5 curiosità che forse non sapete su… King Diamond

Il 14/06/2021, di .

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5 curiosità che forse non sapete su… King Diamond

Kim Bendix Petersen è nato a Copenhagen (Danimarca). Ha fondato i Mercyful Fate nei primi anni ’80 assieme al fido Hank Shermann, con una formula che riprendeva l’assalto affilato dei Judas Priest combinandolo con la lezione sabbathiana, dando vita a dischi seminali per il filone più oscuro del metal, nonché universalmente riconosciuti come fonte di ispirazione per tanti thrashers, deathsters e blacksters. Dopo il primo scioglimento dei Mercyful Fate sono arrivati i dischi a nome King Diamond, in cui l’approccio si è fatto più teatrale e concettuale, con standard qualitativi sempre sopra la media se non ottimi, anche per merito dell’apporto di Andy Larocque alla sei corde. Ma forse non tutti sanno che…

A Night Of Rehearsal

Negli anni ’70, il giovane Kim si divideva tra la passione del calcio (era nella Seconda Divisione danese) e quella per la chitarra. Folgorato dal sound di Jimmy Page, entrò prima a far parte dei Brainstorm e poi si presentò come chitarrista e cantante per ottenere il ruolo vacante nei Black Rose. Ma alla nuova band non serviva un chitarrista, e dunque… ecco che nacque pian piano uno stile vocale che lo avrebbe reso immediatamente riconoscibile. Successivamente arrivò la chiamata dai Brats dove conobbe Hank Shermann e il resto è Storia. Ora, i fan dei Mercyful Fate sanno quanto siano preziosi tutti i demotapes di epoca Brats, poiché contengono le versioni ancestrali di pezzi che finiranno su ‘Nuns Have No Fun’, ‘Melissa’ e ‘Don’t Break The Oath’; quello che è rimasto sconosciuto ai più per lungo tempo è stato il materiale a firma Black Rose, di cui si diceva esistesse un solo demo, registrato in una fredda notte danese e ovviamente in possesso del solo King Diamond. Almeno fino a quando i nastri non sono finiti nelle sapienti mani della Metal Blade, mostrando al mondo un’intuibile vena Purple/Rainbow nelle primissime influenze del Nostro…

Running Out Of Tape

Nel 1992 il Re decise di riunire le più rappresentative di quelle versioni primigenie di cui sopra in un’unica raccolta edita dalla Roadrunner, ‘Return of the Vampire – The Rare And Unreleased’. A farne un piatto succulento per gli aficionados non furono solo i pezzi (Burning The Cross, la title track, Mission Destroy Aliens tra gli inediti più interessanti) ma anche le note esplicative a opera dello stesso King, che narra delle scorribande notturne nei cimiteri inglesi e danesi che hanno ispirato ‘On A Night of Full Moon’ (aka ‘Desecration Of Souls’), di come il nucleo Shermann / Diamond abbia aiutato i Danger Zone di Denner e Hansen a registrare un demo (dando vita alla succitata M.D.A. e a ‘Leave My Soul Alone’, nota anche come ‘Running Free’) e condividendo un episodio ben noto a chiunque abbia esperienze di registrazione in analogico, riferito alla primissima incisione di ‘A Corpse Without Soul’. Una song varia e complicata, con la band che ci lavorava su da ore, ovviamente in presa diretta; appena i cinque riuscirono a tirar fuori una take precisa, si precipitarono raggianti alla consolle, dove il fonico li accolse con faccia plumbea: “ragazzi, mi spiace… il nastro era finito proprio durante l’assolo”. “Non mi stupirei di scoprire che quel fonico abbia cambiato lavoro”, è il laconico commento di King.

È la stampa, bellezza

Il rapporto tra Diamond e la stampa – sia specializzata che no – è sempre stato improntato alla cordialità più assoluta, nonostante la sua vicinanza al satanismo filosofico di LaVey gli abbia procurato più di qualche problema negli States. In particolare, si ricorda lo stretto rapporto avviato con gli inviati di Kerrang! sin dai tempi di ‘Melissa’ e successivamente rinnovato in occasione dei grandi concept che caratterizzavano la sua carriera solista: tra preziosi preascolti, scorribande nei pub di Copenhagen, sconfitte a biliardino e rivincite a freccette, la delegazione inglese guidata da Malcolm Dome fu sicuramente decisiva per il successo dei Mercyful Fate in terra d’Albione. Non stupisce dunque che il Re in persona gli renda omaggio, come è evidente nel discorso introduttivo a ‘Nuns Have No Fun’ nel mitico bootleg ‘Live From the Depths of Hell’ riportato di seguito: “This is a special dedication to Malcolm Dome from Kerrang… if Malcolm Dome is here tonight, this song is for you!”

Against The Evil Eye

King Diamond è arcinoto per il caratteristico uso del falsetto, ma anche per il distintivo makeup che spesso campeggia sulle copertine dei suoi dischi. Quello di epoca ‘Them’ ha però a suo tempo attirato le attenzioni dei potenti studi legali al servizio di Gene Klein, noto ai più come Gene Simmons, il Vampiro dei Kiss; mangiata la foglia, il buon King ha dunque saggiamente modificato il face painting, ben visibile sull’artwork del successivo ‘Conspiracy’. Altro fatto curioso è quello che appare come una simpatica risposta indiretta a ‘Iron Fist’ dei Motorhead, e in particolare al refrain “You know me, evil eye / You know me, prepare to die / You know me, the snakebite kiss / Devil’s grip, the Iron Fist”: su ‘Satan’s Fall’, il Nostro infatti recita allusivo “Iron fists won’t do no good against the evil eyes / Of seven holy Hell preachers, don’t you even try”, per quello che ha il sapore di un riferimento ben lontano dalle faide che infesteranno i circoli black metal nel decennio successivo…

Probot

La storia la conoscono un po’ tutti: nei primi anni 2000 Dave Grohl decide di concretizzare il progetto che sognava da tempo, quello di realizzare un disco solista di heavy metal con la partecipazione dei suoi cantanti preferiti, ognuno con uno stile distinto, come emerge dalle varie tracce. Nasce così il progetto Probot e l’omonimo album, in cui King Diamond ottiene uno dei posti d’onore, in fondo alla tracklist. ‘Sweet Dreams’ è un pezzo che rivaleggia con i contributi di Cronos, Lemmy, Max Cavalera e Lee Dorrian, rappresentando al contempo forse l’episodio che più si distacca dalla band di riferimento – anche per il poliedrico Grohl tirare fuori il riffing distintivo dei Mercyful Fate sarebbe stata impresa ardua – giocando piuttosto sul magnetismo delle linee vocali e sulle atmosfere sabbathiane, che ci stanno sempre bene. Curiosità: dopo un po’ dalla fine di ‘Sweet Dreams’ parte la traccia fantasma del disco, ‘I Am the Warlock’, con la partecipazione di quel mattacchione di Jack Black!

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