Terence Holler (Eldritch) – I 10 dischi che mi hanno cambiato la vita

Il 17/12/2020, di .

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Terence Holler (Eldritch) – I 10 dischi che mi hanno cambiato la vita

Nel nostro viaggio alla scoperta di quei dischi che maggiormente hanno influenzato quegli artisti che con la loro musica continuano a donarci scariche di adrenalina, ci porta oggi a bussare alla porta di Terence Holler, fondatore e frontman dei nostrani Eldritch, band in primo piano nel panorama prog metal europeo. Una classifica “a senso unico” verrebbe da pensare, anche se Terence prontamente specifica “Questi sono i mie dieci album preferiti  ma non nascondo di essere anche un fan di Billy Joel, Hall & Oates, Elton John…ma a anche Coroner, Annihilator, Metallica e Machine Head. Insomma, mi piace tutta la musica, purché di qualità”…

The Beatles – ‘White Album’ (1968)

Il disco omonimo dei quattro di Liverpool, noto anche come ‘White Album’ è il decimo della loro carriera, in origine pubblicato come LP solo negli USA e come EP in UK), pubblicato nel 1968 dalla Apple Records. Viene considerato come uno dei più grandi, importanti e complessi capolavori musicali del XX secolo e tutti i tempi per l’enorme varietà dei generi musicali e testi. Negli Stati Uniti d’America ‘The Beatles’ si rivelò un successo ancor prima di essere distribuito nei negozi di dischi. La Capitol Records dovette far stampare oltre 3,2 milioni di copie del ‘White Album’ per soddisfare la forte richiesta da parte dei fan. L’album debuttò al numero 11 della Billboard Albums Chart il 14 dicembre 1968, raggiungendo il secondo posto nella settimana seguente e balzando in vetta alla classifica il 28 dicembre, nella sua terza settimana di permanenza. Con 24 milioni di copie vendute in tutti gli Stati Uniti, ‘The Beatles’ non fu solo l’album più venduto del 1969 ma anche l’album con la più alta certificazione dell’intera discografia dei Beatles.

Bon Jovi – ‘Bon Jovi’ (1984)

Inaugurano il 1984 (è il 21 gennaio) i Bon Jovi, che fanno il loro esordio sulle scene con l’omonimo disco di debutto. Registrato ai Power Station Studios di New York e prodotto da Tony Bongiovi (cugino di Jon), il disco vide la luce sull’onda dell’interesse suscitato dal singolo ‘Runawaw’. L’album, forte anche dei singoli ‘She Don’t Know Me’ e ‘Burning For Love’ riscosse un ottimo successo, arrivando a vendere oltre tre milioni di dischi in tutto il mondo, raggiungendo la posizione 43 della Billboard 200 e conquistando il disco di platino negli Stati Uniti e Svizzera, quello d’oro in Canada e Hong Kong e quello d’argento nel Regno Unito.

Bon Jovi – ‘7800° Fahrenheit’ (1985)

Hanno solo quattro giorni di riposo e tre settimane di tempo in sala di incisione Jon Bon Jovi e Richie Sambora per dare un seguito all’album d’esordio. Ecco quindi che il 27 marzo 1985 vede la luce ‘7800° Fahrenheit’, un disco che, nonostante un buon successo di vendite (si parla comunque sempre di 2.5 milioni di copie vendute nel mondo), non si presenta all’altezza del suo predecessore, pagando forse dazio al troppo poco tempo a disposizione per la sua realizzazione. Ancora oggi risulta l’album in studio meno venduto di tutti tra quelli pubblicati dai Bon Jovi, i primi due singoli estratti dal disco ‘Only Lonely’ e ‘In And Out Of Love’ si piazzarono fuori dalla Top 40 di Billboard e gli stessi Bon Jovi considerano ‘7800° Fahrenheit’ il suo disco meno riuscito perlomeno riguardo alla prima parte della loro carriera.

Bon Jovi – ‘Slippery When Wet’ (1986)

Esce il 18 agosto 1986 quello che è forse il capolavoro della discografia dei Bon Jovi, sicuramente il loro disco di maggior successo, capace di rimanere per 8 settimane consecutive in vetta alla Billboard 200 arrivando vendere circa trentatré milioni di copie nel mondo, di cui circa 12 nei soli Stati Uniti, ricevendo un disco d’oro e un totale di dodici dischi di platino. Da Slippery When Wet furono estratti quattro singoli destinati a diventare veri classici della band del New Jersey: ‘You Give Love A Bad Name’, ‘Livin’ On A Prayer’,’Wanted Dead Or Alive’, e Never Say Goodbye’: i primi tre riuscirono tutti a raggiungere le prime dieci posizioni della Billboard Hot 100, permettendo a tale disco di diventare il primo album hard rock nella storia della musica ad aver avuto tre hit nella top10 in classifica.

Bon Jovi – ‘New Jersey’ (1988)

Se ‘Slippery When Wet’ era stato il disco del grande successo di massa, ‘New Jersey’ ha rappresentato per i Bon Jovi il disco della conferma. Uscito il 18 settembre 1988 e registrato in un relativo lasso di tempo ristretto da una band desiderosa di dimostrare al mondo di non essere una “meteora”, il disco esplode nelle classifiche di tutto il mondo grazie ai suoi singoloni ‘Bad Medicine’, ‘Born to Be My Baby’, ‘I’ll Be There for You’, ‘Lay Your Hands on Me’, e ‘Living in Sin’, tutti i cinque capaci di raggiungere i primi dieci posti della Billboard Hot 100, consentendo a ‘New Jersey’ di divenire un immediato successo commerciale, dal momento che debuttò alla posizione numero 8 della Billboard 200, dove raggiunse il primo posto la settimana successiva, restandoci per quattro settimane consecutive. Negli Stati Uniti, l’album riuscì a vendere 5 milioni di copie in sei mesi. ‘New Jersey’ detiene il record come disco hard rock ad aver avuto più singoli nella top 10 in classifica.

Queensryche – ‘The Warning’ (1984)

Il 7 settembre 1984 sull’onda del successo riscosso dall’EP d’esordio, debuttano sulla lunga distanza con ‘The Warning’. Un disco che, all’epoca, non riscosse grande successo come conferma la modesta 61^posizione nelle chart statunitensi, ma che lasciava già intravedere il valore dei cinque di Bellevue. Registrato a Londra sotto la guida del produttore James Guthrie (Pink Floyd, Judas Priest, Toto…), i Queensryche danno alla luce un lavoro che, pur muovendosi sui binari dell’heavy a stelle e strisce, inizia a fare intravedere quella che sarà la strada che li porterà da li a qualche anno a scrivere la storia del metal mondiale.

Queensryche – ‘Rage For Order’ (1986)

Con ‘Rage Of Order’ i Queensryche attuano il primo, vero “strappo” verso la svolta stilistica che avverrà con il capolavoro ‘Operation: Mindcrime’ due anni più tardi. Registrato tra la natia Bellevue ed il Canada e uscito il 26 giugno 1986, questo disco presenta un approccio decisamente più orientato verso il progressive, con la valorizzazione delle due chitarre di DeGarmo e Wilton e l’accento posto sulle tastiere, con un sound che va a farsi più freddo e decisamente più elaborato rispetto alle precedenti produzioni. Eccellente manco a dirlo la prova di Geoff Tate, a suo agio sia nei momenti più intimi come ‘I Will Remember’, sia in quelli più tirati come ‘Walking In The Shadows’,’Neue Regel’, ‘Surgical Strike’ e ‘The Killing Words’. Il disco ottenne un buon successo di pubblico venendo certificato d’oro nel 1991 negli Stati Uniti per le oltre 500.000 copie vendute.

Queensryche – ‘Operation Mindcrime’ (1988)

Il 27 aprile 1988 su EMI esce quello che è un disco imprescindibile li amanti del metal e del progressive metal. ‘Operation: Mindcrime’ è senza dubbio un capolavoro sia da un punto di vista sonoro che concettuale,  sviluppando un concept considerato tra i più intensi e affascinanti della storia del rock. Incredibile il successo commerciale con l’album certificato Disco di Platino negli Stati Uniti con oltre un milione di copie vendute, ma soprattutto un album che negli anni a venire ha avuto uno sviluppo con la sua portata in scena in chiave live e conseguente realizzazione del box set ‘Operation: Livecrime’, diverse riedizioni rimasterizzate e con l’aggiunta di bonus e, nel 2006, un sequel ‘Operation: Mindcrime II’ con Ronnie James Dio come ospite.

Fates Warning – ‘No Exit’ (1988)

Primo album con Ray Adler che rimpiazza John Arch dietro il microfono per i Fates Warning, nonché l’ultimo con Steve Zimmerman dietro le pelli. I progster del Connecticut il 23 marzo 1988 escono su Metal Blade con il loro quarto album, lavoro che segna l’inizio di una svolta importante nel sound del gruppo. Se pezzi come ‘Anarchy Divine’ o ‘Shades Of Heavenly Death’ mantengono i piedi nella vecchia produzione della band, nello sviluppo del disco il sound va ulteriormente irrobustendosi, raggiungendo il suo apice con il capolavoro ‘The Ivory Gates Of Dreams’, ventuno minuti di classe pura suddivisi in otto parti, che rimane ancora oggi uno degli apici compositivi del gruppo. Buono il anche il responso del pubblico che porta il disco al numero 111 della Top 200 d Billboard.

Fates Warning – ‘Parallels’ (1991)

Il 25 ottobre 1991 esce su Metal Blade il sesto lavoro in studio dei Fates Warning. Prodotto da Terry Brown e registrato nei  Metalworks Studios di Toronto durante l’estate del 1991, l’album segna un ulteriore mutamento nel sound della band di Jim Matheos, con il lato più heavy che qui va a lasciare il posto a sonorità più soft, a tratti persino malinconiche. Splendida l’opener ‘Leave The Past Behind’ con la sua anima acustica, mentre in ‘Life In Still Water’ fa capolino come ospite James LaBrie. Impossibile non menzionare neppure ‘Eye To Eye’ e ‘The Eleventh Hour’, tra i brani più apprezzati dai fan della band. Il 16 marzo 2010 la Metal Blade Records ha pubblicato una versione speciale del disco, che include il disco con le tracce rimasterizzate, un CD di bonus e un DVD.

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