Testament + Voivod + Fleshgod Apocalypse @ Live Club, Trezzo sull’Adda (MI), 1 giugno 2023

Il 07/06/2023, di .

Testament + Voivod + Fleshgod Apocalypse @ Live Club, Trezzo sull’Adda (MI), 1 giugno 2023

Più che un semplice concerto metal, possiamo ammettere che la rentrée italiana di Testament e Voivod, con l’aggiunta dei poderosi perugini Fleshgod Apocalypse, sia stato uno speciale “rendez-vous” carico di suggestioni e che di banalità ne abbia riservate ben poche, con una bill rivelatasi tra le più eterogenee si potessero desiderare. Il Titans Of Creation Tour 2023 che, in origine, aveva a bordo gli Exodus anch’essi stelle di prima grandezza del Thrash Metal made in Bay Area, però momentaneamente messi in pausa per via dei problemi occorsi al chitarrista Gary Holt e a suo fratello Charles, quest’ultimo investito da un taxi mentre era in vacanza a Roma! Ragion per cui Gary ha preferito dedicarsi totalmente al proprio familiare, sfiancandosi dietro la burocrazia e le problematiche che hanno condizionato sia il ricovero ospedaliero di Charles che il rientro negli Stati Uniti di tutta la famiglia. Probabilmente già entro brevissimo tempo la brutta esperienza vissuta sarà solo un ricordo, e Gary potrà riunirsi con la sua band di sempre, per tornare ad incendiare la tournée adesso in svolgimento sul suolo europeo e che può contare, tappa dopo tappa, su esibizioni diciamo estemporanee e che nella data al Live Club di Trezzo, in sostituzione degli Exodus, si è avvalsa di uno tra i complessi più incredibili d’Italia e che ci invidiano in tutto il globo, la furente magniloquenza in auge nei Fleshgod Apocalypse è roba per pochi eletti, e noi lo sappiamo benissimo. Come dicevamo, da Perugia e da tempo in viaggio alla conquista del mondo, un gruppo che maneggia con nonchalance maestria compositiva sommata a una perizia in fase di esecuzione che lascia attoniti per violenza e precisione, nei suoi elementi cardine come il pianista Francesco Ferrini, la soprano Veronica Bordacchini, ma soprattutto il frontman Francesco Paoli, oggi anche in veste di bassista, e il batterista ucraino Eugene Ryabchenko, a dir poco veemente e strabordante il suo drumming. Poco più di quaranta minuti, piacevolmente intensi e scrupolosi nel rovistare l’animo a fondo, graffiandolo senza pietà alcuna – ‘Healing Through War’, ‘Monnalisa’ e ‘The Violation’, la strada, l’hanno spianata subito, tra i brani che ho apprezzato di più. Umili. Coinvolgenti. Devoti alla causa. Fanculo a chi dice che noi, il metal di qualità, non lo sappiamo suonare! Una performance enorme, di grande spessore, l’ideale per potersi sedere allo stesso tavolo di Testament e Voivod.

Già, i Voivod, riprendiamo appunto dai canadesi nostri eterni beniamini, i quali, complici sia il successo riscosso con il recente ‘Synchro Anarchy’ che, in particolar modo, una felicità tutta locale esternata ogni qualvolta che si ha a che fare con Away & soci, hanno finalmente preso una buona confidenza con l’Italia vista la regolarità con la quale stanno battendo i nostri palcoscenici ultimamente. Con la band originaria del Québec ci sentiamo sempre a casa, benvoluti e accolti magnificamente, sia sotto il profilo umano, sia quando ad entrare in circolo è quello stile musicale che porta inciso indelebilmente il marchio Voivod, riconoscibilissimo e che rende il quartetto unico al mondo. E a Trezzo non è andata diversamente, con il gruppo che ha suonato il suo “solito”, strabiliante concerto, con la sezione ritmica surriscaldata da un Away su di giri, ma è stato soprattutto Snake ad interpretare magistralmente il suo personaggio, contorcendosi nelle spire e sibilando un cantato velenoso, letale, rendendo ancor più torbida la storia dentro l’opener ‘Killing Technology’, scuotendo sia ‘Macrosolutions To Megaproblems’ che ‘Rebel Robot’: coriaceo estratto dall’omonimo ‘Voivod’ e che personalmente non ricordo aver mai avuto l’opportunità di ascoltare dal vivo, una “chicca” che la band sta recentemente rispolverando per festeggiare un album che, proprio quest’anno, compie il suo ventennale, con la “benedizione” tra l’altro di Jason Newsted, storico ex bassista invitato come ospite per qualche jam estemporanea durante la tranche statunitense del tour. ‘Synchro Anarchy’ dicevamo, un album sontuoso e ispirato che ha appassionato e conquistato, capace di portare ai Voivod una visibilità forse insperata e inaspettata, ben rappresentato anche a Trezzo specialmente con una febbrile versione di ‘Holographic Thinking’, brano questo che secondo me lascerà difficilmente la loro scaletta classica… Ma è stato comunque tempo di ricorrenze storiche, al gran ballo in onore di Morgöth e di ben quarant’anni griffati Voivod non potevano mancare la nervosa ‘Fix My Heart’, il primitivo affresco ‘Thrashing Rage’ e, ovviamente, l’inno ‘Voivod’, anthem per eccellenza e atto finale, preghiera di fede verso il Voivoda prediletto, lo sgherro sanguinario che noi tutti vorremmo avere come amico. Corroboranti come solo loro sanno essere, ci vorrebbe uno show dei Voivod almeno una volta al mese. Questo detto per meglio interpretare il pensiero generale dei freschi presenti all’evento…

Altro giro, altro cambio di umori e di situazioni con il ritorno italiano dei Testament dopo l’esplosivo show come headliner all’ultimo Luppolo In Rock Festival, una performance strepitosa condotta all’arma bianca anche grazie all’apporto di Dave Lombardo e di Alex Skolnick che, lassù alle porte di Cremona, fecero il bello e cattivo tempo tanto furono determinanti. Giusto per dire che, al Live Club di Trezzo, non sono stati presenti, chi per una ragione e chi per l’altra, con l’ex Slayer che per la seconda volta in carriera ha “allentato” i rapporti con i thrashers di Oakland preferendo altre soluzioni (tipo il remunerativo tour con i Misfits, che si è fatto più esteso e impegnativo, scelta che forse è finita per andare a discapito della stessa tournée mondiale di Chuck Billy e compagni…), mentre lo storico chitarrista elemento cardine dei Testament ha dovuto prendersi una pausa più per questioni familiari, dovendo fare assistenza alla madre ricoverata in ospedale, e lasciando quindi il gravoso compito nelle mani di Chris Dovas, ex drummer dei Seven Spires, e di Phil Demmel, vecchio sodale di Robb Flynn prima nei Vio-lence e poi nei Machine Head. A conti fatti, tirando le somme, Chris, che non conoscevo affatto, si è rivelato un gran bel batterista, quadrato e roccioso, con quella “pacca” vecchio stampo che rispetta la tradizione e fa scorrere l’adrenalina, andando un po’ vincere la “gara” con l’altro sostituto, Phil; un guitar player meno appariscente e dotato di Skolnick, tanto è vero che Eric Peterson è stato chiamato a fare gli straordinari, il quale ha regalato agli estasiati fans di Trezzo un’assoluta prova d’autore, cosa che è sempre stata nelle sue corde, va detto. Non che Phil abbia sfigurato, ma, semplicemente, ha tutto un altro stile come chitarrista, anche se non gli mancano di certo la trance agonistica e la spigliatezza per poter affrontare quelle caratteristiche folate “thrashy”, tipiche di una band speciale quali sono i Testament. Che al Live Club hanno dato l’ennesima, grande dimostrazione di forza, assicurando al folto pubblico accorso (nonostante il giovedì a forte rischio di “ponte” vacanziero e quindi con relativo e temuto ingorgo autostradale) un’esperienza live perentoria e roboante, forse anche prevista, ma non sempre così scontata, specie poi se a bordo hai degli elementi nuovi da dover collaudare. Certo è che sembra pure “facile”, quando scendono in campo brani del blasone di ‘The New Order’ e ‘The Preacher’, l’accoppiata ‘D.N.R. (Do Not Resuscitate)’ / ‘3 Days In Darkness’, una ‘Practice What You Preach’ che sa molto di rivincita, per lanciare infine a briglie sciolte ‘Over The Wall’, ‘Into The Pit’ e ‘Disciples Of The Watch’, ovverossia la quintessenza definitiva di una band da tempo nel Gotha dei Grandi.

Una forza della natura, indi per cui inarrestabile.

Foto a cura di Eric Dallari

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