Un piccolo passo per i Saxon, un grande passo per l’heavy metal: ‘The Eagle Has Landed’!

Il 10/05/2022, di .

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Un piccolo passo per i Saxon, un grande passo per l’heavy metal: ‘The Eagle Has Landed’!

Ricordo un’intervista a Biff Byford su Metal Shock, in cui il frontman dei Saxon si soffermava su una breve descrizione dei dischi pubblicati fino ad allora. Il tutto avveniva nella fase promozionale di ‘Dogs of War’, quindi la collocazione temporale prevedeva la descrizione di circa un quindicennio di carriera. Nel parlare di ‘The Eagle Has Landed’, il cantante affermò qualcosa relativo al fatto che fosse stato votato come “album dal vivo migliore di tutti i tempi”, o almeno così ricordo io. Ebbene, lasciatemelo dire: sebbene dettata da motivi spiccatamente campanilistici, questa affermazione non era e non è troppo distante dalla realtà.
D’altronde, siamo così abituati a tirare in ballo ‘Made in Japan’ (o ‘The Song Remains The Same’) che tutto il resto ci sembra appartenente a una categoria inferiore; così non è, a partire da ‘On Stage’ dei Rainbow, che personalmente ha il merito storico di essere un disco in cui i pezzi suonano davvero meglio degli originali. Gli esempi negli anni d’oro del movimento hard rock e heavy metal non si contano: ‘Unleashed in the East’, ‘Live and Dangerous’, ‘Live In The Heart Of The City’, ‘No Sleep ‘til Hammersmith’, ‘Live After Death’ e via dicendo.
Eppure, per me ‘The Eagle Has Landed’ riveste un’importanza particolare, per i motivi di cui sopra e per essere un compendio efficacissimo della carriera del quintetto sino ad allora; il principio è quello del “less is more”, tanto da rendere la scaletta perfetta così com’è, a dispetto delle succose bonus aggiunte nella ristampa del 2006 e della scaletta stellare del successivo ‘Greatest Hits Live!’, che però non convince altrettanto a livello di energia esecutiva; d’altronde, al citato ‘Live After Death’ preferisco addirittura ‘Maiden Japan’, per non parlare dell’importanza del ‘Live At Last’ dei Praying Mantis come epitaffio (e compimento) della NWOBHM proprio nel suo decennale.
Ma torniamo a ‘The Eagle Has Landed’: basterebbe la triade d’attacco a mettere subito in chiaro le cose, con i Sassoni che vestono a loro modo i panni dei “futuristi”, celebrando in tre colpi le motociclette, i Boeing e la locomotiva a vapore. In effetti, a leggere solo i titoli potremmo stare fino a dopodomani a discutere delle tematiche stradaiole del quintetto, ma non è questa la sede per dietrologie o approfondimenti; qui si celebra un solo carattere stradaiolo, ed è quello spiccatamente musicale che ha reso i Saxon riconoscibili al primo ascolto, mitizzando esattamente quest’epoca della band. In effetti, stiamo parlando del tour riferito alla trade “classica” della band, album del calibro di ‘Wheels of Steel’, ‘Strong Arm Of The Law’ e ‘Denim and Leather’ (da cui sono tratti i pezzi in scaletta, escludendo dunque il debut omonimo). Se il lavoro in studio è impeccabile e dal preziosissimo valore storico, quello dal vivo sale addirittura di livello, presentandoci le tracks in modo fresco e pregno del sudore dei palchi. Un discorso che vale per ‘747 (Strangers in the Night)’ e ‘Princess of the Night’, per ‘Strong Arm of the Law’, per le speedy ‘Heavy Metal Thunder’ e ‘20,000 Ft.’ e per l’accoppiata finale ‘Fire in the Sky’ / ‘Machine Gun’. Insomma, c’è da leccarsi i baffi anche seguendo il concetto di “less is more”: per i più esigenti, la ristampa del 2006 presenta sei pezzi in più, con ‘Frozen Rainbow’ che rappresenta se non altro la quota relativa al debutto ‘Saxon’ del 1979. Personalmente, benché le inclusioni successive siano di tutto rispetto (‘And The Band Played On’, ‘Midnight Rider’, ‘Dallas 1PM’, solo per dare l’idea) continuo a preferire la versione originale. Un disco da avere, tanto quanto ‘No Sleep ‘til Hammersmith’ dei Motorhead!

Hammer Fact:
– ‘The Eagle Has Landed’ segna il debutto di Nigel Glocker dietro le pelli al posto del dimissionario Pete Gill: fatta eccezione per due periodi di iato (in cui sarà sostituito rispettivamente da Nigel Durham e Jörg Michael), il batterista resterà con i Saxon fino ai giorni nostri. Proveniente dai Toyah (la band di Toyah Ann Willcox: Lady Fripp, per intenderci!), imparò l’intera setlist in un giorno e mezzo.
– Curiosamente, chi ha la versione originale in vinile della Carrere (io, ad esempio) avrà vissuto per anni nella convinzione che ‘747 (Strangers in the Night)’ e ‘Princess of the Night’ venissero eseguite senza soluzione di continuità. Così non è – come dimostrano la ristampa per la Classic Rock Series della EMI e quella estesa della BMG, già citata per via delle bonus. A proposito della stampa Carrere, su essa si apprendono le dimensioni dell’aquila presente sul palco, larga 12 metri, con 160 luci e visibile a una distanza di 76 miglia; inoltre, è possibile ammirare la zazzera scura di Biff Byford, prima della svolta tipicamente ottantiana verso il biondo…
– Va notato come il titolo del disco dal vivo riemergerà nell’album in studio successivo, contenente appunto ‘The Eagle Has Landed’, uno dei brani più celebri di ‘Power and the Glory’, incentrato sullo sbarco sulla Luna. Anche gli Slayer opereranno una scelta simile qualche anno più tardi, con ‘Live Undead’…

Line-Up:
Biff Byford: vocals
Graham Oliver: guitar
Paul Quinn: guitar
Steve Dawson: bass
Nigel Glockler: drums

Tracklist:
01. Motorcycle Man
02. 747 (Strangers in the Night)
03. Princess of the Night
04. Strong Arm of the Law
05. Heavy Metal Thunder
06. 20,000 Ft.
07. Wheels of Steel
08. Never Surrender
09. Fire in the Sky
10. Machine Gun

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