In Flames – Foregone

Il 13/02/2023, di .

Gruppo: In Flames

Titolo Album: Foregone

Genere: ,

Durata: 47 min.

Etichetta: Nuclear Blast

75

Se dovessimo scegliere un vocabolo per definire la nuova fatica discografica (la quattordicesima!) degli In Flames, sceglieremmo l’aggettivo “solido”. Già: questo ‘Foregone’ – introdotto da un titolo così corto e perentorio – è un album fondamentalmente davvero solido. E non stiamo ora a dirvi se assomiglia a ‘Battles’, se richiama il sound di ‘The Jester Race’ o se si ispira a ‘Sounds of A Playground Fading’; quello lo vediamo dopo, il punto fondamentale che vi diciamo qui è però che ‘Foregone’ suona convinto e focalizzato, così come non succedeva da tanto tempo. E’ poi anche un album attuale, cioè totalmente figlio dei giorni nostri, capace però secondo noi di far felice anche il fan mediamente nostalgico dei tempi andati senza però mostrare il bisogno di scavare nel terroso substrato degli album vecchi o di riciclare per forza se stessi.
Ma andiamo con ordine e cerchiamo di spiegarci meglio con degli esempi, … come sempre quando esce un album degli In Flames ci si chiede se le coordinate generali saranno virate sul seminale melodic death delle origini o se le sonorità più tamarre e “nu” degli album del penultimo periodo (‘Sirens Charms’ e dintorni) la faranno da padrona. Beh, se avete sentito un po’ i singoli che sono passati fino ad adesso, ‘A State of Slow Decay’ in primis, un po’ vi sarete già risposti. Growling feroce, “pa-tum pa-tum” di batteria e corti ma ficcanti lick solisti sono tutti presenti e al posto giusto, e ci parlano proprio dello swedish sound del tempo che fu, trasportato però ad adesso, nel secondo decennio del ventunesimo secolo. E lo stesso discorso può valere anche per “The Great Deceiver”, altro furioso brano tipicamente death; e così per la seconda parte della title track, “Foregone Pt.2”, che pure richiama per certi versi temi e soluzioni dell’amatissimo “The Jester Race”.  “Meet YourMaker”, ma anche “Bleeding Out” e “Into the Black”, rappresentano invece un death metal diverso, meno furente e vorticoso e caratterizzato da nette aperture melodiche, però sempre caratterizzato da voci cupe e ritmiche definite e pesanti. C’è anche molto degli album recenti, certo, ma il tutto sembra essere scelto con convinzione e cognizione di causa; e così anche momenti tamarri come “End The Trasmission” – o addirittura lenti e malinconici come “Pure Light of Mind” – risultano ben piazzati nella tracklist, senza interromperne il feroce flow esecutivo e senza risultare fuori posto o mal posizionate. C’è di tutto quindi in questo calderone, davvero, ma con una certa dose di stupore dobbiamo ammettere che stavolta il “mischione” non risulta indigesto.
Anzi, come dicevamo l’album è solido. Il più concreto per noi dai tempi di ‘Sounds of A Playground Fading’, per intenderci. Analizzando gli ultimi 10 anni di carriera della band, vediamo che ‘Sirens Charm’ guardava sì nuovi lidi ma mostrava una fiacchezza di fondo dovuta alla totale mancanza di input dagli esordi; ‘Battles’ cercava un equilibrio tra i diversi sound senza riuscirci e risultando troppo eterogeneo, e infine ‘I, The Mask’ quadrava il punto dell’equilibrio ma difettava secondo noi un po’ dal punto di vista della personalità. Ecco, ‘FOregone’ tappa un po’ questi buchi: è un album a fuoco, deciso, figlio di decisioni concrete e non di dubbi o incertezze. Bello, quindi, dal nostro punto di vista. Certo, non è ‘Whoracle’, perchè non vuole essere un ripescaggio di certe sonorità come hanno fatto (con gran successo) i sodali The Halo Effect. Però è un album che spazza le incertezze e le stortature di alcuni degli ultimi lavori, e se questo vi basta avete già buoni motivi per comprarlo.

di Dario Cattaneo

Lo so che qualcuno di voi se l’è chiesto: dopo tredici dischi (‘Foregone’ è l’uscita numero quattordici), di cui il vacillare degli ultimi sette, al 2023 c’è ancora bisogno di un altro lavoro degli In Flames? La risposta, oggi più che mai, dev’essere affermativa. Sarà stata la recente concorrenza (chi ha detto The Halo Effect?), sarà che di flop ne sono stati scritti (dopo il disco di transizione ‘Reroute To Remain’ [2002], sfogatevi pure), certo è che ormai il quintetto svedese qualcosa lo deve dimostrare, per rialzarsi e tornare a dare lustro al blasonato nome. E se il precedente ‘I, The Mask’ (2019) ha fatto ben sperare per un risollevamento stilistico e qualitativo dei Nostri, con ‘Foregone’ l’asticella si alza ulteriormente.
Trattando il tema del tempo come un qualcosa di passeggero, come l’individuo stesso sul pianeta Terra, e instillando quindi timori e diffidenze (non a caso, a mancare oggigiorno sono valori come empatia e altruismo, seppur si segua tutti lo stesso identico destino), prodotto da Howard Benson (sulla precedente release erano intervenuti Chris Lord-Alge e Red Jenses), quello che fa alzare (finalmente) le braccia al cielo, è che su ‘Foregone’ le intenzioni di rispolverare un passato glorioso con un presente moderno, risultano più convincenti rispetto al recente passato discografico, e a dimostrarlo sono subito due pezzi da novanta come ‘State Of Slow Decay’ o la più cadenzata ‘Meet Your Maker’.
‘Bleeding Out’ mostra dinamiche (e preoccupazioni) stilisticamente recenti, più alternative che melodic death, ma si salva grazie a un ritornello tutto sommato coinvolgente. Per fortuna ci pensa ‘Foregone Pt. 1’ a rimettere il quintetto in carreggiata, tra ritmiche serrate e un richiamo a quel periodo tanto amato dal sottoscritto, tra ‘Colony’ (1999) e ‘Clayman’ (2000). Astutamente, ‘Foregone Pt. 2’ si muove invece tra melodia e calore, pur con sfoghi melodic death, in un ponte (o ibrido) funzionale tra passato e presente.
I recenti, sgrassati, trascorsi della band bussano nuovamente alla porta con ‘Pure Light Of Mind’: brano che ad alcuni sicuramente piacerà, ma che a detta di chi scrive non trova molto senso all’interno di questa tracklist, soprattutto se preceduto dalla similare ‘Bleeding Out’, e se spazzato via dalla successiva ‘The Great Deceiver’, che come altri brani qui presenti fa capire come agli In Flames tornare al caro, vecchio sound di un tempo, rendendolo attuale, può solo giovare. Bisognerebbe solo sforzarsi di eliminare quei capitoli alternative, posti qua e là. La cadenzata ‘In The Dark’ porta tenebre e sinistri presagi, mentre nella robusta ‘A Dialog In B Flat Minor’ Fridén abbina sapientemente voci pulite a scream, e il tutto è più convincente di quelle due cugine (‘Bleeding Out’ e ‘Pure Light Of Mind’) che, per il sottoscritto, aiutano solo ad abbassare il voto del disco.
Chiudono questo lavoro ‘Cynosure’ e ‘End Of Transmission’, versatili ma un pò fiacche, nonostante le prove di Fridén e Wayne risultino sperimentali e notevoli.
Come scritto poc’anzi, ‘Foregone’ è sicuramente un passo avanti rispetto agli ultimi sette capitoli discografici dei cinque di Göteborg, un album la cui ciliegina sulla torta sono gli intrecci delle chitarre di Gelotte e del nuovo arrivato Broderick (ex Jag Panzer e Megadeth), abili nel trovarsi a vicenda. Ha il solo difetto di contenere, di tanto in tanto, pezzi il cui stile segue quanto offerto dalla band dopo ‘Reroute To Remain’, che per il sottoscritto risultano essere dei riempitivi, capaci solo di sfigurare a confronto del resto della tracklist.
Peccato, perchè pur comprendendo come non si possano certo eliminare di punto in bianco quasi vent’anni di sperimentazioni, senza quelli ‘Foregone’ raggiungerebbe tranquillamente voto otto. Tuttavia, non bisogna disperare, ricordandosi dei restanti brani, grazie ai quali la band si presenta come un’auto appena lucidata: non vi regalerà le emozioni del passato, ma è pronta per nuovi, entusiasmanti, viaggi.

di Gianfranco Monese

Ascolta il disco su Spotify
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Tracklist

01. The Beginning Of All Things
02. State Of Slow Decay
03. Meet Your Maker
04. Bleeding Out
05. Foregone Pt. 1
06. Foregone Pt. 2
07. Pure Light Of Mind
08. The Great Deceiver
09. In The Dark
10. A Dialogue In B Flat Minor
11. Cynosure
12. End The Transmission

Lineup

Björn Gelotte: guitars
Anders Fridén: vocals (lead)
Bryce Paul Newman: bass
Tanner Wayne: drums
Chris Broderick: guitars