Firewind – Firewind

Il 14/05/2020, di .

Gruppo: Firewind

Titolo Album: Firewind

Genere: ,

Durata: 47 min.

Etichetta: AFM

Distributore: Audioglobe

68

Da parte di tutti coloro che (come chi scrive) avevano particolarmente apprezzato ‘Immortals’, (pen)ultimo lavoro in studio targato 2017 dei Firewind; la notizia di inizio anno riguardante un altro importante terremoto in seno alla nota formazione greca sarà stata presa con potenziale dispiacere e anche un certo timore. Timore peraltro comprensibile pensiamo, dato che ad aver preso la via della porta sono stati proprio il relativamente nuovo singer Henning Basse (cui dovevamo un buon 50% del successo di ‘Immortals’) e il pilastro Bob Katsionis, ex tastierista della band. E se il ruolo di cantante è stato prontamente rilevato dal sicuramente bravo Herbie Langhans (Seventh Avenue, Avantasia, Voodoo Circle); dietro ai tasti bianco e neri invece non c’è stato messo proprio nessuno. Grandi cambiamenti di sound all’orizzonte?

Sì e no. Il cambiamento c’è stato, e soprattutto l’assenza di Katsionis sembra esserne alla base: il sound infatti è sicuramente più crudo. Non nel senso di grezzo, quella strada i Firewind l’hanno abbandonata da un pezzo, più nel senso di “diretto”, “essenziale”. Come ci dimostra infatti l’opener ‘Welcome To The Empire’, l‘approccio di queste canzoni è decisamente guitar-driven, con poco o zero spazio per orpelli o abbellimenti dati dagli arrangiamenti. La batteria martella, il riff principale ruggisce in solitaria, così come a ruggire è Langhans stesso, autore qui di una prova vocale davvero ruvida ma piena di grinta. Non da meno sono anche ‘Rising FireW’, ‘Overdrive’ o ‘Kill The Pain’, brani diretti e abrasivi, che picchiano duro e rapido su minutaggi brevi, ricordandoci un po’ le origini del Firewind sound. Qualcosa dell’appeal più radiofonico e catchy degli album centrali (‘Allegiance’, ‘Premonition’) lo ritroviamo però nei pezzi meno veloci, quelli in cui qualche arrangiamento bombastico ancora si vede come nella bella ‘Orbitual Sunrise’ o nella più hard rock oriented ‘Perfect Stranger’, le quali tra l’altro con la ballad ‘Longing To Know You’ formano un interessante trilogia lirica dedicata alla Terra e al suo sfruttamento da parte della razza umana. Ma l’approccio generale dell’album resta comunque saldamente ancorato all’estetica di un heavy molto classico, quindi eccessivi sconfinamenti su melodie più dolciastre o  tempi più controllati rimangono limitati appunto a sporadici eventi, che alternano i frangenti più veloci dandoci virtualmente un po’ di riposto. Con la chitarra di Gus G. oramai protagonista incontrastata, notiamo alla fine dell’album come la forma di quartetto comunque doni ai Firewind: grazie al talentuoso axeman e a un Langhans che se anche non ha la bella timbrica del predecessore Basse lo surclassa in  versatilità, i Nostri sopperiscono infatti al temuto ‘buco’ nel sound, riempiendolo con muscoli, mestiere e buona volontà.

Un disco quindi decisamente valido, che siamo sicuri in molti definiranno in fretta come il migliore dei Firewind attuali. Noi restiamo un attimino più cauti, e continuiamo ad apprezzare poco di più ‘Immortals’, ma dobbiamo ammettere che anche a fronte di cambi così importanti, il leader Gus G. ha saputo portare la nave in porto. Ben fatto, capitano.

Tracklist

01. Welcome To The Empire
02. Devour
03. Rising Fire
04. Break Away
05. Orbitual Sunrise
06. Longing To Know You
07. Perfect Stranger
08. Overdrive
09. All My Life
10. Space Cowboy
11. Kill The Pain

Lineup

Gus G.: guitars
Herbie Langhans: vocals
Petros Christo: bass
Jo Nunez: drums