Witchfinder – Hazy Rites

Il 17/04/2020, di .

Gruppo: Witchfinder

Titolo Album: Hazy Rites

Genere: ,

Durata: 57 min.

Etichetta: Mrs Red Sound

69

Devo confessarvi che sulle prime ho fatto un po’ di fatica nell’approcciarmi a questo ‘Hazy Rites’. Forte era la tentazione di bollare i Witchfinder come “l’ennesima band sludge / stoner / doom” – cosa che in effetti è, da un certo punto di vista… non è forse vero che la derivatività è una costante, in molti dei generi sviluppati una ventina d’anni orsono e nati ancora prima?
Successivamente, complici i ritmi dilatati di questi giorni, ho iniziato a pensare che il secondo album di questa band francese poteva essere qualcosa tipo “il disco giusto al momento giusto”, o qualcosa di simile. Senza scomodare titoloni altisonanti, direi che le aspettative del fan delle sonorità più lisergiche sono più che soddisfatte in questi sette pezzi. E poi, per quanto ci si sforzi, non si può voler male a gente come i Witchfinder. Scelgono un monicker che spinge l’ascoltatore a metter mano inutilmente alla lacrimuccia NWOBHM (non senza riprovazione per quella che sembra una sintesi dei nomi di due delle band più oscure del genere) e poi aspettano più di due minuti prima di variare l’accordo che apre l’iniziale ‘Oujia’… insomma, tenerezza, oltre che un interesse che cresce man mano che ci si perde nella pachidermica serie di tracce degna di ‘Come My Fanatics…’ degli Electric Wizard, un disco pubblicato nel 1997, badate bene.
Eh sì, si deve fare così con i Witchfinder: perdersi, lasciarsi andare, in modi leciti e illeciti, finché non si realizza che bastano la solennità di ‘Satan’s Haze’ e l’acidità di ‘Covendoom’ a mettere d’accordo tutti, anche i puristi (qualunque cosa significhi); e alla fine, proprio quando stai per bollare il tutto come ampiamente prevedibile (anche se altrettanto godibile), arriva un bel giro di basso su ‘Wild Trippin’ e capisci come il viaggio ti stia portando pericolosamente verso il trip hop dei Portishead di ‘Half Day Closing’. Ovviamente non c’entra nulla, ma il singer non perde l’occasione per costruirci su l’ossatura dell’invocazione corale della strofa che si fa ritornello, tanto è anthemica. C’è anche spazio per un titolo in francese, quella conclusiva ‘Dans l’Instant’ che indugia sullo stesso riff per più della metà dei dieci minuti d’ordinanza. Non esattamente un canone pachelbelliano, ma il senso di eterna ripetizione e ciclicità è proprio quello, ben sottolineato dall’organo collocato in coda, che per un attimo vi riporta a Pompei, sulle spalle di Richard Wright. Viaggio, ripetizione, Wright… non si chiamavano così anche quei celebri aviatori?

Tracklist

01. Oujia
02. Satan’s Haze
03. Covendoom
04. Sexual Intercourse
05. Wild Trippin
06. Sorry
07. Dans l’Instant

Lineup

Clément: Bass, vocals
Stan: Guitar
Thomas: Drums