‘Follow The Reaper’, vent’anni fa la definitiva consacrazione dei Children Of Bodom.

Il 30/10/2020, di .

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‘Follow The Reaper’, vent’anni fa la definitiva consacrazione dei Children Of Bodom.

Si sa: arrivata al terzo album in studio, una band è chiamata alla fatidica prova del nove, alla (definitiva?) maturazione. ‘Follow The Reaper’ non è certo “definitivo”, fa parte di un cammino evolutivo che vede i COB distanziarsi leggermente dai primi due ottimi lavori, più ancorati a sonorità Symphonic Black Metal, prendendo sempre più le vie (istantanee) del Death/Power tre anni dopo con l’altrettanto valido e più grezzo ‘Hate Crew Deathroll’, dove per la prima volta saranno le chitarre a prevalere sulle tastiere. A completare il tutto, Laiho effettuerà delle leggere ma significative modifiche al suo timbro vocale.
‘Follow The Reaper’ sta semplicemente nel mezzo: inizia dove ‘Hatebreeder’, con la stupenda e più accessibile ‘Downfall’, finisce. Proprio per questo è più di una piacevole conferma rispetto a chi lo precede: personalmente è l’album più maturo e completo della band, capace di fondere insieme Black, Death e Power Metal (con sfumature Thrash), risultando più melodico, leggermente più agibile anche grazie, alle volte, a ritmi meno sostenuti (suscitando all’epoca i primi dubbi e critiche), ma non per questo meno ricercato e/o commerciale.
Pregio assoluto sono gli onnipresenti fraseggi delle chitarre di Laiho e Kuoppala, mai banali ed in costante unione/sfida con le maligne tastiere di Wirman. Il tutto, rispetto ai due album precedenti, è ancora più metodico, vario, originale, ma soprattutto repentino ed ingegnoso, confermando la band come una delle proposte più interessanti di inizio nuovo millennio. Una conferma, appunto, non più una sorpresa: come ho scritto all’inizio, arrivati al terzo disco si pretendono basi sulle quali poggiare i piedi, e come i Metallica di ‘Master Of Puppets’ o i Maiden di ‘The Number Of The Beast’, citando i più grandi, pure i COB riescono ad offrire un prodotto che completa, evolve ed amplifica un fedele percorso iniziato con ‘Something Wild’ e proseguito con ‘Hatebreeder’. Da questo punto di vista l’evoluzione che avverrà successivamente in studio va riconosciuta come un processo naturale, che vede in ‘Follow The Reaper’ il ruolo di traghettatore: d’altronde il rischio di ripetersi con formule già note dopo tre dischi eccelsi era dietro l’angolo, e molto probabilmente avrebbe fatto scivolare la band in una bolla di sapone.
Ma smettendola di guardare più in là e analizzando la pubblicazione del 2000, non si può restare impassibili di fronte a tanta maestria, per la quale come esempio basterebbero solo i primi tre brani, che sterminano l’ascoltatore senza farlo prigioniero. I chiari richiami ai primi due dischi sono “rivestiti” dell’istantaneità di cui ho scritto all’inizio. Il resto non è assolutamente da meno, sia che la band rallenti (‘Everytime I Die’) o acceleri nuovamente (‘Mask Of Sanity’), ed è incredibile come la qualità espressa e la sovrabbondanza di idee mantengano ‘Follow The Reaper’ ad altissimi livelli, senza cadere nel “già sentito”. A ‘Northern Comfort’ e ‘Kissing The Shadows’ la degna chiusura di un album potente la cui originale proposta, ormai ventenne, analizzandola oggi non è né invecchiata né passata di moda, anzi è ancora straordinariamente fresca! Poco prima degli ultimi due brani sovracitati, la sinistra (e primo singolo estratto) ‘Hate Me!’, prendendo spunto dal titolo, si fa odiare eccome (in senso positivo) e credo sia il chiaro esempio di come i finlandesi siano riusciti a scrivere un ottimo brano, pur dando l’impressione di viaggiare con il freno a mano tirato. Inoltre, personalmente ‘Hate Me!’ ricorderà sempre il giorno in cui acquistai l’album nel mio negozio di fiducia, quando una ragazza a me sconosciuta fece altrettanto lasciandosi ammaliare solamente dal titolo della canzone. Affascinante quando l’agire d’istinto non ci fa sbagliare.
Ma se vent’anni fa, ingenuamente, qualcuno acquistò ‘Follow The Reaper’, oggi è da avere a priori!

Hammer Fact:

– L’edizione limitata europea dell’album (in digipack), ad opera della Nuclear Blast, contiene come bonus track la cover dei W.A.S.P. ‘Hellion’ (dall’omonimo album), leggermente accelerata e ben eseguita. Di quegli anni è anche la cover maideniana ‘Aces High’, che finirà poi sulla compilation ‘A Tribute To The Beast’, edita nel 2002 sempre da Nuclear Blast.

– All’epoca Alexi Laiho era impegnato anche con un’altra band, i Sinergy, che quell’anno avrebbero pubblicato il successore del debutto ‘Beware The Heavens’, ovvero ‘To Hell And Back’. Seguirà, due anni più tardi, ‘Suicide By My Side’. La band ebbe nelle proprie fila membri di Arch Enemy, In Flames, Nightwish, To/Die/For, nonché alla chitarra Roope Latvala, futuro chitarrista dei COB, e alla voce la californiana Kimberly Goss (ex Dimmu Borgir), futura moglie di Laiho. Sia la band che il matrimonio tra Goss e Laiho si scioglieranno nel 2004.

– ‘Follow The Reaper’ uscirà su suolo italico il 22 gennaio 2001, anticipato di appena sette giorni dal granitico ‘Nuclear Fire’ dei Primal Fear. A partire da febbraio, con i Sacred Steel come special guest, Children Of Bodom e Primal Fear partiranno per un co-headliner tour europeo che, in Italia, toccherà Pinarella Di Cervia e Torino, rispettivamente il 18 e il 19 febbraio.

Line-Up:

Alexi Laiho: vocals, guitars
Alexander Kuoppala: guitars
Jaska W. Raatikainen: drums
Hennka T. Blacksmith: bass
Janne Wirman: keyboards

Tracklist:

01.Follow The Reaper
02. Bodom After Midnight
03. Children Of Decadence
04. Everytime I Die
05. Mask Of Sanity
06. Taste Of My Scythe
07. Hate Me!
08. Northern Comfort
09. Kissing The Shadows

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