca Bonzagni, voce d’acciaio alla Halford, Franco Nipoti e Alberto Simonini, due chitarristi da paura. Una band metal superlativa, penalizzata più che dalle loro sempre valide produzioni, dalla carta d’identità italiana.
Da sottolineare anche le prove degli Skanners e dei Vanadium di Pino Scotto, quest’ultima probabilmente la metal band italiana più famosa in quel periodo. La mia attenzione, e di quella della gran parte del pubblico presente, era però per i mitici Motörhead,  veri paladini metallici di un concerto esplosivo, con le doppie chitarre di Wurzel e Phil Campbell intente a sciorinare riff graffianti e Lemmy ad impallare alle pareti una platea entusiasta, davanti ad un muro di Marshall fumanti. E’ scontato e quasi superfluo affermare che la band ha giocato sporco e duro, eseguendo una sorta di greatest hits che ha stravolto e sconvolto, positivamente il sottoscritto e tutti i fans provenienti dall’intera penisola e dalle nazioni confinanti.
Con le orecchie ancora fischianti e dolenti dall’altissimo volume sprigionato dai Motorhead, è venuto il tempo per i Twisted Sister di prendersi la scena. I miei personalissimi ricordi non sono quelli di un concerto memorabile, anche se il glam metal di Dee Snider e compagni, in un modo o nell’altro, ha lasciato il segno.
Certo che suonare dopo i Motörhead in forma strepitosa, non e’ impresa facile per nessuno, ma la presenza scenica di Snider unita alla sostanza contagiosa di Mark “The Animal” Mendoza, hanno esaltato e dato un valore aggiunto ai brani presentati per la prima volta al pubblico italiano.  Alla fine tanti applausi anche per la prima bolognese dei Twisted Sister, visto che sono ritornati nel capoluogo emiliano per il Gods Of Metal del 2004.
Un festival davvero ben riuscito, peccato solo per la defezione delle annunciate Girlschool, sarebbe stata un momento essenziale, assistere alla versione live di ‘St. Valentine Day Massacre’ in compagnia dei Motörhead, un frammento di storia che ci è sfuggito dalle mani e che non tornerà più.
Ultima annotazione: ci teniamo a sottolineare che queste sono le foto originali e rarissime dell’evento, sino ad oggi visibili solo sulle riviste specializzate dell’epoca.
(Roberto Villani)

Andare a ritroso così tanto indietro nel tempo, tornare a ben trentaquattro anni fa, non è semplicissimo, ragion per cui cerco di affidarmi più alle emozioni del cuore che non all’essenzialità mnemonica, certo è che l’H/M Festival tenutosi il 23 giugno 1986 al Palasport di Bologna fu realmente un evento di quelli che avrebbero segnato indelebilmente un certo modo di fare i concerti, almeno in Italia, in cui si viveva, fino a qualche anno prima, in una sorta di “oscurantismo” che, di fatto, ci vietò tutte le più grandi tourneé che puntualmente affollavano il Vecchio Continente, ma che altrettanto puntualmente si fermavano ai nostri confini nazionali, obbligando i più ardimentosi di noi ad espatriare pur di dare sfogo alla nostra passione per l’heavy metal e il rock in generale. Grenoble, Nizza o Zurigo, alla fine, non erano città poi così distanti… Poi, il vento finalmente cambiò, dall’estero cominciarono a calare i grandi nomi, trainandosi dietro migliaia e migliaia di spettatori, mi viene da elencare l’incredibile data di Bob Marley a San Siro, o i primissimi tour di Ramones e Lou Reed, ma per entrare più nel “nostro” dettaglio, non mi dimentico i Kiss di ‘Unmasked’ con al seguito i primordiali Iron Maiden, o i primissimi vagiti in chiave NWOBHM (ricordo tour italiani di Saxon, Def Leppard, Angel Witch e Raven), Scorpions, UFO, i Motorhead alle prese con la prima crisi di line-up. Per non dire delle scorribande tricolori firmate dagli esordienti Metallica e Venom, feroci e blasfemi depositari… Giusto per rimarcare che, qualche lustro fa, i concerti si potevano davvero contare sulle dita di una mano e ogni occasione era quella buona per potersi incontrare, tra cultori e aficionados del vero metallo che, neppure a farlo apposta, poterono “debuttare” alla grande con un autentico metal happening di portata internazionale, vale a dire appunto l’H/M Festival sponsorizzato dallo storico primo metal magazine nazionale, nel quale, a darsi battaglia, sarebbero state stelle di prima grandezza come Motorhead e Twisted Sister, affiancati da alcuni tra i migliori gruppi d’Italia, un terzetto da far tremare i polsi quello composto da Vanadium, Crying Steel e Skanners. La Grassa e Dotta Bologna divenne quel giorno un crocevia ideale e perfetto, per noi tutti che ammiravamo le gesta dei nostri eroi quasi solo di riflesso, quegli eroi in jeans e borchie in cui molti di noi si riconoscevano. Scavando più in profondità nei ricordi, come non tornare ad applaudire le performance dei Vanadium, band punta di diamante della scena italica, con un Pino Scotto in gran spolvero, ma anche dei Crying Steel, che, specie nella loro prima incarnazione priestiana, fecero ben pochi prigionieri, giusto per rivendicare l’orgoglio di una nostra scuola che, ahimé, ha sempre raccolto solo le briciole, nonostante avesse i mezzi e la fantasia per ambire a ben altro. Pazienza per la defaillance delle Girlschool, annunciate in cartellone ma che poi dettero forfait per ragioni mai chiarite, i quasi 10mila metallers assiepati dentro il palasport regolarono i conti col passato prima esplodendo grazie ai Twisted Sister, al loro assoluto debutto italiano (anche se va detto che, nel Belpaese, i newyorkesi ci son venuti sempre molto poco, mi pare un totale di tre volte, se non ricordo male…) e fautori di un set pazzesco nel quale Dee Snider fece il diavolo a quattro, tra invettive, slogan e canzoni letteralmente digrignate tra i denti! A pensarci ora, fa quasi sorridere l’immagine che ho di loro, sbiadita ma fino a un certo punto, che arrivavano a piedi al Palasport… Giganti dai capelli cotonati e make-up d’ordinanza, con quella tipica fierezza e belligeranza che abbiamo sempre amato. Una kermesse metallica sublimata infine da una prova superlativa dei Motorhead di Sua Maestà Lemmy Kilmister che, proprio in quegli anni, godevano di un ritrovato vigore e una vena propulsiva degna degli anni d’oro, merito di una line-up finalmente stabilizzata con l’ingresso dell’ex drummer dei Saxon Pete Gill e della coppia alle chitarre Wurzel-Phil Campbell. ‘Another Perfect Day’ fu un grande album, per chi scrive uno dei migliori dell’intera epopea Motorhead, ma forse Brian Robertson, con la sua chitarra meditata e più blues-oriented, con il leggendario stile iconoclasta della band c’entrava solo marginalmente… Band che, all’epoca, si preparava a sganciare una bomba del calibro di ‘Orgasmatron’, presentato all’audience bolognese con brani roventi tipo ‘Nothing Up My Sleeve’ e ‘Doctor Rock’, che si incastrarono a meraviglia con gli immortali classici di sempre, tra cui delle versioni dirompenti di ‘Iron Fist’, ‘Stay Clean’, ‘Metropolis’ e ‘No Class’, per non dire del nuovo cavallo di battaglia ‘Killed By Death’, che dei rinnovati Motorhead era il fiero e baldanzoso manifesto. A suggellare un tale, inossidabile evento, la track finale ‘Overkill’, ovverossia la quintessenza della brutalità tradotta in musica.
(Alex Ventriglia)

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