Liquid Tension Experiment – LTE3

Il 11/05/2021, di .

Gruppo: Liquid Tension Experiment

Titolo Album: LTE3

Genere:

Durata: 61 min.

Etichetta: InsideOut

Distributore: Sony

69

Anno 1998. La pubblicazione del discusso (ma secondo noi validissimo) ‘Falling Into Infinity’ lancia il nome dei Dream Theater in cima alla lista dei nomi più chiacchierati del nostro genere musicale preferito, e come conseguenza di ciò tutto quanto circondi all’epoca la band di Petrucci e Portnoy comincia a prendere i connotati della grossa macchina da business che i DT saranno nel ventennio a venire. In quel turbolento periodo, è proprio l’irrequieto Mike a cercare uno sfogo per la propria vulcanica creatività su un progetto solo strumentale, e contatta così alcuni dotatissimi musicisti suoi conoscenti, formando così il supergruppo Liquid Tension Experiment. Questo progetto, separato dalla band madre nonostante la presenza anche del sodale Petrucci, si rivela subito validissimo; e il debutto dal titolo abbreviato ‘LTE1’ ha l’immediato effetto di catturare l’attenzione di una buona fetta dei fan del bravo batterista, grazie soprattutto alla riuscita commistione di una base familiare (i suoni sono comunque già allora molto Theater oriented) ed al contrario una certa componente di distanziamento (l’approccio solo strumentale). Ma, a colpire allora la nostra attenzione e quella di molti anni fa, fu la freschezza, l’assoluta spontaneità con cui i quattro musicisti allora coinvolti riuscirono a regalarci una versione alternativa al mondo Dream Theater mantenendo l’integrità artistica di ciascuno.

Nel 2021, un disco che abbrevieremo con acronimo ‘LTE3’ giunge sui nostri lettori, oramai diventati quasi universalmente digitali. I membri sono sempre gli stessi quattro; i membri facenti parte ANCHE dei Dream Theater sono sempre due, anche se non più gli stessi, e la forma musicale è identica: un eccitante ed energico esercizio nel progressive metal strumentale più ginnico e ipertrofico, con ampi spazi dedicati alla tecnica individuale ma anche alla melodia. Cosa aspettarsi a questo punto? Una smaccata operazione nostalgia? Una grattatina al fondo del barile per racimolare qualcosa nell’anno del COVID grazie a un monicker mai veramente dimenticato per vent’anni? Ecco, forse la chiave di interpretazione che ci permetterà di capire se questo album ci serviva o meno viene proprio dalla risposta a queste domande. Dobbiamo per forza rifarci a discorsi di questo tipo per tirare un nostro personale giudizio perché – chiaramente – dal punto di vista musicale ‘LTE3’ non si fa mancare assolutamente niente. Gli unisoni chitarra/tastiera, sottolineati da un basso martellante e rullate furiose di Portnoy sono presenti fin dall’opener ‘Hypersonic’, supervitaminizzata versione dei brani più spinti pubblicati dal quartetto vent’anni fa.  Le influenze fusion –  e quelle classiche –  continuano a esserci (la rivisitazione di ‘Rhapsody In Blue’ di Gerschwin su tutte), e anche i momenti dilatati – quelli appoggiati ai fraseggi di un Petrucci ispiratissimo -fanno ancora bella mostra di loro stessi su due dei passaggi più brevi come ‘Liquid Evolution’ e ‘Shades of Hope’. Il ponte col passato è solido e ben delineato, quasi proprio a voler dire “siamo di stessi di venti anni fa”. Ecco, invece forse è proprio qui che casca il proverbiale asino.

Perché quello che manca – secondo noi – a questo comunque bello e validissimo quadro musicale astratto è quello che abbiamo cercato di introdurvi col nostro primo paragrafo: il concetto della valvola di sfogo. ‘Acid Rain’, volendo citare uno dei brani più amati dal pubblico, era un brano degli LTE perché in nessun modo era possibile vederlo in un disco dei Dream Theater. Sarebbe stato fuori posto. Ora invece… un pezzo seppur stupendo come ‘Passage Of Time’ non ci stupirebbe in un ipotetico (mica tanto, si parla della fine dell’anno…) successore di DT13, l’ultima fatica di Petrucci e soci uscita oramai tre anni fa. E’ vero che si tratta di un brano solo strumentale, ma in tanti… troppi, passaggi l’alchimia chitarra/tastiera è la stessa che potremmo trovare in ‘Pale Blue Dot’, o ‘The Illumination Theory’. Parlando dei brani di quest’album citati prima, sfidiamo a non trovare un deja-vu di ‘In Presence of Enemy’ nelle vorticose scale dell’opener, o a non aver riconosciuto alcuni passaggi scippati alla parte centrale di ‘The Count Of Tuscany’ qua e la in giro su alcuni brani. Ecco quindi che delle due facce che tanto ci avevano esaltato nel 1998 ne rimane una sola: quella formale, quella tangibile, quella dove musicisti incredibili fanno quello che sanno fare meglio mettendo il 100% della propria personalità in passaggi che non potrebbe aver composto nessun’altro. Ma quella in cui gli LTE ci stupivano, ci facevano capire che quella non era una sorta di progetto parallelo dei Dream Theater, ma una creatura ben distinta, in qualche modo sembra essersi ridotto, nascosto dietro al motivato compiacimento di quanto si è raccolto a livello individuale nei vent’anni che sono passati.

‘LTE3’, lo si dovrebbe essere capito, non è un disco brutto, o da scartare. È un disco energico, elettrizzante, a tratti stupefacente, e mostra un piglio e una creatività che non manca come sempre di strapparci applausi. Solo, la musica a volte è fatta anche di sensazioni, di interpretazioni e di magia, e in questo aspetto, il carattere avventuroso ed esplorativo di ‘LTE1’ e ‘LTE2’ non è stato raggiunto. Non per forza un lato negativo, ve lo sottolineiamo. Più un rammarico personale forse, che ci teniamo a comunicarvi, e che speriamo non vi infici l’ascolto di quanto di buono presente su questi solchi… ma nello scrivere queste righe siamo in fondo un po’ sicuri che qualche lettore la penserà esattamente come noi.

Tracklist

01. Hypersonic
02. Beating The Odds
03. Liquid Evolution
04. The Passage Of Time
05. Chris & Kevin’s Amazing Odyssey
06. Rhapsody In Blue
07. Shades Of Hope
08. Key To The Imagination

Lineup

Mike Portnoy: drums
John Petrucci: guitars
Tony Levine: bass
Jordan Ruddess: keyboards