Hell In The Club – Best Way Of Life

Il 18/08/2023, di .

Hell In The Club – Best Way Of Life

L’introduzione di un’intervista è sempre un problema. Scrivervi che con l’uscita del nuovo disco abbiamo avuto occasione di chiacchierare con qualche membri di questa o quella band, è sempre cosa assai banale, anche se risponde alla verità. Cosa scrivervi allora?? Che, conoscendo bene la band in questione, volevo approfondire le cose che ho reputato interessanti, sia per me che per voi. Allora mi sono messo lì, con la dovuta concentrazione e l’impegno richiesto per andare a pescare Andy (bassista, compositore e membro fondatore della band) per scambiare quattro chiacchiere con lui. Trattandosi di una persona difficile da trovare, ma con cui è davvero divertente passar del tempo, l’intervista è scivolata via benissimo e penso che il risultato finale possa essere carino, anche se il giudizio è sempre meglio lasciarlo ai lettori. Quindi eccovela nella sua interezza. Buona lettura e… ci si vede in giro insieme a questi ragazzi. 

Ciao ragazzi, nuovo album in uscita, direi di partire dall’inizio e quindi dal titolo e dalla copertina. Cosa significa F.U.B.A.R. e perché è stato scelto questo titolo? Chi l’ha fatta e cosa vuole rappresentare il diavolo rinchiuso nella camicia di forza? 
(Andy): “Ciao! Dunque, F.U.B.A.R. è l’acronimo di “Fucked Up Beyond All Recognition” e viene utilizzato per indicare qualcuno o qualcosa di irrecuperabile. Ad esempio una persona totalmente impazzita o una cosa completamente distrutta. Come siamo noi insomma.
Scherzi a parte, abbiamo scelto questo titolo perché ci sono stati momenti personali e come band in cui ci siamo sentiti vicini a questa definizione. Ovviamente in modo romanzato…
Ci siamo imbattuti in questo acronimo per caso e abbiamo subito deciso di utilizzarlo come titolo del disco. La copertina è stata realizzata da un amica nonché grande artista che stimiamo molto di nome Sheila Franco (FB, IG). Le abbiamo fornito alcuni input e poi le abbiamo lasciato carta bianca. Lei di solito si occupa di lavori per lo più Black Metal e affini ma è molto versatile e riesce a creare dei lavori pazzeschi un po’ in tutti gli stili. In più ascoltando diversi generi musicali anche lei non ha avuto difficoltà a lavorare per un disco Hard Rock e ad avvicinarsi a modo suo allo stile fumettistico che abbiamo sempre utilizzato per le nostre copertine. Vi invito a seguirla sui suoi social per vedere tutti i suoi lavori che noi troviamo davvero meravigliosi.”
Passiamo alle canzoni, partendo dal primo singolo ‘Sidonie’. Di cosa tratta il testo? Il video è tanto semplice quanto carino, come l’avete fatto?
“Beh, lo sai… c’eri anche tu. Il testo l’ha curato Dave, così come la musica è nata da una sua idea. Personalmente adoro questo brano e appena ho sentito il provino iniziale ho subito pensato che era il potenziale primo singolo. E così è stato. Semplice e diretto con un ritornello a parer mio grandioso. Il video è stato realizzato dai ragazzi di Kinorama Studio, altre persone che stimo ed ammiro molto oltre ad essere ormai dei cari amici. Credo che in Italia ci sia gente valida in ogni campo che riguarda il mondo musicale e mi piace poter lavorare con coloro che sono da tempo o sono poi diventati con il tempo degli amici. Si crea una bellissima e rilassata atmosfera di lavoro. La location del video l’abbiamo trovata grazie ad Angela dei Dark Ages nonché organizzatrice dell’ormai molto conosciuto Isola Rock Festival vicino a Verona. Lo abbiamo girato il giorno dopo aver suonato appunto al festival. Essendo lontani a volte cerchiamo di sfruttare i momenti in cui siamo tutti insieme. Siamo andati in questo posto un po’ a scatola chiusa e devo dire che ci siamo ritrovati in una location davvero molto carina, adatta a girare il playback per un brano come ‘Sidonie'”.

Il secondo video è un lyric per  ‘Total Disaster’. Pur essendoci il testo, ci raccontate di chi parla questa canzone?
“Questa canzone parla di me. E di chi come me ha pensato ogni tanto di essere un gran bel disastro.. Dell’innata “capacità” di prendere il più delle volte le decisioni sbagliate al momento sbagliato. Almeno nei confronti di quel che è uno stile di vita “normale”. Ma parla anche della consapevolezza che poi alla fine normali non si è… e che ci piace non esserlo. E’ ovviamente ironico ma è anche liberatorio.
Credo che un po’ tutti noi che viviamo nel mondo Rock/Metal non possiamo appartenere alla “normalità”. Siamo dei sognatori con una grande passione ed è inevitabile che si finisca a vivere la propria vita in modo diverso da ciò che è considerato dai più “normale”. Anche come band non scherziamo dal punto di vista del “disastro” .
Abbiamo trattato l’argomento nel singolo Kamikaze, uscito nell’ Ep celebrativo omonimo.
Quella bellissima ma distruttiva predisposizione a lanciarsi nel vuoto, succeda quel che succeda.
In entrambi i testi c’è tanta ironia, mi piace prendermi e prenderci un po’ in giro scherzandoci su”.
Tra le altre canzoni colpisce subito ‘Cimitero Vivente’. Raccontatemi tutto. Partendo dalla ragione per la quale avete dato un titolo italiano ad una canzone in inglese?
“Anche in questo caso il testo e la musica sono opera di Dave. E’ sempre stato un lettore accanito di Stephen King e “Pet Semetary” è uno dei primi suoi libri che ha letto e anche uno dei suoi preferiti. Il pezzo quindi è ispirato a questo libro e siccome ha sempre amato il suo titolo in italiano ha deciso di chiamare la canzone cosi. Anche perché di Pet Semetary ce nè già una, vero che non è molto conosciuta eh .. però…
A noi piace scrivere testi tratti da libri o da film perché siamo molto appassionati anche a queste forme d’arte. Io adoro le storie in generale, che siano raccontate su carta o sul grande schermo”.
C’è una canzone di questo album a cui siete particolarmente legati e perché? 
“Onestamente no. Il disco è bello fresco quindi al momento siamo molto entusiasti di tutto il lavoro. Siamo legati ad ogni canzone. Poi con il tempo sicuramente ci si affezionerà più ad una o più all’altra. Spesso mi capita che quelle che inizialmente ascolto un po’ meno finisco poi per ascoltarle di più. Ma sono legato ancora oggi a tutti i nostri dischi, a tutte le nostre canzoni, anche le più vecchie. Credo di essere in primis un fan di questa band, solo dopo il bassista.
E’ una band che amo davvero tanto e che mi fa stare davvero bene. Posso esprimere il lato quello più rock che ho sempre avuto fin da piccolo insieme ovviamente a quello più metal. L’ho voluta e cercata per diversi anni una band cosi e quando sono riuscito a formarla ne sono stato entusiasta fin da subito. Anche grazie agli altri ragazzi che stimo molto oltre a volergli un bene dell’anima. Tra l’latro il primissimo batterista degli Hell In The Club era proprio Mark. Ha dovuto poi abbandonare perché all’epoca aveva tante cose già avviate ed era entrato Fede Pennazzato in formazione. Quindi l’attuale formazione è anche la primissima e Fede oggi è il nostro fonico”. 
Qual è la canzone di tutta la vostra discografia alla quale siete più legati e per quale ragione?
“Se proprio insisti proverò a trovarne una. Personalmente una a cui sicuramente sono tanto legato è ‘Star’, la ballad del primo disco “Let The Games Begins”, perché è dedicata a mia mamma che ahimè non c’è più ormai da diversi anni”.
Come nascono le vostre canzoni? Ognuno compone in solitaria e poi vi confrontate oppure vi mandate le idee e le sviluppate insieme?
“L’idea iniziale parte sempre in solitaria da uno di noi. I principali compositori siamo io e Dave, ma anche Mark e Picco partecipano molto attivamente creando idee di partenza. Le idee vengono condivise poi con gli altri e lavorate tutti insieme. Una volta che il provino è pronto la palla passa a Picco che lavora sugli arrangiamenti finali e le rende come voi le sentite su disco e Dave si occupa di tutte le linee vocali.
Come ultima cosa io e lui lavoriamo sui testi. E’ successo in passato che io mi occupassi di qualche linea vocale come ad esempio in ‘Tokyo Lights’ dell’ album “Hell of Fame”, ma sono casi rari.
Alcune canzoni in passato le abbiamo scritte anche unendo idee di partenza mie e di Dave come ad esempio “A Crowded Room” dell’album “See You On The Dark Side”. Siamo una band dove comunque tutti partecipano attivamente alla creazione dei brani nuovi, ci confrontiamo molto su tutto, c’è tanto dialogo ed è una delle cose che amo di più degli Hell in the Club. Il rapporto umano e la condivisione creativa”.

Dopo aver composto perle come ‘Star’, ‘Muse’, ‘Lullaby For An Angel’, ‘In Your Eyes’… in questo album nessuna ballad ha trovato spazio. Come mai?
“Perchè siamo diventati dei vecchiacci burberi e lamentosi. Scherzi a parti, non lo so perché.
Non stabiliamo mai a tavolino come devono essere i pezzi, lasciamo che vengano fuori da soli ed evidentemente questa volta non eravamo ispirati per un qualcosa di lento e tranquillo ma eravamo un po’ più agitati.
Ci siamo accorti alla fine che non era nata nessuna ballad a sto giro.
Con l’età cerchiamo di suonare cose più cattive per sentirci meno anziani evidentemente.
Non che le ballad siano da anziani eh… ma io dico un sacco di cazzate “.
Qualche mese fa avete fatto un tot di date in Italia ed una all’estero (Belgio) Come sono andate le cose? Vi siete divertiti? C’è qualche aneddoto divertente da raccontarci?
“Per me ogni volta che si parte per andare a suonare è sempre bello. Con tutte le band in cui suono. E’ la dimensione che più mi fa star bene anche se a volte significa fare sfacchinate belle pese. Adoro vedere che la gente si diverte ascoltandoci e cantando le nostre canzoni. A volte mi emoziono proprio, nonostante siano passati diversi anni e diversi palchi sotto al ponte. Finché avrò voglia e forza di farlo è questo che voglio fare il più possibile nella mia vita. E’ quasi terapeutico.
La vita on the road ha una magia tutta sua, quasi inspiegabile a chi non l’ha mai provata. E poi comunque quando non sono in giro a suonare a volte non so che cazzo fare nonostante abbia moltissimi altri interessi come il cinema, lo sport o i camion ad esempio”.
Piccola parentesi relativa al passato (lockdown/covid). Avete fatto uscire ’10 years…’ per celebrare i 10 anni di attività. L’album, stampato solo in LP e MC è stata un’operazione nostalgia’ destinata a pochi superfan della band. Disco che ha subito rinvii, ritardi ecc. Cosa ne pensate delle canzoni che lo compongono? Avete ancora qualche copia del vinile a disposizione?
“Si, abbiamo ancora delle copie disponibili. E’ un lavoro che amo, a cui sono affezionato nonostante tutto il patire che abbiamo dovuto subire nel realizzarlo. Il lavoro finale lo trovo davvero bello. I due inediti sono fra le canzoni più belle della nostra discografia secondo me e le cover che abbiamo fatto ci sono venute particolarmente bene.
Nonostante gli ostacoli incontrati nella realizzazione è stato comunque un bel periodo, c’era tanto entusiasmo in noi. Ci tenevamo proprio a fare un qualcosa di celebrativo e credo si senta”.
Possiamo rivelare la data del release party per la celebrazione del nuovo album e se ci saranno delle sorprese particolari?
“Si. Suoneremo al Legend Club di Milano il 15 settembre per festeggiare insieme a chi vorrà venire l’uscita di questo nuovo disco. Ci saranno alcune sorpresine e qualche nuovo gadget nel merchandise. A questa data poi ne seguiranno altre ovunque riusciremo ad andare. Sono molto contento di essere di nuovo on the road anche con gli Hell in the Club e di avere nuove canzoni da portare in sede live. Non vedo l’ora”

 

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